Prodi e il Polo romano, spettatori tristi

PUBBLICATO su LaPadania - 07/07/1998

La settimana scorsa nel convento di Camaldoli, nel corso di una riunione tra democristiani, il prof. Achille Ardigò ha ammesso che "c'é un ritardo della Chiesa a comprendere i mutamenti della società". Altro che ritardo. A me sembra una vera e propria frattura. E il ritardo non é  solo della Chiesa. Anche Prodi, i suoi ministri  e in generale i politici del Polo romano dovrebbero parlare di più con la gente.

Quando parlo con loro, o leggo i loro articoli o i loro disegni di legge, o li sento alla televisione, ho proprio l'impressione che  abbiano perso ogni contatto con la società. Io sento  in giro  rabbia, preoccupazione e delusione. E non  solo nei mercati o alle  feste della Lega Nord.  Ormai rabbia, preoccupazione e delusione  si possono toccare  con mano in quasi  tutti gli ambienti.  Per la povertà che aumenta, per i posti di lavoro sempre meno sicuri, per i furti, per la mancanza di sicurezza nelle case e nelle strade, per  la criminalità sempre più impunita e quasi protetta dallo giustizia di uno Stato che sembra più dalla parte  dei criminali che dei cittadini. Di uno Stato sempre più assente, salvo quando deve incassare le tasse. E sento tanta rabbia per le continue e inutili chiacchiere dei politici. Ma non ve ne accorgete? Ma non avete gli occhi e le orecchie? Ma non capite che la  gente non ne può più ?

Nel primo trimestre del 1998 hanno chiuso 1.782 imprese del Nord-Ovest e 2.036  del Nord-Est. Hanno chiuso oppure se ne sono andate all'estero , perché si sono rese conto che in questa Italia non si può più lavorare.  A Sud e nelle isole  invece  sono nate 4.558 nuove imprese  (fonte : Sole-24 ore di Sabato 4 Luglio) , grazie ad incentivi fiscali e contributivi pagati da quelle  imprese della Padania che non hanno ancora chiuso per tasse o per burocrazia , e da quei lavoratori della Padania che non sono ancora disoccupati.

Il risultato é che l'ISTAT ha dovuto comunicare che in Aprile la disoccupazione é salita al livello record del 12,5%  e che le famiglie povere sono aumentate del 10%. I dati del rapporto sulla povertà non sono ancora definitivi, ma dalle bozze risulta che in Padania i nuclei familiari che vivono sotto la soglia minima  di povertà sarebbero ormai pari al 19,8%. La Padania da sola é la sesta potenza industriale del mondo, ma é incredibilmente destinata alla povertà e al sottosviluppo perché molti suoi abitanti accettano e trovano logico che  sia governata e amministrata da leggi approvate a Roma , dove non c'é nemmeno l'ombra della società e della cultura Padana, così ben descritta da Alberto Lembo nell'editoriale di Sabato scorso sul nostro giornale. E trovano logico  che i soldi delle tasse  pagate in Padania vadano a Roma e siano gestiti da Roma.

Ho portato al nostro giornale  i resoconti di un anno di discussioni sul lavoro sommerso  nella "Commissione lavoro"  del Parlamento romano. Ne é venuta fuori l'inchiesta di Stefania Piazzo pubblicata  Venerdì scorso  col  titolo "lavoro nero  : 11 milioni di irregolari" .

Qualcuno ha detto che queste sono esagerazioni del giornale della Lega. Ebbene, ecco come comincia una coraggiosa intervista  di Fabio Tamburini  pubblicata sulla Repubblica del 29 Giugno: "Ormai é diventato un fenomeno di massa esteso in ogni regione d'Italia. Una situazione di illegalità basata sul lavoro nero e sull'evasione fiscale che sta mettendo spalle al muro le aziende in regola. Non abbiamo più alternative: chi sceglie la legalità dovrà chiudere. E farlo in fretta, prima del fallimento."

In questo paese  non si può più lavorare . Tutti riconoscono che  questa Italia non attira investimenti . Anzi, ormai le imprese scappano a gambe levate. Nella graduatoria del 1997 l'Italia ha ricevuto appena l'1% dei flussi degli investimenti mondiali, contro il 6% della Francia e l'8,6% del Regno Unito. Gli investimenti diretti in uscita  dall'Italia sono stati doppi rispetto a quelli in entrata : non é necessario essere bravi in matematica per capire che questi numeri sono come una marcia funebre per l'occupazione e per la qualità della vita.

Nessuno può ragionevolmente  sperare che il futuro sia migliore, che il tempo cambi, che succeda  qualche miracolo. Fabrizio Onida, che é il Presidente dell'ICE, l'Istituto per il Commercio Estero, ha appena scritto che "siamo in presenza di un  graduale ma consistente allontanamento dell'asse di sviluppo mondiale dalla vecchia Europa verso le Americhe e i mercati emergenti". Le previsioni per l'economia sono nere , e solo nell'anno 2.016, quando (forse) raggiungeremo l'equilibrio delle finanze pubbliche imposto dalla prematura ed avventata adesione all'Unione Monetaria  , al governo di Roma saranno "restituiti margini di manovra nella conduzione della politica economica". Questo significa che le tasse non potranno diminuire per almeno i prossimi vent'anni. Anzi,   malgrado le chiacchiere di Roma sulla diminuzione della pressione fiscale, dal  primo di Luglio é partita la nuova tassa sulle attività finanziarie.

E' sempre più necessario cambiare in modo veramente drastico questo paese, ma  a Roma nessuno pare accorgersene. A guardare le televisioni e i titoli dei giornali viene da piangere di rabbia. Dobbiamo pensare a risolvere problemi concreti, seri e drammatici,  come i  disoccupati, i poveri, i pensionati che non arrivano alla fine del mese, gli ospedali dove manca tutto e dove si muore, ma invece di cosa si parla ? Di cosa parlano i politici del Polo romano?

Apriamo i giornali, che così impariamo assieme cosa bisogna fare per salvare  il paese. Cossutta (Rifondazione Comunista)  ha la soluzione in mano, e infatti dice " certo che se Maldini avesse messo in campo Roberto Baggio sin  dall'inizio del secondo tempo, o addirittura dall'inizio della partita, le cose sarebbero andate diversamente"  e poi, dopo averci pensato un pò, aggiunge che "sia Albertini che Di Biagio hanno tutta la mia solidarietà politica (?) e umana". Solidarietà politica e umana che invece viene quotidianamente negata agli imprenditori che  devono chiudere o trasferirsi all'estero. 

Veltroni invece é imbronciato , non perché é aumentata la disoccupazione, ma  perché l'altra mattina aveva dichiarato "oggi é il mio compleanno, spero che gli azzurri mi facciano un regalo". E invece niente regalo: non c'é più riconoscenza.

 

Alla fine della settimana scorsa i  Cattolici dell'Ulivo si sono riuniti  nel monastero di Camaldoli . Con Prodi c'erano quasi tutti, da Andreatta a Rosy Bindi e Gerardo Bianco , da Paolo Costa a Leopoldo Elia, eccetera eccetera, fino a Monsignor Maggiolini e a  Giovanni Bazoli, quello che adesso comanda nella   Cariplo . Dovevano parlare di Cossiga, dei rapporti con la Chiesa, dei rapporti tra l'economia di mercato e l'impegno cristiano. In agenda naturalmente non c'erano cose terrene e banali come le  condizioni delle imprese padane che devono chiudere per le troppe tasse, o i problemi dei pensionati padani, o  le condizioni della tanta gente che sempre più spesso va sui mercati rionali più per  fare rinunce che per comperare. Per queste cose i politici di  Roma  e dintorni non hanno mai avuto tanto tempo, e la mia impressione é che i rapporti con la Chiesa li hanno sempre usati più come alibi e come fonte di voti che per ricevere consigli e indicazioni. Ad ogni modo a un bel momento  i lavori nel monastero di Camaldoli sono stati sospesi per vedere una partita di pallone . Ecco il titolo del Corriere della Sera : "Prodi spettatore triste con Flick e Andreatta". 

Certo, Prodi e il Polo romano rispetto ai problemi della società Padana e ai  fatti dell'Europa ormai sono solo spettatori . Spettatori tristi e culturalmente lontanissimi.  Perché questi signori  non hanno  il coraggio , l'umiltà e la pazienza di ascoltare   quello che pensa  la gente . Non capiscono più quali sono i problemi della società. Non capiscono  che non é più  tempo  di grandi sorrisi e di chiacchiere inutili, ma di veri e profondi cambiamenti.

 

Giancarlo Pagliarini