Pagliarini: paga sempre la Padania

Pubblicato su LaPadania - 24 Ottobre 1997

            La Commissione bicamerale ha approvato la parte del suo progetto di nuova Costituzione relativa all’ordinamento federale della Repubblica. Subito, nel primo dei dieci articoli di questo incredibile testo, possiamo leggere la prima grande riforma costituzionale partorita da D’Alema & soci. Il testo della grande riforma è questo: “Roma è la Capitale della Repubblica”. Adesso lo prevede anche la Costituzione. Pagliacci!

        Di federale in questo stato c’è solamente il titolo, e quanto prima il nostro giornale lo commenterà in dettaglio. Io oggi voglio solamente spiegare ai nostri lettore che vogliono capire quale è il significato dell’espressione “federalismo fiscale” per la maggior parte dei Parlamentari del Polo & dell’Ulivo. Per capirlo basta guardare con attenzione le due tabelle pubblicate qui di fianco, tenendo presenti cinque punti.

            I dati sono stati tratti ed elaborati da quattro libri pubblicati dalla Ragioneria generale dello Stato intitolati “la spesa statale regionalizzata”. Il primo, che riguarda l’anno 1992, è stato pubblicato nel Luglio 1994, quando io ero ministro del Bilancio. L’ultimo relativo al 1995, è stato pubblicato a giugno di quest’anno. Oggi quasi tutti i soldi delle tasse vanno a Roma, che li spende per gli stipendi e le pensioni degli insegnanti, delle forze dell’ordine, dei ministeriali e dei suoi altri dipendenti, per pagare gli interessi passivi sul debito pubblico, per i trasferimenti ai Comuni, alle Province, alle Regioni, alle Ferrovie, all’Anas, agli altri enti pubblici e così via. Tutto passa da Roma.

            Ho preso tutte le spese dello Stato, naturalmente senza gli interessi passivi, e le ho divise per il numero di abitanti di ogni Regione. Sono venuti fuori i dati che vedete nella prima tabella. Per esempio, vedete che nel 1995 lo Stato in media ha speso 3.809.582 lire per ogni cittadino della Lombardia. Ma ha speso più di otto milioni per ogni abitante del Lazio e della Sardegna, più di sette per ogni abitante della Basilicata, e così via.

            A Roma quando presento questi calcoli qualcuno arriccia il naso perché afferma che lo Stato in Lombardia manda tanti soldi per pagare gli interessi passivi sul debito pubblico. A me sembra che questo ragionamento non abbia proprio nessuna base logica. Ma come, ti presto dei soldi, e tu Stato invece di pagarmi gli interessi e dirmi grazie, mi tagli i soldi per le scuole e le strade perché dici che mi paghi già gli interessi? Va bene, vuol dire che da domani non sottoscrivo più nemmeno una lira dei tuoi Bot, così sarai obbligato a mandare più soldi ai miei Comuni. Capite la logica che impera a Roma? Roba da matti.

            Nell’altra tabella gli stessi numeri sono esposti in percentuale, con la Lombardia uguale a 100. E qui potete vedere gli effetti del “federalismo fiscale”. Dunque nel 1992 per ogni 100 lire spese per le strade, le scuole, gli insegnanti, i tribunali, i Comuni, la sanità, eccetera, della Lombardia, in Campania lo Stato italiano ne ha spese 125. Poi, dal governo Amato in avanti, a Roma hanno cominciato a parlare di “federalismo fiscale”. Il risultato pratico è che le 125 lire sono diventate 141, poi 148, e infine 159 nel 1995. Il record degli aumenti è in Basilicata, passata da 117 a 197, ma come potete vedere la situazione è più o meno uguale in tutte le regioni.

            Ma non lamentatevi, perché il peggio deve ancora venire. Infatti, con il (cosiddetto) “federalismo” approvato dalla Bicamerale di D’Alema, di Fini e di Berlusconi questa situazione peggiorerà in modo sensibile. A leggerlo bene, il testo dello strano federalismo della bicamerale prevede infatti che tutto passi ancora per Roma, prevede l’obbligo dell’assistenza al Mezzogiorno e prevede l’obbligo di continuare a trasferire ai Comuni, alle Province e alle Regioni del Mezzogiorno la maggior parte delle risorse finanziarie dello Stato, lasciando solo qualche briciola a quegli egoisti della Padania.

            E quest’obbligo, a scanso di equivoci, sarà colpito nella nuova Costituzione della Repubblica italiana, che sta nascendo con un solo obiettivo: distruggere e radere letteralmente a zero le imprese, i negozi, le banche e tutte le attività produttive della Padania, e con loro gli imprenditori e i cittadini che non frequenteranno le parrocchie giuste e non si genufletteranno al potere romano.

 

 

SPESE PER ABITANTE IN LIRE

 

1992

1993

1994

1995

Sardegna

7.339.294

7.150.511

7.642.267

8.581.877

Lazio

9.917.932

8.573.574

9.093.888

8.505.915

Basilicata

5.270.690

5.604.294

6.556.249

7.502.409

Sicilia

6.341.940

6.348.501

6.530.799

6.856.037

Molise

5.270.547

5.916.916

6.137.645

6.451.418

Calabria

5.354.686

5.720.326

5.871.990

6.377.466

Abruzzo

5.318.501

5.925.424

5.913.465

6.274.702

Campania

5.591.081

5.430.228

5.584.597

6.064.795

Puglia

5.183.295

5.289.501

5.527.746

5.696.254

Lombardia

4.489.997

3.854.801

3.773.616

3.809.582

 

 

DATO IN PERCENTUALE (Lombardia = 100)

 

1992

1993

1994

1995

Sardegna

163%

185%

203%

225%

Lazio

221%

222%

241%

223%

Basilicata

117%

145%

174%

197%

Sicilia

141%

165%

173%

180%

Molise

117%

153%

163%

169%

Calabria

119%

148%

156%

167%

Abruzzo

118%

154%

157%

165%

Campania

125%

141%

148%

159%

Puglia

115%

137%

146%

150%

Lombardia

100%

100%

100%

100%