Patronati sindacali e nonna Carlotta

PUBBLICATO su LaPadania - 21/04/1998

 “Contributo pubblico al finanziamento degli istituti di patronato e di assistenza sociale”  é il titolo di uno dei  300 prospetti inseriti nel terzo volume della monumentale  “Relazione generale sulla situazione economica del paese (1997) ” presentata al Parlamento di Roma da Ciampi pochi giorni fa, il 3 di Aprile.

Tutti ricordate  il gran parlare e le grandi polemiche che si sono fatti  pochi giorni fa  per la nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti politici: Scalfaro che rimandava indietro la legge al Parlamento italiano perché non era chiara la copertura finanziaria, titoloni grandi così sui giornali, interviste a mezzo mondo, eccetera.

La legge sul finanziamento pubblico ai partiti costa ai cittadini tanti  soldi: 110 miliardi.  Questa é una bella cifra, anche se é  meno della metà del buco che hanno appena trovato al “ Policlinico di Roma”.  Ma quello che molta gente non sa , perché  ai detentori del potere non fa piacere che si sappia e che  se ne parli , é che agli  “Istituti di patronato e di assistenza sociale” lo Stato italiano trasferisce ogni anno più del triplo di questa cifra. Infatti il  finanziamento pubblico ai Patronati é di poco meno di 400 miliardi all’anno.

Nella tabella di pagina 11 trovate l’elenco completo dei 23 Istituti di patronato , con l’indicazione dei soldi che hanno incassato nel 1994 (394 miliardi),  nel 1995 (375 miliardi) e dell’anticipo per il 1996 (299 miliardi).

La relazione della Corte dei Conti al rendiconto generale dello Stato per il 1995 ha rilevato l’eccessiva entità del finanziamento destinato ai Patronati “tenuto anche conto della difficile situazione delle gestioni previdenziali dalle quali si attinge per il loro finanziamento.”

In assoluto  la cifra più grossa va a un patronato che si chiama INCA-Istituto Nazionale Confederale di Assistenza. Questo é  il patronato  gestito dalla CGIL. Al secondo posto c’é l’INAS-Istituto Nazionale di Assistenza sociale, che é gestito  da un altro grande sindacato, la  CISL.

La gente dovrebbe sapere che nel 1996 questi due  Patronati, gestiti dalla CGIL e dalla CISL, da soli, hanno incassato contributi pubblici per 134 miliardi. Questo significa che , da soli ,  hanno incassato più di tutti i soldi che sono stati complessivamente stanziati  per tutti i partiti politici .  

E questi 134  miliardi  solo un anticipo : poi arriva anche il conguaglio. E non dobbiamo dimenticare che il finanziamento pubblico ai Patronati rappresenta solo una parte dei quattrini che sono incassati dalle organizzazioni dei Cofferati , dei Larizza eccetera. Oltre ai soldi del tesseramento ci sono  quelli delle ritenute sindacali sulle pensioni. E le quote sindacali sulle prestazioni di disoccupazione agricola. E poi bisogna considerare il costo dei distacchi sindacali, e chi più ne ha più ne metta (vedi l’articolo  “perché si manifesta pro e non contro”, su laPadania  del 16 Settembre).

Ma vediamo di capire cosa fanno e  come funzionano questi Istituti di patronato.

La data di nascita é  il 29 Luglio 1947. Quel giorno é stato approvato il decreto legislativo n. 804 intitolato “riconoscimento giuridico degli istituti di patronato e di assistenza sociale”. Sulla base di quella legge successivamente il Ministero del Lavoro  ha  approvato, il 29 Dicembre 1947 , la costituzione dei primi due Istituti di patronato:  l’INCA (GGIL) e le ACLI . Poi via  si sono costituiti tutti gli altri.

In estrema  sintesi il vecchio decreto 804 prevede per  gli  “Istituti di patronato e assistenza sociale”  tre cose:

1. Che devono assistere e tutelare gratuitamente  i lavoratori per tutti i problemi che riguardano la previdenza, cioè le pensioni.

2. Che possono essere costituiti e gestiti soltanto da associazioni nazionali di lavoratori. Vale a dire dai grandi sindacati. Da notare  che i tre Patronati legati a CGIL, CISL e UIL da soli incassano più della metà di tutto il contributo pubblico al finanziamento degli Istituti di patronato.

3. Che sono finanziati con i soldi dei contributi sociali incassati dai vari istituti di previdenza (INPS eccetera). Ogni anno il Ministero del lavoro valuta le esigenze finanziarie dei Patronati  in relazione alla attività concretamente svolta ( e questo é logico)  e alla loro organizzazione (e questo non é per niente logico) . Su queste basi  il Ministero decide  quale percentuale dei contributi sociali che sono stati incassati dagli enti di previdenza deve essere girata su di un apposito capitolo del bilancio dello Stato.  Da qui, poi, il Ministero del lavoro eroga agli Istituti di patronato prima l’anticipo e poi il conguaglio .

E adesso vediamo di rispondere a due domande e a una affermazione ricorrenti quando si discute questo argomento. Prima domanda:  “ma i dipendenti dell’INPS e degli altri entri di previdenza cosa fanno ?”  Seconda domanda:  “perché gli Istituti di patronato possono essere costituiti e gestiti soltanto da sindacati nazionali?”  E  infine: “non é vero che gli Istituti di patronato sono finanziati dallo Stato , perché i Patronati  li pagano i lavoratori  quando versano  i loro contributi sociali!”.

Vediamo la prima domanda: “i dipendenti dell’INPS e degli altri enti di previdenza cosa diavolo fanno?”. La domanda é  lecita, perché quando si domanda agli addetti ai lavori cosa fanno i Patronati per tutelare i lavoratori, quasi tutti rispondono che fanno “quello che i dipendenti dell’INPS o degli altri enti previdenziali dovrebbero fare ma non riescono a fare”.

In effetti molto spesso si tratta di avere  informazioni sulla posizione previdenziale , o di ottenere  informazioni sulle ricongiunzioni dei versamenti se si é cambiata la sede di lavoro , o di pratiche in caso di infermità o infortunio. Oppure  di pratiche connesse alle rivalutazioni delle pensioni per considerare l’inflazione.  A me sembrano tutti compiti che potrebbero e dovrebbero essere svolti dai dipendenti degli enti previdenziali. Che fino a prova contraria sono dipendenti pubblici che dovrebbero essere  al servizio del pubblico.

E invece in Italia si sono inventati degli "Istituti di patronato e assistenza sociale" che devono tutelare il pubblico nei suoi rapporti con gli enti pubblici. E che devono promuovere migliaia di cause contro gli enti pubblici. A me sembra una follia, perché questo significa che  gli enti previdenziali non sono al servizio del pubblico.

Come si fa a non volerlo cambiare, un paese organizzato in questo modo. Vuoi vedere che i 700.000 nuovi posti di lavoro promessi dall’Ulivo sono più dipendenti all’Inps, più controlli dei Patronati , e in generale più burocrati?

 Insomma, se l'Inps e gli altri  enti previdenziali fossero organizzati bene, secondo molti non ci sarebbe nessun bisogno dei Patronati. E’ giusto obiettare che questo é vero  oggi, ma non nel 1947, perché a quei tempi le sedi dell’INPS e degli altri enti previdenziali non erano  presenti capillarmente su tutto il territorio. Ma oggi lo sono , e potrebbero esserlo anche di più se si realizzasse le “sportello unico” per tutti i rapporti con la pubblica amministrazione. l’Inps oggi ha circa 33.000 dipendenti, che costano poco meno di 3.000 miliardi all’anno.  33.000 dipendenti, per dare una idea, sono tanti quanti tutti gli abitanti di una città come Lissone, che  non é mica piccola. Oppure come Crema, come Segrate,  come San Donà di Piave. Insomma : un esercito. Che però non é completamente al servizio dei cittadini , visto che gli stessi devono  essere tutelati dai Patronati per i loro rapporti con questo esercito di dipendenti pubblici.

Vediamo la seconda domanda: “perché gli Istituti di patronato possono essere costituiti e gestiti soltanto da sindacati nazionali?” Bella domanda. La risposta é : “Non lo so. Non c’é nessun motivo”. Però  la legge del 1947 prevede che “Gli istituti di patronato e di assistenza sociale possono essere costituiti e gestiti soltanto da associazioni nazionali di lavoratori”. Questo significa, per fare un esempio , che  se il cento per cento dei lavoratori del Veneto fosse iscritto ad un sindacato che opera benissimo, ma che opera "solo" nel Veneto, quei lavoratori si troverebbero  senza Istituto di patronato e di assistenza sociale. Si potrebbe obiettare che tanto non ne avrebbero bisogno, perché se i dirigenti e i dipendenti dell'INPS e degli altri enti previdenziali del  Veneto fossero in prevalenza Veneti e potessero organizzarsi come ritengono necessario, il pubblico sarebbe servito con efficienza e gentilezza, e dunque i lavoratori non avrebbero bisogno dei Patronati.

Ma sappiamo tutti come stanno le cose: mi risulta che  i dirigenti dell'Inps  nati e cresciuti in Veneto  sono proprio pochi, e  che la cultura, le tecniche di controllo interno e le procedure operative  dell'Istituto sono  profondamente "romane".

Oggi, con buona pace del federalismo, i sindacati che possono gestire gli Istituti di patronato devono essere presenti su almeno due terzi del territorio nazionale. Dunque la legge di fatto concede un monopolio ai grandi sindacati , con l'unica eccezione delle Regioni a statuto speciale : infatti l'Unione dei sindacati autonomi sudtirolesi ha il suo bravo Istituto di patronato. Questo é giusto. Ma in Emilia , in Piemonte, in Lombardia questo non é possibile. Pazienza : lo sarà in Padania.

Incidentalmente, ecco perché la Lega Nord  per l'indipendenza della Padania ha proposto un referendum per abrogare il vecchio decreto n. 804.

Infine  devo commentare una  affermazione ricorrente, che fanno in molti  :  “non é vero che gli istituti di patronato sono finanziati dallo Stato , perché i Patronati se li pagano i lavoratori , quando versano  i loro contributi sociali!”.

Le cose funzionano così : gli enti previdenziali incassano dai lavoratori i soldi dei contributi sociali . Poi ne girano una parte allo Stato. E poi lo Stato dà questi soldi ai Patronati. Se ci si ferma qui si potrebbe  credere che effettivamente , a ben guardare, i soldi che arrivano ai Patronati sono quelli  pagati dai lavoratori quando versano i contributi sociali. Ma il fatto é che non ci si può fermare qui, perché succede che gli enti Previdenziali, dopo che hanno incassato i contributi e dopo che ne hanno dato una piccola parte allo Stato per finanziare i Patronati, non sono in grado di pagare le pensioni, e chiedono allo Stato di trasferirgli i soldi che mancano, perché altrimenti non riuscirebbero a pagarle. Sono pochi i cittadini che hanno una idea di quanti miliardi stiamo parlando.  Il “buco” non é di quei  400 miliardi che incassano ogni anno  i Patronati.  Stiamo parlando di  178.108 miliardi. Questo é il debito verso lo Stato che risulta dal bilancio dell'INPS per i quattrini che gli sono stati "anticipati" dalla tesoreria dello Stato  perché altrimenti  non sarebbe stato in grado di pagare le pensioni e di fare fronte agli altri impegni  che le leggi pongono a suo carico. Questo é solo l’Inps. Poi ci sono gli altri enti previdenziali.

Laggiù, nel Parlamento di  Roma , é in discussione un disegno di legge (atto camera n. 4002 intitolato "anticipazioni di tesoreria all'Inps) per "ripulire" di 160.638 miliardi  il bilancio dell'Inps da una parte di questo debito , che tutti sanno da sempre che non sarà mai pagato, e di metterlo  anche formalmente a carico dello Stato.

Quindi in ultima analisi chi é che li paga i "Patronati"?  Se non é chiaro, mi spiego meglio con un esempio : supponete di essere uno studente . Andate a Parigi, vi iscrivete all’Università della Sorbona , affittate un monolocale , e per pagare l'affitto  al mattino presto andate a scaricare  le casse di frutta ai mercati generali. Con questo lavoro guadagnate 100 Euro al mese. L'affitto é di 150, e i 50 Euro che vi mancano ve li manda ogni mese la nonna Carlotta.

Ma un certo mese  arriva il colpo di fulmine: vi innamorate di una ragazza parigina, la signorina Chantal Patronat.  La  invitate fuori a cena.  Parigi  é cara e siete in bolletta, ma l’amore é cieco. Non badate a spese  e la cena vi costa 20 Euro. Alla fine del mese dovete pagare l'affitto  ma vi rimangono  solo 80 Euro. Per colpa di Chantal non vi mancano i soliti 50 Euro , ma ve ne mancano ben 70.  Ne parlate con la nonna Carlotta. Voi promettete di non farlo più. La nonna   é buona,  vi capisce ,  vi vuole bene,  non vuole che andiate a dormire sotto i ponti della Senna,  e  eccezionalmente per quel mese vi manda 70 Euro invece di  50.   Vi chiedo: la cena a Chantal Patronat   l'avete pagata voi, o in ultima analisi ,  l'ha pagata la nonna Carlotta? Ecco, con i "Patronati"  succede la stessa cosa. L’unica differenza é che la nonna Carlotta usa soldi suoi,  mentre lo Stato usa i soldi che gli arrivano dalle nostre tasse. E che questo  trasferimento  dura dal 1947 .

Giancarlo Pagliarini