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PUBBLICATO su LaPadania - 29/07/1997
Ci sono le privatizzazioni e ci sono le “privatizzazioni all’italiana”. Le prime sono cose serie, pragmatiche, e di recente ne abbiamo viste di ottime in molti paesi membri dell’Unione Europea. Le seconde , tanto per capirci, sono quelle tipo Stet. Non so se vi ricordate: c’era il Ministero del Tesoro di Roma che possedeva l’I.R.I. L’I.R.I.a sua volta possedeva la STET , e questo significa che il Tesoro indirettamente possedeva la STET, tramite, l’IRI.
Un bel mattino a Roma dicono: “alé, dai che privatizum”. E così il Tesoro dà dei soldi all’I.R.I., che gli vende la STET. Et voilà, abbiamo privatizzato la STET.
Ma a questo mondo la verità, ricordiamocelo , é sempre nascosta e le cose non sono mai come sembrano. Facendo questa cosa apparentemente assurda si é raggiunto un obiettivo strategico , perché lo Stato italiano aveva garantito a Bruxelles che l’I.R.I. avrebbe diminuito i suoi debiti. E ormai i debiti dell’I.R.I. potevano diminuire solo se vendeva la STET. Ma a Roma dicevano : “siamo matti? se vendiamo la STET i boiardi di stato dove li mettiamo?”
Così le cose andavano per le lunghe. E a Bruxelles ogni giorno che passava diventavano più nervosi.
“Vendendo” (si fa per dire) la STET a sé stessi, pardon, al Tesoro, i debiti dell’I.R.I. in effetti sono diminuiti, con due risultati.
Primo risultato : a Bruxelles sono diventati meno nervosi , anche se qualsiasi lettore della Padania , se fosse stato uno dei funzionari della Comunità Europea, si sarebbe incavolato ancora di più . Ma in effetti “formalmente” i debiti dell’I.R.I. sono veramente diminuiti, e con loro naturalmente é diminuita anche la credibilità dell’Italia .
Secondo risultato : i burocrati hanno provvisoriamente salvato qualche poltrona, perché la STET é stata venduta, ma non é stata privatizzata. E’ solo passata dall’I.R.I. al Tesoro.
Tutto male, dunque? No, la verità é sempre più nascosta , e quando credi di aver capito qualcosa in realtà sei sempre più prigioniero del labirinto.
Questo vale per tante cose : l’economia , la politica , e la vita di un mondo che , vi assicuro, mi piace sempre di meno.
Allora : eliminando l’I.R.I. il Tesoro é riuscito finalmente a fare la fusione di STET e Telecom. Fusione che l’I.R.I. in passato aveva sempre cercato in tutti i modi di impedire , per il semplice motivo che ci sarebbero state meno poltrone a disposizione. Questa volta l’IRI ha dovuto piegare la testa, e qualche poltrona é saltata , ma naturalmente non i burocrati di Roma, che si sono subito riciclati , figurati!
E adesso , senza l’I.R.I. di mezzo, forse si riesce a privatizzate davvero la Telecom.
Tutto bene dunque? Non facciamo illusioni. Vedrete che alla fine anche qui qualcuno ci guadagnerà e molti pagheranno. Qui non si tratta di trovare la verità, perché una cosa l’abbiamo imparata : qualsiasi cosa si faccia là, a Roma, alla fine a guadagnarci sono i soliti , i detentori del potere. E anche a pagare sono i soliti : il popolo, la gente, i lettori della Padania e tutti gli altri Padani, che sono sfruttati in modo indegno ma che non vogliono nemmeno renderseno conto perché gli crollerebbero miti e certezze. E quelli che vorrebbero che una vita più semplice e una verità sempre identificabile.
Ma il mondo ti cade addosso quando ti accorgi che la cultura romana é anche la cultura di una parte di Milano. Che i detentori del potere sono gli stessi, che le azioni e le parole sono mosse dagli stessi “sentimenti “ (i danée e il potere) , e che in fondo non c’é tanta differenza tra palazzo Marino e il Campidoglio.
Esempio : la privatizzazione della AEM.
La giunta Formentini ha lavorato anni per fare una privatizzazione europea. E giù a lottare con leggi assurde e burocrazia per dare all’azienda la forma giuridica di una società per azioni.
Formentini aveva anche fatto inserire nello Statuto dell’AEM una clausola anti-scalate, che prevedeva che nessuno poteva sottoscrivere più dello 0,5% del capitale sociale. L’obiettivo era anche quello di usare lo strumento di questa privatizzazione per “fare cultura finanziaria”, avvicinando la gente comune ed i piccoli risparmiatori ad un investimento nelle azioni dell’AEM invece che nei titoli dello Stato italiano.
Ma ecco che la cultura romana entra a Milano, a palazzo Marino, ed ecco che la Giunta del sindaco Albertini propone di alzare il limite dallo 0,5% al 5%.
Perché? La risposta la troviamo in una lettera che l’assessore Porta ha distribuito ai consiglieri comunali che fanno parte della commissione bilancio. La lettera dice che “per avere successo l’operazione deve presentare le caratteristiche che la rendano interessante per i risparmiatori e soprattutto per gli investitori istituzionali italiani ed esteri”.
A Formentini, al sottoscritto e a molti altri sembra che questa operazione devrebbe essere interessante sopratutto per i risparmiatori, ma evidentemente il sindaco Albertini vuole tutelare altri interessi. Peccato.
In consiglio Comunale la Lega Nord ha provato ha convincere la maggioranza a non modificare lo statuto. Non ci siamo riusciti, ed in quelle sedute del Consiglio é successo di tutto. Non so se tutti voi sapete cosa sono gli emendamenti. Con un emendamento uno (un senatore in senato, oppure un consigliere comunale in un comune) propone di cambiare il testo di una legge. Per esempio, se il sindaco di Milano vuole fare approvare lo Statuto dell’AEM dove c’é scritto che nessuno può avere più del 5% delle azioni, con un emendamento si può proporre di cambiare il 5% con lo 0,5%. Con un altro emendamento si può proporre di cambiare il 5% con l’1%, eccetera. A Milano il Polo , che ha la maggioranza , ha approvato un suo emendamento che proponeva di cambiare il 5% col 6%. In questo modo il 5 é sparito, e tutte le proposte di cambiare il 5 sono decadute, perché il 5 non c’é più. Così molti emendamenti della Lega Nord non sono stati discussi , perché il 5% che noi volevamo diminuire era stato cambiato con un emendamento “geniale”.
Purtroppo per Albertini c’é una legge che dice negli statuti di società come l’AEM il limite massimo di possesso azionario non può superare il 5%.
Ma i romani, sia quelli di Roma che quelli di Milano, non si fermano davanti a niente, e vedrete che troveranno quelche soluzione. Male che vada Prodi li aiuterà con un bel decreto, perché un aiuto ai romani di Milano non si rifiuta mai.
Invece sarebbe utile se questo processo di privatizzazione , come voleva il sindaco Formentini, servisse anche per seminare cultura finanziaria.
Se noi adesso facciamo entrare nel capitale della AEM dei piccoli azionisti, che naturalmente oggi non pagano il premio di maggioranza perché il Comune cede solamente il 49%, noi gli assicuriamo tangibili soddisfazioni al momento della vera privatizzazione.
In questo modo noi contribuiremmo a dirottare una parte , sia pure infinitesimale , del risparmio delle famiglie dai BOT e dai CCT all’investimento in imprese produttive, vere, sane e che fanno utili.
Questa é una operazione che il Comune di Milano oggi può e deve fare , senza dare retta a quelli che vogliono favorire , e lo dicono in maniera esplicita, non i risparmiatori ma gli investitori istituzionali e qualcun altro.
Ma per realizzare questo progetto era necessario non modificare il limite al possesso azionario dello 0,5%. E invece il Polo ha alzato questo limite al 6%, rischiando addirittura che il tribunale non omologi lo Statuto dell’AEM.
In questa partita a scacchi la Lega Nord ha risposto con degli ordini del giorno con i quali , per diffondere il capitale dell’AEM tra il pubblico, di offrire ai dipendenti ed ex dipendenti dell’azienda , agli abitanti della Valtellina, dove si trovano grossi impianti dell’azienda, e ad atre categorie di potenziali piccoli azionisti dell’azienda , le azioni ad un prezzo significativamente più conveniente rispetto al valore al quale le altre azioni saranno offerte agli investitori istituzionali ed agli eventuali partners considerati strategici. Vedremo come andrà a finire.