Perchè si manifesta "per" e non "contro".
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PUBBLICATO su LaPadania - 16/09/1997
In presenza di una manifestazione promossa da un partito politico, da una associazione culturale, oppure da chi volete voi, una persona o una organizzazione normale come si comporta? Se é interessata cerca di trovare il tempo per partecipare alla manifestazione. Se invece non é interessata, o se é in disaccordo con le proposte degli organizzatori, non ci va . La ignora. Oppure dopo che la manifestazione ha avuto luogo si informa per sapere come é andata, se ha avuto successo o se é andata deserta.
Ma nessuna persona normale si sognerebbe di darsi da fare per impedire o per ostacolare una manifestazione. O ci vai , se ti interessa, oppure non ci vai. Ma perché devi impedirla o ostacolarla? Vi ricordate quando Cito e altri di Taranto sono venuti con treni pagati chissà da chi a manifestare a Mantova e a Chioggia per l’unità d’Italia? Erano delle evidenti provocazioni, ma nessuno li ha disturbati. Proprio nessuno. Se ricordo bene a Chioggia Cito era finito all’ospedale perché, non trovando nessuno della Lega Nord che gli badasse, alla fine si era picchiato con dei poliziotti.
Invece il PDS , molto democraticamente, ha deciso di cercare di impedire lo svolgimento delle elezioni del Parlamento Padano del 26 Ottobre. In questi giorni é stata mandata in giro una comunicazione alle federazioni della Sinistra Giovanile , firmata dal “Compagno Franco Albarracin” , nella quale si suggerisce di chiedere ai vari Comuni il permesso per l’utilizzo di tutti i luoghi pubblici per i giorni 24, 25 e 26 Ottobre, “in modo che quando i promotori leghisti ne domanderanno l’assegnazione questi non saranno più disponibili”. Ditemi voi se questo é il modo di comportarsi di persone e/o di partiti civili, che credono nelle loro idee , come é logico e giusto, ma che devono rispettare anche le idee degli altri, come é ancora più logico e ancora più giusto.
Altra domanda: se uno di voi volesse organizzare una manifestazione, la organizzerebbe, ne sono certo, “per” qualcosa, non “contro” qualcosa.
Esempio : “per” un sistema fiscale che sia equo, che non blocchi lo sviluppo e che funzioni bene, ma non “contro” le tasse.
Per l’indipendenza della Padania, ma non “contro” l’Italia.
Per una nuova Costituzione, ma non “contro” la Costituzione.
Per il Sin.Pa, il sindacato padano, ma non “contro” gli altri sindacati.
Per le privatizzazioni, ma non “contro” le imprese a partecipazione statale.
Per migliori condizioni di lavoro, ma non “contro” i padroni.
Per una buona legge sulla immigrazione, ma non “contro” gli extracomunitari.
Invece i sindacati romani hanno organizzato per Sabato 20 Settembre una manifestazione “contro” la secessione , “contro” la Lega Nord , e naturalmente , già che c’erano, anche contro il razzismo , come se la secessione e la Lega Nord avessero qualcosa a che vedere con il razzismo. Anche questo non mi sembra un comportamento di persone ragionevoli e in possesso di normali capacità mentali . Per dare un alibi morale a questo atto violento ed incivile ecco che nella sede della CGIL di Varese saltano fuori all’improvviso dei deliranti foglietti di minaccia al sindacato . Anche i bambini capiscono che questi pezzi di carta sono stati troppo tempestivi e troppo utili all’azione violenta che il sindacato e i centri sociali stanno mettendo in atto contro la Lega Nord per l’indipendenza della Padania per essere credibili. Questa é strategia della tensione bella e buona, con firma, data ed indirizzo del mittente.
Purtroppo i sindacati romani da sempre sono violenti. Ricordo che il primo Maggio 1994 in piazza del Duomo a Milano hanno crocifisso e poi bruciato due fantocci che raffiguravano Bossi e Berlusconi. Il 14 Ottobre dello stesso anno i pupazzi invece sono stati “semplicemente” impiccati. Dico questo perché mi sono veramente stancato in questi giorni a sentire Cofferati, Larizza, D’Antoni, e con loro Costanzo, Prodi, Veltroni, Bertinotti e tutti i giornali e tutte le televisioni del regime romano che parlano ogni minuto della “violenza” della Lega Nord. Per i fatti del 1994, immensamente più gravi, la Repubblica scriveva “manifestazione giocosa dove la fantasia si é scatenata assieme all’ironia”. Dò atto a Renato Farina di aver scritto su Il Giornale di Sabato scorso un ottimo articolo su questo argomento , intitolato “Berlusconi si può bruciare. Le tessere CGIL no. Scandalo per il falò antisindacale della Lega? Guardate che cosa accadeva in piazza nel 1994”.
Ma cerchiamo di capire perché i sindacati romani hanno deciso di fare questa manifestazione contro la secessione e contro la Lega Nord.
Un sindacato dovrebbe avere tre obiettivi :
1. Tutelare i lavoratori
2. Tutelare coloro che hanno lavorato e che adesso sono in pensione
3. Impegnarsi per stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro
I sindacati possono lavorare per realizzare questi obiettivi sia nella Repubblica federale Padana, sia nella Repubblica della Magna Grecia, oppure, come fanno oggi, nell’Italia unita.
Dunque, in prima battuta, dovrei concludere che il problema della secessione oppure del mantenimento dell’unità d’Italia non ha proprio niente a che vedere con gli “obiettivi caratteristici” di un sindacato . Se questo é vero, si deve concludere che la manifestazione del 20 Settembre é in realtà un progetto promosso a titolo personale , magari per fare un piacere a Prodi o a qualcun altro, dai membri dei consigli direttivi di CGL, CISL e UIL. A titolo personale perché una manifestazione del genere non ha niente a che vedere con l’attività caratteristica del sindacato .
Ma andiamo avanti. Vediamo se la nostra proposta di secessione consensuale ostacola , oppure facilita, il raggiungimento degli obiettivi del sindacato.
Nell’Italia unita i sindacati con i contratti nazionali impongono una situazione che non tiene conto delle più elementari regole del mercato. Tutti sanno che l’economia della Padania é molto diversa da quella del Mezzogiorno, e che il costo della vita , le infrastrutture e la produttività sono profondamente diverse . Per il Mezzogiorno le logiche ed inevitabili conseguenze di questa situazione che non rispetta le più elementari regole del mercato sono l’assenza strutturale di investimenti ed il continuo aumento della disoccupazione e del lavoro nero. Per la Padania la conseguenza é una pressione fiscale che non consente alle imprese di effettuare gli investimenti necessari per essere competitive e poter continuare ad operare. Con la secessione le tasse delle aziende Padane si armonizzerebbero con quelle del resto d’Europa, e questo significa che in pratica si dimezzerebbero. Con la secessione il costo del lavoro nel Mezzogiorno diventerebbe competitivo, e di conseguenza attirerebbe imprese ed investimenti. Il che significa che si genererebbero finalmente lavoro e occupazione. Dunque la manifestazione contro la secessione dei sindacati romani assume automaticamente il significato di una manifestazione a favore della disoccupazione e del lavoro nero nel Sud e di una alta pressione fiscale in Padania. Una manifestazione del genere potrebbe essere organizzata dai servizi segreti di paesi in via di sviluppo , perché impedendo la secessione riuscirebbero a tenere alto il costo del lavoro nel Mezzogiorno . Così riuscirebbero più agevolmente ad indirizzare capitali e investimenti verso i loro territori. Questo é nei fatti. Questo é quello che sta succedendo oggi. Ma la manifestazione del 20 Settembre non é organizzata dai sindacati Turchi , Egiziani, Indonesiani o Tunisini , ma dai sindacati romani, che dunque nella circostanza , spendendo a sproposito la parola “solidarietà” e dimenticando completamente il concetto di “responsabilità” , lavorano oggettivamente contro l’obiettivo di tutelare i lavoratori.
Pensiamo alla creazione di nuovi posti di lavoro. Le imprese della Padania “labour intensive” , caratterizzate da processi produttivi semplici e non particolarmente sofisticati, continuano e continueranno ad emigrare all’estero, perché il nostro costo del lavoro oggi non può competere con il costo del lavoro dei paesi in via di sviluppo. Con la secessione molte di queste imprese prenderanno la via del Mezzogiorno, attirate da una moneta molto competitiva. Altrimenti continueranno a prendere altre direzioni : Slovenia, Romania, Ungheria, Turchia, eccetera.
D’altro conto le imprese Padane “capital intensive” oggi stanno perdendo competitività o stanno emigrando in altri paesi perché la eccessiva pressione fiscale non consente di effettuare i necessari investimenti per la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove tecnologie. Con l’Italia unita la pressione fiscale non potrà diminuire, perché le imprese della Padania dovranno continuare a mantenere l’inefficienza dello Stato centrale ed i consumi del Mezzogiorno. Con la secessione, la pressione fiscale sulle imprese Padane potrà diminuire in modo significativo , e questo consentirà alle imprese di effettuare gli investimenti necessari per aumentare la loro competitività. Con la logica conseguenza di un aumento dell’occupazione.
Dunque, anche in questo caso, la manifestazione dei sindacati contro la secessione assume il significato di una manifestazione contro la creazione di nuovi posti di lavoro.
Ragionamenti analoghi dimostrano che questa manifestazione é anche contro gli interessi dei pensionati, perché non dovete dimenticare che le pensioni oggi sono pagate con i contributi sociali versati da chi lavora. E se non si tutela l’occupazione e non si creano nuovi posti di lavoro , me lo spiegate con cosa si pagheranno le pensioni?
A questo punto non é possibile non domandarsi perché i sindacati romani hanno preso questa posizione , così chiaramente in contrasto con gli interessi dei lavoratori e dei pensionati .
La risposta c’é, e si chiama potere.
Il sistema “Italia unita” ogni anno versa nelle casse dei sindacati romani circa 1.300 miliardi. Il dettaglio di questa cifra lo vedete nella tabella allegata. A fronte di queste enormi risorse finanziarie i sindacati non devono pagare tasse e non devono pubblicare un bilancio consolidato che evidenzi tutte le loro attività. A questo punto anche il sindacalista più onesto del mondo, quello che lavora senza sosta , magari solo per un milione e mezzo al mese, é contrario alla secessione. E’ contrario perché questo sistema paese mette a sua disposizione delle significative risorse finanziarie che lui utilizza per realizzare i suoi ideali. Dunque , in buona fede, i sindacalisti onesti sono contro la secessione per tutelare un loro interesse che é assolutamente legittimo, ma che é un interesse di parte , che nella circostanza non coincide con gli interessi dei lavoratori e della collettività.
Alcuni mie amici dicono che di sindacalisti onesti che lavorano per le tre organizzazioni romane non ce ne sono. Io dico che ce n’é qualcuno . Ne sono sicuro , perché ho conosciuto personalmente dei sindacalisti con le mani pulite e convinti dei loro ideali.
Tanti o pochi che siano, a loro , ai sindacalisti onesti di CGIL, CISL e UIL , voglio dire che dovrebbero prioritariamente tutelare gli interessi dei lavoratori e della collettività , e non quelli , legittimi ma di parte, del loro sindacato. E che non devono rifiutarsi di capire che la secessione consensuale comporterà sicuramente una maggiore tutela dei lavoratori, dei pensionati, ed un aumento dei posti di lavoro.
Ma provate, voi sindacalisti onesti, a discutere questi argomenti con i vostri capi. Vedrete che non accetteranno la discussione, o che si arrampicheranno sugli specchi per spostare il discorso da questo piano concreto a quello dell’ideologia e dei massimi sistemi. E allora capirete due cose molto importanti : 1) che ostacolando la nostra proposta di secessione consensuale voi state anche ostacolando lo sviluppo di nuovi posti di lavoro e la tutela degli attuali lavoratori e pensionati , e 2) che c’é un solo motivo per il quale i vostri capi, i vertici del sindacato romano , sono così violentemente contro la nostra proposta di secessione consensuale , e questo motivo si chiama “tutela del loro potere ”.
Giancarlo Pagliarini