Con Amato torneranno i tagli alle pensioni

PUBBLICATO su LaPadania - 18/05/1999

Oggi pomeriggio il neo eletto Presidente della Repubblica terrà il suo discorso alle Camere. Lo ascolteremo tutti con attenzione e rispetto, ma vi confesso che quello che farà il nuovo ministro del Tesoro Giuliano Amato nelle prossime settimane m’interessa immensamente di più delle cose, sicuramente logiche e ragionevoli (ci mancherebbe altro) che dirà Ciampi oggi pomeriggio.

I motivi dell’interesse e della preoccupazione voglio provare a spiegarli cominciando con una citazione di un altro discorso, quello che Amato aveva fatto a Montecitorio il 30 Giugno 1992, quando aveva chiesto al Parlamento la fiducia per il suo governo.

“Viviamo una congiuntura economica e finanziaria che ha assunto connotati di particolare gravità e che prefigura, in termini tendenziali e senza correzioni, scenari inquietanti: per la finanza pubblica e per le stesse strutture portanti della nostra economia, con particolare riguardo alla solidità della sua base produttiva e alle prospettive dell’occupazione. Dietro l’angolo non c’è l’uscita dall’Europa, il rifugio in una impossibile autarchia. C’è piuttosto il rischio di diventare un’appendice dell’Europa, una Disneyland al suo servizio….”

Da quando Amato ha detto queste cose in Parlamento sono passati sette anni. La versione “ufficiale” della storia di questi sette anni cerca di far credere ai cittadini che abbiamo fatto grandi sacrifici e che grazie a Ciampi, a Prodi ed al senso di responsabilità dei partiti romani i conti dello Stato sono stati finalmente risanati. Che la nostra dignità e la nostra credibilità sono fuori discussione e che in Europa non siamo secondi a nessuno.

Quante bugie! La verità è che a Roma non hanno accettatol’idea dell’Europa a due velocità, e così nonostante i sacrifici, la situazione è ulteriormente peggiorata. Nel 1992, quando Amato faceva quel preoccupatissimo discorso in Parlamento, il debito pubblico era di un milione e 448 mila miliardi. Oggi supera i due milioni e 400 mila miliardi. Nel 1992 il rapporto dei debiti accumulati sul PIL era 101,4 per cento. Il Belgio stava molto peggio di noi (127,7) e l’Irlanda con il suo 96 per cento era quasi uguale a noi. Dopo il “miracoloso risanamento”, il nostro debito con il suo 118,7 per cento adesso è il più alto d’Europa. Oggi perfino il Belgio sta meglio di noi. Il debito dell’Irlanda è sceso addirittura a 52,1: lì sì che hanno risanato sul serio! Al 31 Dicembre 1992 il nostro tasso di disoccupazione era 8,8: molto preoccupante, ma migliore di Francia, Inghilterra e molti altri. Dopo la cura dell’accopiata Prodi-Ciampi siamo saliti al 12,3 e nell’Unione Europea solo la Spagna sta peggio di noi. Ma l’indice della disoccupazione in Spagna sta migliorando costantemente, mentre da noi continua a peggiorare.

La verità dunque è questa: in questi anni non è stato fatto nessun risanamento. Sono state solamente messe delle pezze prelevando soldi dei cittadini dai loro conti correnti, svalutando la lira ed aumentando le tasse.

Le tre componenti del “risanamento” di Prodi e Ciampi sono state 1) Aumento assolutamente irragionevole della pressione fiscale. Questo aumento ha colpito i consumi del mercato interno e gli investimenti delle aziende, riducendo la loro competitività. 2) Diminuzione dei tassi di interesse, che essendo diminuiti in tutto il mondo sono diminuiti anche in Italia. Fossero aumentati in tutto il mondo sarebbero aumentati anche da noi. 3) Tagli dei trasferimenti alle Regioni e agli enti locali, con il conseguente aumento delle imposte locali, e quindi della pressione fiscale complessiva, e con la conseguente riduzione dei consumi pubblici.  Ecco perché la Lega Nord, e ormai anche tanti altri, afferma che in realtà non c’è ancora stato nessun risanamento.

Prodi e Ciampi hanno fatto carriera: la storia tra non molto ci dirà se sono stati premiati per i risultati che hanno saputo ottenere oppure se qualche mano che vede lontano ha disegnato le loro carriere e voluto le loro promozioni per allontanarli in modo da poter cominciare veramente a risanare; perché il collasso dell’economia italiana avrebbe un effetto domino e conseguenze devastanti in tutta Europa.

Nel 1992 Amato era stato chiamato quando la situazione cominciava ad essere disperata. Ricordate la tassa sulla casa (ISI), il prelievo dai conti correnti e la svalutazione della lira alla fine del 1992. Amato era riuscito solo a mettere qualche rattoppo e a consentire allo Stato di pagare gli stipendi alla fine del mese. Ha potuto solamente rinviare i problemi, perché il Parlamento, non so se ve ne ricordate, non gli aveva concesso le quattro deleghe necessarie per sistemare le pensioni, la sanità, gli enti locali e il pubblico impiego. Adesso la situazione è ancora peggiore del 1992. Lo strumento della svalutazione della moneta non è più disponibile: potrebbe essere utilizzato solo nel contesto di quella separazione consensuale che la Lega Nord raccomanda da sempre, ma che, contro ogni logica economica, non viene presa in considerazione perché i partiti romani rinunciano allo sviluppo del Mezzogiorno, rinunciano alla tutela dei posti di lavoro in Padania, ma non intendono rinunciare ai voti dell’assistenzialismo ed al mantenimento delle loro posizioni di potere.

 La competitività del sistema paese oggi è più bassa del 1992 ed i disoccupati più numerosi. Ciampi è stato tolto con le buone dal Ministero del Tesoro e il pallino è stato rimesso nelle mani di Amato.

Io credo che domani ricomincerà il vero tentativo di risanare l’economia del paese. Finora non è stato fatto praticamente niente. Aspettiamoci tagli alle pensioni e chissà cos’altro. Nelle dichiarazioni programmatiche che Amato aveva letto alla Camera nel 1992 c’era un lunghissimo elenco di problemi che sono ancora tutti sul tappeto, tra i quali la necessità di prevedere “il graduale e incentivato innalzamento dell’età pensionabile”.

Questa via sarà certamente seguita. D’altro canto è significativo che proprio l’argomento pensioni sia stato l’oggetto dell’ultima intervista di Ciampi prima della sua elezione alla presidenza della Repubblica. 

Vorrei commentare altre tre cose delle vecchie dichiarazioni programmatiche di Amato.

  1. Era stata identificata la necessità di superare le rigidità del mercato del lavoro. Spero che questo match Amato – Bassolino - Sindacati si giochi veramente, perché a mio parere c’e n’è veramente bisogno.
  2. La parola ripetuta più spesso in quel documento era questa: “responsabilità”. Spero che questa parola venga ripetuta sempre più spesso in consiglio dei ministri. Quando la Lega Nord parla di federalismo o della necessità di un patto di separazione consensuale ha sempre in mente l’obiettivo di un sistema caratterizzato da un senso di maggiore responsabilità individuale e collettiva.
  3. In quella relazione c’era anche un capitolo dedicato alla cultura. Purtroppo, come risulta dal resoconto stenografico, quel capitolo cominciava così: “Sarà impegno del Governo promuovere la diffusione della cultura, veicolo di consolidamento dell’identità nazionale e di crescita economica”. Spero che in questi sette anni Amato sia cambiato perché sinceramente mi pare che non ci si possa aspettare niente di buono da un uomo che identifica la cultura come uno “strumento per consolidare l’identità nazionale” (?), e che addirittura toglie la cultura dall’anima dell’uomo e la usa come un manuale per “lavorare bene” in modo da consolidare la crescita economica.