L'amore a pagamento

PUBBLICATO su LaPadania - 09/12/1997

Sono stati appena approvati gli aumenti dell' IVA. Entro la fine dell'anno  il Parlamento di Roma approverà  le nuove tasse previste dalla legge finanziaria , e tra non molto cominceremo a sentire gli effetti dell'aumento della pressione fiscale che comporta l'introduzione dell'Irap. Ma se qualcuno vuole fare dei conti per sapere cosa gli rimane in tasca  dopo tutte queste stangate deve sapere  che non é finita e che presto dovrà mettere di nuovo le mani al borsellino.

La notizia é sul Sole - 24 ore di Venerdì scorso in un articolo di Nicoletta Picchio nel quale sono commentati i lavori di un Forum organizzato dalla Confindustria sui problemi delle imprese del Sud.

L'articolo riporta una dichiarazione del Ministro dell'Industria Pierluigi Bersani, che "ha rassicurato interlocutori e platea su un punto cruciale del dibattito : si può già immaginare che tra due anni, quando scadrà il regime di sgravi contributivi appena approvato dalla UE, verrà individuato un nuovo sistema per mantenere inalterato il carico fiscale e contributivo delle imprese (del Sud) intrecciando i trasferimenti centrali e le aliquote Irap applicate dalle regioni. Più basse saranno le aliquote maggiori saranno i trasferimenti."

Vediamo cosa c'é sotto a questa promessa del ministro dell'Ulivo.

Quando si riesce a discutere con calma sulle cose da fare per sviluppare l'occupazione, attirare investimenti ed avviare lo sviluppo del Sud, quelli che sono contrari  alla nostra proposta di doppia moneta  dicono che si otterrebbe lo stesso risultato (sviluppare l'occupazione, attirare investimenti eccetera) con lo strumento degli sgravi contributivi, che qualcuno chiama anche "fiscalizzazione degli oneri sociali".

Vediamo di cosa si tratta.

Il ragionamento é semplice: oggi in Italia per dare 100 lire a un lavoratore dipendente le aziende sostengono un costo di circa 215 lire. Di queste 215 lire, 100 vanno in tasca ai lavoratori, mentre le restanti 115 prendono la via di Roma: una parte, diciamo 65 lire (semplificando al massimo) vanno al fisco, mentre  una parte, diciamo 50 lire, vanno  all'INPS.

Con la fiscalizzazione completa degli oneri sociali le aziende del Sud per dare 100 lire ai loro dipendenti non sosterrebbero più un costo di 215. Con i dati di questo esempio sosterrebbero un costo di 165. Di queste 165 lire, 100 andrebbero in tasca ai lavoratori, mentre le restanti 65 prenderebbero la strada di Roma e andrebbero al fisco. All'INPS non andrebbe nemmeno un centesimo, e in questo modo  al Sud il costo del lavoro sarebbe minore che in Padania, che in Francia, Spagna, Germania, eccetera. Questo é sicuramente un elemento importante per convincere alcune imprese ad investire a Sud: noi proponiamo di realizzarlo dotando il Sud di una moneta più competitiva, mentre Romapolo e Romaulivo propongono di realizzarlo facendo pagare alla Padania la differenza. Vediamo come.

Abbiamo visto che per ridurre il costo del lavoro con la fiscalizzazione degli oneri sociali le imprese del Sud non versano i contributi sociali all’INPS. Però, signori, l'INPS le pensioni le deve pur pagare. Questo significa che le 50 lire che con la "fiscalizzazione degli oneri sociali"  le aziende e i lavoratori del Sud non versano, l’INPS le incasserà da  qualcun altro. E questo "qualcun altro che  paga"  é lo Stato italiano. Perché altrimenti 1) l'INPS non riuscirebbe a  pagare le pensioni  e 2) non maturerebbe il diritto alla pensione a favore dei dipendenti delle imprese meridionali che con questa legge non versano, legalmente, i contributi sociali.

Quindi le 50 lire che riducono il costo del lavoro a Sud lo Stato italiano le deve comunque versare all'INPS per conto delle imprese che operano nel Mezzogiorno. E secondo voi, scusate, questi soldi che dà all'INPS lo Stato dove li va a prendere? Li prende dalle tasse. Quello che é importante capire,  e che forse non é chiaro a tutti,  é che con questo sistema il costo del lavoro  nel Mezzogiorno  in realtà non diminuisce. Il costo é come in Padania. Solo che in Padania questo costo é sostenuto interamente dalle imprese e dai lavoratori, mentre  le aziende e i lavoratori del Sud ne pagano solo una parte : il resto viene pagato dallo Stato italiano . E  lo Stato italiano lo paga con i soldi delle tasse, che incassa prevalentemente  dalle aziende e dai cittadini Padani.

Lasciatemi fare un esempio più concreto. Nello stesso articolo che ho appena citato si legge che il consigliere incaricato della Confindustria per il Mezzogiorno, Antonio D'Amato, ha dichiarato al 'Sole 24 Ore' che "negli ultimi tre anni le imprese meridionali hanno dovuto subire un aggravio di 25 mila miliardi sul costo del lavoro per la diminuzione della fiscalizzazione degli oneri sociali."

Però l'uomo di Confindustria non ha aggiunto che se le imprese meridionali negli ultimi tre anni non avessero versato all'INPS questi 25.000 miliardi di contributi sociali (poco più di 8.300 miliardi all'anno), all'INPS questo soldi li avrebbe dovuto versare lo Stato. E per darglieli lo Stato avrebbe dovuto aumentare la tasse. Se no i soldi dove li trovava? Ecco, questo la Confindustria lo dovrebbe dire, e magari già che c'é potrebbe anche dire quali sono le  tasse che secondo la Confindustria dovrebbero aumentare  per far costare di meno il lavoro delle aziende del Sud. 

Vi ricordo che l'aumento dell'IVA, quello che é stato appena approvato e contro il quale in Parlamento c'é stata una protesta molto forte della Lega Nord per l'indipendenza della Padania e anche di AN e di FI, farà entrare nelle casse dello Stato circa 6.000 miliardi all'anno.

Ma per dare retta ai lamenti dell'incaricato di Confindustria per il Mezzogiorno, che non perde occasione per ricordare che "negli ultimi tre anni le imprese meridionali hanno dovuto subire un aggravio di 25 mila miliardi sul costo del lavoro per la diminuzione della fiscalizzazione degli oneri sociali", tre anni fa sarebbe stato necessario  approvare  un altro aumento dell’IVA, con aliquote superiori di circa il 30 per cento rispetto a  quelle recentemente approvate dal Parlamento. Oppure in alternativa  sarebbe stato necessario approvare qualche altra tassa che avrebbe dovuto garantire  un gettito superiore a 8.300 miliardi l’anno.

A quelli che criticano la nostra proposta di doppia moneta, fate notare che con questi metodi  si tenta, senza riuscirci,  di ottenere gli stessi risultati di una doppia moneta, però 1) facendo pagare tutto il costo alla Padania, 2) senza chiedere nessun sacrificio ai cittadini del Mezzogiorno, e 3) con la certezza di insuccesso, perché questi interventi sono contro il mercato, e di conseguenza secondo me  é certo che non potranno mettere radici e diventare strutturali.

Con la secessione consensuale il Sud avrebbe una moneta competitiva , e gestendosi con responsabilità attirerebbe investimenti veri . Di questo sono assolutamente certo. Con la prassi romana invece gli investimenti vanno a Sud perché "gli diamo dei quattrini" a quelli che vanno ad investire. E' un pò come l'amore a pagamento: dura (e non credo nemmeno che sia tanto bello ) finché qualcuno  paga. E poi?

Nell'allegato 1 potete vedere un elenco incompleto delle cose che il Governo Prodi ha fatto e sta facendo per il Mezzogiorno con i soldi delle tasse che paghiamo in Padania. Logico che poi non rimanga più niente per le strade di Vicenza, Bergamo, Cuneo, per i collegamenti della Malpensa, per le scuole di Milano , per i treni della Nord e per le altre 1.000  cose che dovremmo fare in Padania, e che potremmo fare se solo potessimo gestire una parte, dico una parte, delle tasse che paghiamo. La verità é che ci sono due economie tra di loro incompatibili. Lo ha capito perfino Fini, che l’altro giorno ha dichiarato che  “i coordinatori nazionali di AN saranno uno del Nord e uno del Sud” (Corriere della Sera del 7 Dicembre).  Questa unione forzata e contro natura comporta dei costi che non generano nessun vero sviluppo del Sud e che stanno rendendo  sempre meno competitive le nostre imprese.

Conoscete qualcuno che é contro la secessione e che vi dice che siete degli egoisti? Discutete con lui questo articolo e chiedetegli quali sono le tasse che vorrebbe aumentare per attirare altri investimenti a Mezzogiorno. E fino a quando. Così, tanto per sapere di che morte dobbiamo morire, tutti uniti.

In questo Paese c'é gente, a tutti i livelli, che continua a fare richieste , ad avanzare proposte e a costruire critiche e teoremi  non pensando mai alle conseguenze e a “chi paga”. Servirebbero più responsabilità , più trasparenza, meno egoismo  e più pragmatismo. Queste sono qualità quasi introvabili dalle parti di Roma : ma qui da noi, in Padania, come é possibile che ci sia ancora qualcuno che non capisce queste cose?

 

Giancarlo Pagliarini