Siamo sempre noi, i Santi Padani

PUBBLICATO su LaPadania - 07/10/1997

La Cariplo (Cassa di Risparmio delle Province Lombarde) , ha “investito” quasi  3.000 miliardi per salvare le Casse di risparmio della Calabria, della Puglia e di Salerno. Avete mai pensato che la Cariplo, che in questi giorni si sta fondendo con il Banco Ambrosiano Veneto, avrebbe potuto utilizzare quei soldi per obiettivi diversi. Per esempio avrebbe potuto utilizzarli per aiutare  gli artigiani e i piccoli imprenditori padani. Se lo avesse fatto,  oggi i nostri artigiani e le nostre piccole e medie imprese pagherebbero di meno il denaro, assumerebbero, investirebbero, e sarebbero più competitive .

Oppure  avete mai pensato che  con quei 3.000 miliardi sarebbe  stato possibile sviluppare  progetti a favore dei più bisognosi, o degli anziani, o dei religiosi, o delle casalinghe, o degli artigiani, o delle piccole e medie imprese, o di altri soggetti  residenti nelle province dove operano prevalentemente la Cariplo e il Banco Ambrosiano Veneto . Sarebbe stato giusto. Etico. Anche perché, dopotutto,  é solamente  grazie a loro ed al loro lavoro che é stato possibile accumulare e mettere da parte  quei soldi che adesso sono finiti in Puglia e in Calabria.

In pratica , se ci pensate bene, é successo che i clienti della Cariplo hanno pagato interessi  più alti per dare dei soldi ai clienti delle casse di risparmio pugliesi e calabresi. E  avendo pagato interessi più alti molti imprenditori non hanno potuto fare  gli investimenti necessari per poter lavorare con più serenità e sicurezza , per essere più competitivi, per poter assumere ed avviare al lavoro giovani  che  oggi sono disoccupati , e che sono i figli di quegli stessi cittadini che hanno fatto crescere la Cariplo e il Banco Ambrosiano Veneto.

Lo stesso ragionamento si può fare per il Banco di Napoli : voi sapete che il governo dell’Ulivo e il Parlamento di Roma hanno deciso di aiutare il Banco di Napoli con 12.500 miliardi. Questa cifra é superiore alla famosa “tassa per l’Europa” che dunque, in pratica, é stata pagata per  rimediare ai danni fatti da persone e da società  che non hanno restituito al Banco di Napoli i quattrini che avevano ricevuto in prestito.

E lo stesso ragionamento vale per la Sicilcassa, il cui salvataggio,  sta avvenendo usando i soldi del  “fondo interbancario di garanzia e tutela depositi” , oltre ai  soldi del Mediocredito centrale  e quelli  di un prestito statale a tasso super agevolato . Anche questo salvataggio alla fine costerà  ai cittadini e alle banche Padane non meno di  3.000 miliardi .

Nel Mezzogiorno quella di non restituire alle banche i soldi avuti in prestito sta ormai diventando una prassi di tutti i giorni. In un paese normale queste banche dovrebbero per forza cambiare modo di operare, perché altrimenti salterebbero per aria. Invece in questa Italia  non succede niente, perché in un modo o nell’altro c’é sempre qualche santo che interviene. E questi santi siamo sempre noi : o le banche padane con il loro patrimonio , o i cittadini padani con le loro tasse, o tutti e due assieme.

Se guardate  la  tabella 1 potete capire  meglio la situazione. Come é possibile che in Sicilia per  ogni 100 lire prestate dalle banche ce ne sono  quasi 39 a rischio? Un lettore può pensare  “ma come, prestano i soldi senza chiedere garanzie?” Come no. Certo che le chiedono.  Ma sapete cosa ha detto un paio di settimane fa  il commissario straordinario della Sicilcassa a Montecitorio? Ha detto questo : “Peraltro la situazione in Sicilia risulta aggravata dalla crisi della giustizia civile che, se é grave nel resto d’Italia, lo é ancor di più in Sicilia. Basti pensare che abbiamo in corso procedimenti esecutivi che, pur risalendo al 1979-1980 , sono totalmente fermi, bloccati. E’ una situazione che favorisce indubbiamente il debitore, il quale, se viene dichiarato insolvente, ha tutto da guadagnare se sono avviate le procedure , perché sicuramente per vent’anni non paga.” 

Guardatela ancora la Tabella 1, perché quei dati delle regioni del Mezzogiorno e delle isole sono veramente incredibili. Ebbene quei dati  sono tutti figli dei due grandi mali del Mezzogiorno, l’assistenzialismo e la mancanza di responsabilità, che possono essere sconfitti solo dalla firma di un trattato di secessione consensuale. Qualcuno poi dovrebbe farmi capire perché   un certo Violante, che é il Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica italiana, va a Marzabotto e in pratica dice che quelli che vogliono aiutare il Mezzogiorno eliminando l’assistenzialismo e diffondendo maggior  senso di responsabilità sono dei razzisti . Oppure perché per un certo Veltroni, che é uno del PDS  che  fa parte del governo Prodi, oltre ad essere razzisti  sono anche  matti e vanno in giro a “seminare  l’odio tra gli italiani”. A me sembra evidente che a questi signori questa situazione fa comodo e non vogliono cambiarla. Altrimenti invece di insultare e dire sciocchezze dimostrerebbero dove e perché sbagliamo e farebbero le loro proposte per eliminare l’assistenzialismo e diffondere un maggior senso di responsabilità.

Purtroppo é agevole prevedere che se non riusciremo a realizzare  il nostro progetto,  che darà più  responsabilità al Mezzogiorno e più voce alla sua società civile, la situazione si deteriorerà ulteriormente, presto sfuggirà definitivamente di mano  e diventerà  ingestibile. Perché le banche meridionali continueranno a non essere “ sul mercato”, ma continueranno ad operare con altre logiche, incompatibili con le risorse finanziarie a disposizione.

In uno studio del fondo monetario internazionale pubblicato alla fine di Settembre possiamo leggere che  la crisi delle banche del Sud in Italia é marcata e preoccupante, e quel che é peggio, che il Governo italiano continua a garantire flussi di capitale alle banche il difficoltà, moderando artificialmente  l’urgenza   di una profonda ristrutturazione del sistema.

In un fascicolo che circola nelle commissioni “finanze” e  “bilancio” del Parlamento di Roma, a  Montecitorio  , c’é una frase che fa capire tante cose. Il fascicolo é intitolato “le problematiche del sistema creditizio del Mezzogiorno” ed é stato preparato dalla direzione generale del banco di Napoli. La frase che fa capire tante cose  é questa:

“Si aggiunge che, sovente, le banche del Sud sono state indotte ad agire come ciambelle di salvataggio , in alcuni casi, come veri e propri ammortizzatori sociali, portate di necessità ad accollarsi i problemi finanziari e gestionali della generalità delle imprese colpite dalle avversità della congiuntura negativa.”

Di solito gli ammortizzatori sociali sono a carico dello Stato, che  finanzia questi suoi interventi  con le tasse pagate dai cittadini. Il Banco di Napoli invece  , stando a questo rapporto, si é sostituito allo Stato, ed ha operato come ammortizzatore sociale. Il costo di questi  “interventi impropri”    in ultima istanza é stato pagato dai cittadini , con le tasse che  il Tesoro ha usato per “salvare” il banco . Nel caso delle casse di risparmio di Calabria , di Puglia e di Salerno il costo é finito  dentro agli interessi ed alle altre spese bancarie che hanno pagato i clienti della Cariplo , mentre  nel caso di Sicilcassa il costo di questi “interventi impropri”  é stato sostenuto prevalentemente dai clienti delle  banche padane che hanno versato e continuano a versare i loro contributi   al “fondo interbancario di garanzia e tutela depositi” i cui fondi sono stati bruciati dall’operazione di salvataggio.

Il rapporto mensile dell’A.B.I. evidenzia che nelle banche del centro Italia nel 1990 per ogni 100 lire impiegate 4,82 erano a rischio. In pochi anni questa indicatore  si é quasi raddoppiato, e alla fine del 1996  era salito al  9,06 che avete visto nella tabella 1.  Questo indicatore   é ancora lontano dal 24 del Mezzogiorno e dal 33 delle isole, ma  é comunque considerato “molto pericoloso”  secondo tutti gli standards internazionali. Questo indicatore   mi fa pensare a un’altra banca che opera prevalentemente nel centro Italia e che  in passato si é distinta per qualche operazione di salvataggio. Si tratta della Banca di Roma,  che nei soli sei primi mesi del 1997 ha dichiarato una perdita veramente  incredibile : 2.794 miliardi. Il comunicato stampa del consiglio di amministrazione spiega che la perdita “é dovuta anche alla necessità di fronteggiare il deterioramento dei rischi creditizi in talune aree geografiche in cui opera l’azienda”.  Dunque si ritorna al problema del Mezzogiorno.

 Come vedete nella tabella 2, gli impieghi bancari del Lazio (243 mila miliardi)  da soli sono superiori alla somma di tutti quelli del Mezzogiorno e delle isole (213 mila miliardi)  e sono secondi solamente a quelli della Lombardia (307 mila miliardi). Nella tabella 3 vedete che   nella classifica delle perdite potenziali quelle del Lazio, in valore assoluto, superano quelle di ogni singola nazione della repubblica federale padana, anche quelle della Lombardia, che é prima per massa di impieghi , e quelle di  ogni singola regione del Mezzogiorno, anche della Sicilia, che é la prima nella classifica del “rischio”.  Dunque é veramente  necessario che la banca di Roma non si venga mai a trovare nelle condizioni di alcune banche meridionali, come in molti hanno temuto  quando hanno saputo  della enorme perdita dei primi sei mesi del 1997 .  Dal comunicato stampa sulla relazione semestrale  risulta che  questa banca ha appena deliberato un importante aumento del capitale. Bene, questa é una cosa giusta, perché così si copre la perdita del primo semestre del 1997 e si danno alla banca gli strumenti per operare , mi auguro sinceramente,  nel migliore dei modi. Tanto per cambiare, una parte significativa di questo aumento stava per essere sottoscritto da una banca Padana, la Banca Agricola Mantovana. A mio parere   sarebbe stata una operazione assurda.  Allo stato attuale questa eventualità per fortuna sembra scongiurata, e io spero che la Banca di Roma venga presto ricapitalizzata con tanto , tanto bel denaro fresco : ma spero che questo denaro sia di privati e  possibilmente di  soggetti residenti nel  Lazio e nelle regioni del mezzogiorno che credono e che investono nella “loro” banca. Perché é necessario che le risorse finanziarie  delle  banche padane e dei tanti istituti stranieri che siamo riusciti ad attirare in Padania con la nostra serietà e malgrado la burocrazia e la cultura medioevale di Roma ,  adesso servono  qui , da noi, in Padania, per aiutare artigiani,  commercianti  e piccole e medie imprese , in modo da contrastare la perdita di competitività e  l’ aumento della  disoccupazione che tutti   stanno notando, salvo Prodi , Ciampi Fini , D’Alema  e pochi altri, e che stanno veramente  diventando ogni giorno più preoccupanti.

Giancarlo Pagliarini