Il mio decalogo
(fin dai tempi della campagna elettorale del marzo 1992)
Sì, certo; il termine “decalogo” può sembrarvi eccessivo ma sono proprio questi i dieci punti che ho elaborato con altri amici nel 1991 nella vecchia sede della Lega in Piazza Massari e che da allora diffondo e discuto in migliaia di incontri in giro per l’Italia. Lo abbiamo sempre chiamato “il decalogo di piazza Massari”. Date un’occhiata anche voi.
“Decalogo” del Paglia
- Limitare il potere di tassazione dello Stato e degli enti locali, identificando nella Costituzione un tetto massimo alla pressione fiscale complessiva. Invertire i flussi fiscali, eliminando l’intermediazione dello Stato e statuire che le PA di ogni Regione devono coprire almeno l’80% di tutte le loro spese, incluse quelle previdenziali. Solidarietà e perequazione possono coprire il rimanente 20% solo in assenza di sprechi e di significativa evasione fiscale nelle Regioni che ricevono la solidarietà dalle altre Regioni.
- Riconoscere nella Costituzione l’impresa, e tutelarla
- Limitare la presenza dello Stato nell'economia.
- Regolamentare il diritto di sciopero.
- Imporre obblighi di trasparenza e di rendiconto ai sindacati.
- Tutelare come valore fondamentale la professionalità, l'imparzialità e l'indipendenza della pubblica amministrazione.
- Togliere gli attuali limiti all'esercizio dei referendum.
- Statuire con molta chiarezza che il debito pubblico potrà essere trasferito alle generazioni future solo a fronte di investimenti.
- Passare gradualmente dall’attuale, assurdo sistema pensionistico “a ripartizione” a un più razionale e responsabile sistema “a capitalizzazione”.
-
Sancire nella Costituzione il principio dell’assoluta uguaglianza tra pubblico e privato, che devono essere considerate due sfere parimenti sovrane. Prevedere che se tra queste due sfere sorgono gravi conflitti, a decidere sia la volontà popolare, attraverso un referendum. Sancire che il cosiddetto "primato della politica" é un'idea falsa, e che una società libera e aperta é sempre dualistica: poggia cioè su una assoluta uguaglianza tra privato e pubblico.
Giancarlo Pagliarini