Al tappeto in 4 mosse
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- Categoria: Vecchi articoli su "LaPadania"
Pubblicato su LaPadania - 01 Aprile 1997
Come volevasi dimostrare: il Governo Prodi ha preparato l’ennesima assurda manovra, e dall’ultima indagine trimestrale dell’ISTAT risulta che dall’Ottobre 1996 si é registrata una riduzione di 308 mila occupati. Ma sia ben chiaro che se al posto di Prodi ci fosse stato Berlusconi, o chiunque altro, incluso il Padreterno, i risultati non sarebbero diversi: le manovre, sia di destra che di sinistra, ormai non servono a niente : é necessario cambiare la struttura del paese.
A Roma i detentori del potere si arrampicano quotidianamente sui vetri per cercare impossibili soluzioni alla crisi strutturale di questo illogico Stato italiano: cercano di mettere qualche pezza e cercano di rinviare i problemi, ma rifiutano, in contrasto con ogni logica e con il comune buon senso, di fare l'unica cosa razionale nella circostanza .
Vale a dire: 1) Rendersi conto che nel paese ci sono due economie e due culture, molto diverse e oggettivamente non compatibili. 2) Rendersi conto che in questo caso l'unione non fa la forza, ma genera irresponsabilità, inefficienza , ed indebolisce in tutte e due le economie le possibilità di competere e di svilupparsi. Al Sud mancano infrastrutture, imprese e imprenditori, ma l’assistenzialismo e la (falsa) solidarietà tolgono la molla necessaria per intraprendere seriamente. E così il sistema produttivo del Mezzogiorno non parte. In Padania l’insostenibile pressione fiscale , necessaria per mantenere questo Stato inefficiente ed i consumi del Mezzogiorno , non consente alle imprese ad alto valore aggiunto di investire in nuovi processi, nella ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. E così le imprese Padane diventano ogni giorno meno competitive. 3) Capire che il problema é uno solo: é necessario che il Mezzogiorno diventi più competitivo, che generi più risorse e più prodotto interno lordo (PIL) . 4) Capire che gli strumenti più importanti per creare, far partire e far funzionare la macchina produttiva e l’occupazione vera nel Mezzogiorno sono due: una maggiore responsabilità e una moneta più competitiva. Con questi due strumenti il Mezzogiorno sarà in grado di attirare turismo, di attirare investimenti, e di aumentare le esportazioni. 5) Capire, infine, che il Mezzogiorno potrà dotarsi di questi due strumenti solo separandosi dalla Padania e diventando una Nazione indipendente. La Padania é troppo forte e troppo competitiva in Europa e nel mondo perché la lira si svaluti e diventi più competitiva, ed é proprio la forza della lira che produce la disoccupazione del Mezzogiorno.
Tutte le altre cose, dai prestiti d'onore ai disoccupati del Sud al salvataggio del Banco di Napoli, dai contratti d'area ai lavori socialmente utili , dalla nomina di un " alto commissario per l'occupazione " agli inviti ad Albanesi e extracomunitari di venire a lavorare in Padania in modo che con i loro contributi sociali l'INPS possa pagare le pensioni della Sicilia , dalle “manovre” sul trattamento di fine rapporto (TFR) a quelle sui tickets , e via dicendo , a mio parere non servono e non serviranno a niente . Mi ricordano quel bimbo che voleva vuotare il mare con un cucchiaino.
In assenza di una vera soluzione strutturale, é agevole prevedere che nel nostro futuro ci saranno quattro fasi :
1. L’attuale fase delle "pezze colorate": continueremo ad assistere ad una attività legislativa impressionante . Il governo continuerà a far passare in Parlamento con il voto di fiducia centinaia di leggi che quando ci andrà bene non serviranno a niente e basta , oppure che non serviranno a niente ma che avranno caratteristiche oggettivamente dannose , che costringeranno le aziende a chiudere o a emigrare , e che accelereranno il processo di recessione del paese. Questo inutile agitarsi, queste “pezze colorate” serviranno solo a tre cose : 1) a prolungare di qualche mese l'agonia del paese , 2) a prolungare di qualche mese la gestione del potere da parte di qualcuno , e 3) ad aumentare la disoccupazione, perché quando le aziende chiudono o emigrano all’estero, poi qui in Padania aumentano i disoccupati.
2. Contemporaneamente dovremo subire la fase delle “invasioni programmate e facilitate”. Mi riferisco ad Albanesi ed extracomunitari, e voglio ricordare una intervista del ragioniere generale dello Stato, Monorchio, pubblicata un mese fa in prima pagina dal Corriere della Sera, nella quale si diceva che l’Italia ha bisogno di 50.000 emigrati extracomunitari all’anno. L’emigrazione é sempre una tragedia, ed é veramente incredibile che in un paese che si dichiara cattolico e di sinistra si faccia conto su tragedie umane come l’emigrazione per pianificare le entrate dello Stato e le future manovre economiche.
Anche questa fase avrà il risultato pratico di costringere le aziende a chiudere o ad emigrare in paesi più civili , e di aumentare la disoccupazione.
3. Fase degli “appelli straordinari alla solidarietà e all’amor patrio “ .
Poi il gioco si farà ancora più pesante ,perché i detentori del potere, dopo avere pensato di tassare perfino la rivalutazione dell’oro della Banca d’Italia, non sapranno più quali “pezze colorate” inventarsi, e l’utilità marginale dei contributi sociali versati da Albanesi ed extracomunitari all’INPS sarà sempre minore. Naturalmente al potere romano le invasioni legalizzate degli Albanesi e degli extracomunitari saranno sempre utili, perché potete essere sicuri che verrà loro concesso il diritto di voto, con l’obiettivo dichiarato di diminuire le percentuali elettorali della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. Ma la crisi finanziaria dello Stato sarà sempre più pesante, e la quota delle tasse utilizzata per pagare i debiti trasferiti di padre in figlio sarà sempre più insopportabile per il sistema economico e per i cittadini. A quel punto vedrete che tutti ( Sua Santità il Papa, il Presidente della Repubblica, i Presidenti di Camera e Senato, il Presidente del Consiglio, i leaders della maggioranza e quelli della (cosiddetta) opposizione e tanti altri ancora, compresi i grandi e i piccoli giornalisti) parteciperanno alla suddetta fase degli “appelli straordinari alla solidarietà e all’amor patrio “ . La cui traduzione in linguaggio giuridico sarà questa : nuove tasse sul patrimonio. A pensarci bene questa stagione é già cominciata. Ricordate il vecchio prelievo dai conti correnti in banca, e i vari contributi di solidarietà. Vedrete che inevitabilmente le trimestrali di cassa del 1998 o al più tardi del 1999 dimostreranno che questo Stato non sarà più in grado di pagare le pensioni o di finanziare sanità ed istruzione : e allora, quando non sarà più possibile alzare la pressione fiscale , vedrete che Roma tornerà a tassare i conti correnti in banca, i conti titoli , la casa ed ogni altro bene al sole , ad eccezione dei titoli di Stato, perché quelli “devono” essere sottoscritti. E naturalmente anche questa fase farà scappare imprese e imprenditori, e farà aumentare la disoccupazione .
4. Ultima fase : “oro alla patria” , prestiti forzosi e prestiti di solidarietà.
Naturalmente la fase delle patrimoniali non potrà durare tanto , perché il reddito lo si rigenera ogni anno, mentre il patrimonio, una volta che lo Stato romano ha cominciato a portarselo via, non c’é più. Un pò va a Roma, e quello che rimane sparisce . E al quel punto il paese avrà pochissime imprese competitive, tanti disoccupati , tanta fame e tanta disperazione. Proveranno anche con progetti tipo “oro alla patria” , prestiti forzosi e prestiti di solidarietà. E le richieste arriveranno da un governo forte, molto forte. Forse un governo in divisa.
Ecco, quando arriveremo a questo punto , dopo che i Padani che credono nel Polo e nell’Ulivo e che li votano avranno dato tutto il loro patrimonio allo Stato italiano (e attraverso lo Stato italiano al Banco di Napoli, a Rutelli per il Giubileo di Roma, all’IRI e a tanti, tanti, tanti altri) , anche quelli che oggi criticano la proposta di separazione consensuale della Lega Nord per l'indipendenza della Padania capiranno che il nostro progetto era razionale , avrebbe tutelato le imprese della Padania , avrebbe aiutato lo sviluppo del Mezzogiorno, ed avrebbe evitato gravi tensioni sociali. Ma se nel frattempo saremo arrivati a quel punto, temo che sarà troppo tardi .
Giancarlo Pagliarini