Sentiremo ancora la voce dei gazebo
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PUBBLICATO su LaPadania - 30/12/1997
Le ultime notizie del 1997 dal fronte dell’economia sono state due: 1) l’approvazione di una legge finanziaria che aumenta ancora la pressione fiscale . Pressione fiscale che, calcolando gli effetti della rivalutazione del PIL per considerare il nero e l’economia sommersa, era già la più alta del mondo. Figuratevi adesso. E 2) la contestuale diminuzione del tasso ufficiale di sconto.
Dal 6,25 per cento il tasso di sconto é sceso al 5,5 per cento. Avrete notato tutti che le televisioni del regime di Roma hanno dato quasi più importanza a questa notizia che alla ricorrenza del Natale. Sono andate avanti a rimenarla per tutte le feste, come se Roma avesse vinto la terza guerra mondiale. Naturalmente le televisioni del regime si sono “dimenticate” di ricordare che malgrado la riduzione di Natale questa Italia é ancora tra i paesi dove il denaro é più caro al mondo. Tanto per fare degli esempi, il tasso ufficiale di sconto del Portogallo é del 5,30 per cento, quello della Francia del 3,30 e quello della Germania del 2,50. Per non parlare di Giappone (0,50) e Svizzera (1 per cento). Ma anche in Belgio, Spagna, USA, Canada e in tanti altri paesi il tasso di sconto é significativamente più basso . Ma di questo non ha parlato nessuno . Il regime continua ad imporre le sue “verità virtuali “ , i giornali le enfatizzano , e qualcuno ci crede. I cittadini non venivano imbrogliati in questo modo nemmeno dalla propaganda del regime fascista.
A proposito di questa legge finanziaria, ricordo che un giorno, poco prima della sua approvazione, é arrivato in aula a Montecitorio il ministro dei trasporti Burlando. Quasi tra le lacrime questo incredibile signore ha annunciato che le ferrovie dello Stato sono allo sbando, e che perdono quasi 4.000 miliardi all’anno. Mah, sarà : io ricordo che le ferrovie italiane contabilizzavano tra i ricavi i contributi del ministero del Tesoro. Si trattava di quattrini che lo Stato dava alle ferrovie . Formalmente li dava per i motivi più fantasiosi : per coprire il costo degli ammortamenti delle immobilizzazioni tecniche, per mancati adeguamenti delle tariffe, per sovvenzioni ai prepensionamenti, per contributi sugli oneri finanziari, eccetera eccetera. Ma comunque si chiamino, quelli erano soldi che lo Stato italiano , e quindi i contribuenti, davano alle ferrovie per coprire perdite di gestione, e che naturalmente non potevano essere considerati dei ricavi . Cosa che invece veniva fatta regolarmente. In questo modo si diminuivano in modo fittizio tre cose : 1) le perdite reali , 2) la percezione della gravità del problema e 3) la percezione del costo sociale di questo baraccone romano, la cui missione prevalente , risultati economici alla mano, mi pare sia quella di gestire il potere. In questo momento non ho sottomano i dati più recenti, ma so per certo che nel 1989 le ferrovie avevano perso, prima di contabilizzare tra i ricavi gli aiuti dello Stato , 12.923 miliardi. Questa cifra era salita a 14.555 miliardi nel 1990 e a 15.571 miliardi nel 1991.
Per darvi una idea di cosa significhino questi numeri, pensate che é di ieri la notizia che per salvare la Corea del Sud, precipitata in una gravissima crisi finanziaria, tre enti molto importanti, vale a dire a) il Fondo Monetario internazionale, b) la Banca Mondiale e c) il G7 , hanno stanziato una cifra enorme : 17 mila miliardi. Sul Sole-24 Ore si legge che “lo sforzo internazionale per tenere a galla la Corea del Sud é quindi immane”. Questo é vero. Ma é vero anche che questo immane sforzo internazionale costa come 2-3 anni di perdite delle Ferrovie dello Stato italiano. Pensate agli investimenti per la cultura, per le strade e per la qualità della vita che potremmo fare se non dovessimo finanziare questo ed altri assurdi baracconi romani. E sempre per fare qualche altro paragone, ricordate gli 80.000 miliardi per il terremoto in Irpinia : quasi cinque Coree. E i 120.000 della legge 64 per gli aiuti al Mezzogiorno : 7 Coree. E questi sono solo due piccoli esempi . Insomma, se 17 mila miliardi rappresentano uno “sforzo internazionale immane” per la Corea del Sud, fatevi spiegare perché la Padania, da sola, deve sostenere ogni anno sforzi immani superiori a venti Coree per finanziare gli sprechi di Roma e i consumi del Mezzogiorno.
E adesso che storie ci vengono a raccontare questi signori dell’Ulivo? Che le ferrovie di questo Stato italiano sono allo sbando? ma é una cosa che la Lega Nord sta dicendo da anni, in tutte le sedi . E lo dimostriamo pubblicando i bilanci riclassificati delle ferrovie , e discutendo di numeri, mica di filosofia o dei massimo sistemi. Ed é da anni che raccomandiamo , in coerenza con la direttiva C.E.E. 440 del 1991, di separare le gestione dell’infrastruttura (i binari) dall’esercizio dei servizi di trasporto. Gli investimenti e la manutenzione dei binari sono compiti che possono restare allo Stato, ma l’esercizio dei servizi di trasporto deve essere svolto da privati , in concorrenza tra di loro , sulla base di concessioni chiare , ragionevoli e controllate. Insomma, é da anni che la Lega dimostra che la situazione é drammatica e propone di risolverla privatizzando le ferrovie. E adesso arriva il Burlando dell’Ulivo in Parlamento a dire che c’é qualcosa che non funziona. E nella finanziaria si stanziano quattrini per mandare in pensione anticipata qualche migliaio di ferrovieri, alla faccia degli allevatori truffati dalla gestione delle quote latte decisa a Roma dal potere romano. In Italia non c’é niente da fare : le ferrovie fanno parte della gestione del potere, sono “cosa” degli sfruttatori di turno : D.C., P.S.I., e adesso sotto a chi tocca. E noi paghiamo , teniamo accese le luci di Roma , paghiamo stipendi e pensioni ai suoi burocrati e meniamo una vita sempre più grama.
E’ morto Strehler. Come regista era molto bravo : i suoi spettacoli li ho visti tutti e ho sempre applaudito con entusiasmo. Mi dicono che a presentare conti e preventivi era molto meno bravo, ma questo é un’altro discorso, che non spetta a me fare. Il punto é che io sono convinto che di talenti come quelli del grande Strehler ce ne sono in giro tanti altri nelle Nazioni della Padania. Ma cosa fa un giovane che ha il potenziale del grande poeta, del grande pittore, del grande attore , del grande regista, se da quando ha 15 anni é lì che deve tirare la lima, o fare il pane alle 4 del mattino, o aggiustare le auto, o fare mille altri lavori di giorno e studiare di notte. In Padania non abbiamo risorse finanziarie da investire per consentire ai nostri ragazzi , ai nostri poeti, di studiare , aprire il loro potenziale , esprimersi e creare. I nostri soldi vanno tutti a Roma e sono gestiti da chi ha il potere a Roma : i Veltroni per la cultura, i Pinto per l’agricoltura, e via dicendo. E così i grandi artisti a volte sono grandi davvero, mentre a volte sono solo piccoli tirapiedi . Ma grandi e piccoli secondo me una cosa in comune ce l’hanno: o sei di un partito, o non sei un artista. Non hai amici in alto? E allora sta zitto, che non sai scrivere, non sai cantare, non sai recitare , non sai comporre , non sei un regista. Non capisci niente . E la poesia non sai nemmeno cosa sia. In Italia mi sembra che oggi le cose funzionano in questo modo. Questo paese non é il mio paese. Amici, questo non può essere il nostro paese. Lavoriamo come bestie, come e più dei Giapponesi, ma i frutti del nostro lavoro finiscono tutti a Roma. Buon Dio, se ci sei, fa che il 1997 sia l’ultimo di questo insopportabile sfruttamento.
E Prodi che dichiara , come ha fatto la settimana scorsa, che “al Carroccio, esclusa la secessione, resta ben poco”. Ma cosa dice, cosa é questo “ben poco”? Tolta la libertà , agli uomini non resta proprio niente.
Questo 1997 che sta per finire in futuro sarà certamente citato nei libri di storia come “l’anno dei gazebo”. Questo ormai é un fatto : comunque andrà a finire , i bianchi gazebo che i popoli della Padania hanno messo nelle piazze delle grandi città e dei più piccoli paesi per testimoniare il loro desiderio di libertà sono ormai scolpiti nelle nostre coscienze e nella storia dell’Europa dei popoli .
Quei gazebo sono stati una lezione di democrazia, di comune sentire e d’amore. E hanno scritto pagine di storia che nessuno potrà mai cancellare : quella del 25 Maggio, quando cinque milioni di cittadini hanno dichiarato di essere favorevoli alla indipendenza della Padania . E quella del 26 Ottobre, che ha identificato , eleggendoli uno per uno, i duecento membri del Parlamento della Padania. E l’anno venturo i gazebo parleranno ancora : con il sorriso, senza tensioni e senza odiare nessuno, questo paese lo cambieremo. Ma facciamo presto, perché siamo in molti a non farcela proprio più. Auguri di buon anno a tutti i lettori della Padania.
Giancarlo Pagliarini