La Confindustria e il Mezzogiorno
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PUBBLICATO su LaPadania 08/07/1997
La settimana scorsa il problema dello sviluppo del Sud é stato discusso in una “conferenza straordinaria delle imprese del Mezzogiorno” organizzata dalla Confindustria alla Mostra d'Oltremare di Napoli.
Carlo Calleri, della Fiat e vicepresidente della Confindustria , ha detto che "Ormai é chiaro che il grande problema italiano é il Mezzogiorno. O si trovano le strumentazioni adeguate per affrontarlo, o quegli stessi problemi finiranno per aggravare le condizioni economiche dell'intero paese."
E' vero, siamo d'accordo, e lo abbiamo sempre detto anche noi. Se il Sud generasse , in proporzione , lo stesso PIL della Padania , la pressione fiscale e contributiva sarebbe accettabile, con il risultato che adesso non saremmo in piena recessione (questa é la verità, malgrado le "verità ufficiali" proclamate disperatamente e con sempre minore convinzione da Ciampi , Prodi e altri membri del governo) , ci sarebbero più consumi, e le imprese della Padania potrebbero investire , restare competitive su tutti i mercati ed assumere invece di essere obbligate , come tutti possono vedere in questi giorni, a licenziare, o a chiudere per tasse , o ad emigrare all'estero.
Antonio D'Amato , che é il “Consigliere della Confindustria incaricato per il Mezzogiorno” (non so dirvi chi é , e nemmeno se c’é , il “Consigliere della Confindustria incaricato per la Padania” ) durante questa conferenza straordinaria delle imprese del Mezzogiorno ha detto che "Gli imprenditori Meridionali non concordano con l'introduzione delle cosiddette gabbie salariali. A nostro modo di vedere , la questione sta nel ridurre il costo del lavoro piuttosto che il salario netto dei lavoratori, anche perché nel Sud c'é una seria questione di salario famigliare : ridurre ulteriormente i salari finirebbe per ridurre anche la capacità di spesa delle famiglie e quindi i consumi."
Vediamo cosa significa questa proposta della Confindustria di ridurre il costo del lavoro piuttosto che il salario netto dei lavoratori del Mezzogiorno.
Voi sapete che per ogni 100 lire che si mette in tasca un lavoratore dipendente ci sono 215 lire di costo per l'azienda . Di queste 215 lire , 100 vanno nelle tasche di chi lavora, e 115 vanno a Roma. Una parte di queste 115 lire va al fisco , che le usa per le spese dello Stato centrale : per pagare gli stipendi degli insegnati, per la sanità, un pò ne dà all’ANAS per le strade, un pò ne dà ai Comuni per il loro funzionamento, eccetera. E una parte delle 115 lire va all'INPS , che le usa per pagare le pensioni . A proposito di pensioni , molti lo sanno già , e chiedo scusa se mi ripeto ma é sempre utile ricordarlo, non dimenticate che questi soldi servono per pagare le pensioni dei cittadini che sono già in pensione . Invece alle pensioni di quelli che oggi lavorano e che rinunciano a mettersi in tasca queste 115 lire per darle al fisco e all’INPS ci penseranno i nostri figli , ai quali stiamo trasferendo oltre al debito pubblico anche il debito per pagare le nostre pensioni . Questo grazie al sistema romano che é oggi in vigore in Italia , che non é basato sui calcoli finanziari che vorrebbe la cultura Padana , ma sulla filosofia del “chi ha avuto ha avuto , chi ha dato ha dato, eccetera”, che purtroppo é quella prevalente nel Parlamento di Roma.
Allora prendiamo due operai che fanno lo stesso, ma proprio lo stesso , identico lavoro. Uno vive in una città della Padania, e l'altro in una città del Mezzogiorno. Alla fine del mese, tutti e due, con la proposta della Confindustria, si mettono in tasca 100 lire. E questo già non mi sembra molto corretto : provate a confrontare il costo per l'affitto oppure per un chilo di patate in Lombardia con i prezzi che si pagano per l’affitto o per un chilo di patate in Calabria.
Ma andiamo avanti. Con la proposta di Confindustria l'azienda dove lavora l'operaio Padano avrà un costo di 215 lire , mentre l'azienda dove lavora l'operaio del Mezzogiorno sosterrà un costo inferiore. Supponiamo che sia di 170 lire. 45 lire in meno. Provate a chiedervi cosa succede di queste 45 lire di differenza. Lo Stato e l'INPS hanno comunque bisogno di questi soldi , perché se non li incassano mi spiegate come fanno a pagare la sanità, l'istruzione, le pensioni eccetera? Una cosa dunque é certa : a Roma queste 45 lire che mancano all’appello perché le industrie del Sud, con la proposta della Confindustria, non le pagherebbero , arriveranno lo stesso. Ma chi paga?
Le possibilità sono due . Prima possibilità : i soldi arrivano con l’aumento del debito pubblico. Questo significherebbe allontanarsi sempre di più dall'Europa ed aumentare il costo degli interessi passivi .
Seconda possibilità : aumentando le tasse e i contributi sociali . Naturalmente con la proposta della Confindustria le tasse e i contributi sociali aumenterebbero solamente per le imprese della Padania e per i cittadini della Padania. Perché, come ha detto il Consigliere della Confindustria incaricato per il Mezzogiorno , "nel Sud c'é una seria questione di salario famigliare : ridurre ulteriormente i salari finirebbe per ridurre anche la capacità di spesa delle famiglie e quindi i consumi."
Già, tutti sanno che la maggioranza del lavoro nero, che per l’ISTAT é di quasi 5 milioni di lavoratori , é nel Sud . Ma secondo la Confindustria il lavoro nero del Sud non si traduce in capacità di spesa delle famiglie . Cos’è , lo investono tutto in BOT ? E tutti sanno che in Padania questa "questione del salario famigliare" non c'é . Certo , la spesa nei supermercati in Padania noi la facciamo "a gratis" . E tutti sanno che in Padania se vogliamo comperare un paio di scarpe ai nostri bambini dobbiamo solo entrare in un negozio , sceglierle e portartele via. All’uscita dobbiamo solo ricordarci di dire : "Grazie mille. Per il conto si rivolga pure alla Confindustria. Più precisamente , se non trovate il Presidente, rivolgetevi tranquillamente al Consigliere della Confindustria incaricato per il Mezzogiorno .”
Qualcuno che mi conosce adesso magari penserà : "ma cosa gli prende al Pagliarini, che di solito é così tranquillo e non si arrabbia mai?"
Mi prende che stavolta sono arrabbiato. Pare che il Presidente di Confindustria a Napoli abbia detto : "E visto che nel mondo tutti i muri sono crollati, dobbiamo abbattere anche quello che divide il nostro paese, perché in Europa o entriamo tutti, o tutti rimaniamo fuori."
Quella di Giorgio Fossa é una affermazione che a mio modesto, sommesso ed umile parere non ha senso. Non ha senso economico , e i motivi li trovate nella tabella esposta qui di fianco. Non ha senso storico e non ha senso politico, perché gli Stati - nazione hanno già accettato di trasferire a Bruxelles , firmando il trattato di Roma , una parte significativa della loro sovranità legislativa. E col primo Gennaio 1999 trasferiranno all’Europa anche la sovranità finanziaria.
Il nostro Stato sarà l'Europa, dei popoli , delle libertà e del rispetto per le cose come sono in natura. E non mi stancherò mai di dire e di ricordare che non riusciremo mai a costruire l'Europa se al suo interno continueranno a sopravvivere e a fare danni gli egoismi degli Stati-nazione . Insomma, basta con i sacri e inviolabili confini di patrie fasulle e costruite a tavolino. Basta con la grandezza degli Stati- Nazione . Basta con i vari tricolori, con “la-mia-bandiera-é-più-bella-della-tua” , e quindi ti odio e ti sparo : perché tu hai la divisa di un altro colore , e il mio Re é più bello e più buono del tuo.
La posizione del Presidente di Confindustria ha senso solo se intende rappresentare gli interessi di qualche grande industria, che evidentemente vuole l'Italia "una, unita e indivisibile" perché , signori lettori, me lo dite dove trova un'altro paese al mondo che quasi ti regala un'Alfa Romeo o uno stabilimento come quello di Melfi.
Oppure ha senso in un'ottica di brevissimo periodo , per tutelare qualche posizione o qualche rendita sul piccolo mercato interno italiano.
La Lega Nord per l’indipendenza della Padania ha una proposta alternativa , che prevede la secessione consensuale e che ha le caratteristiche esposte in dettaglio nel prospetto che vedete qui a fianco.
Ecco, io chiedo ai lettori di buona volontà di ritagliare o di fotocopiare questo prospetto , e di usarlo per discutere, per evangelizzare, per chiedere alle organizzazioni territoriali di Confindustria , di Unindustria, dell'API, eccetera , di organizzare dibattiti su come risolvere il problema del Mezzogiorno , che come ha detto giustamente Carlo Calleri , "é il grande problema italiano".
Io, Maroni, Formentini, Gnutti, gli altri membri del Governo della Padania, i dirigenti della Lega e del PIU’ (Padani Imprenditori Uniti : la nostra Confindustria ) saremo ben lieti di partecipare a questi dibattiti. E se gli uomini di Confindustria riusciranno a dimostrare che abbiamo torto, che la nostra proposta non funziona sul piano economico, oppure che in essa c’é dell’egoismo, del razzismo, della mancanza di solidarietà, saremo altrettanto ben lieti di ammetterlo e di fare marcia indietro. Dunque questa é una sfida. Cari lettori , aiutateci a organizzare questi dibattiti. Con Confindustria. Con Polo. Con Ulivo. Con Preti e vescovi. Con tutti quelli che vi dicono che sono contrari alla secessione. Discutiamone, e fateci capire dove é sbagliata la nostra proposta. Fateci capire perché non siete d’accordo. Fateci capire perché in Europa dobbiamo entrare subito tutti, o restare tutti fuori, quando siamo in presenza di due economie profondamente diverse una delle quali, quella del Mezzogiorno, deve essere aiutata. Fateci capire perché il Mezzogiorno non deve essere aiutato con gli strumenti della responsabilità e della moneta più competitiva che noi proponiamo. Fateci capire perché il Mezzogiorno deve invece essere aiutato aumentando la pressione fiscale e contributiva sulle industrie della Padania, togliendo loro mercati, possibilità di investire e capacità di competere. Insomma, obbligandole a chiudere, come in pratica ha chiesto la Confindustria da Napoli.
Cari lettori, se qualcosa del prospetto che vedete qui di fianco non vi é chiaro , se non siete d'accordo su qualche punto del nostro progetto, se qualche vostro interlocutore vi ha contestato ed ha sollevato seri problemi , scrivete alla Padania : risponderemo a tutte le domande, anche (e soprattutto ) a quelle più cattive.
Noi siamo convinti che il problema del Mezzogiorno si può risolvere solamente con la secessione consensuale. Siamo convinti che la secessione consensuale non ha il significato di "abbandonare i poveri" e di far entrare in Europa la parte ricca del paese. Ma ha invece il significato di dare al Mezzogiorno, oltre alla nostra solidarietà per sostenere i consumi delle famiglie, due cose fondamentali per avviare il suo processo di risanamento : più responsabilità ed una moneta più competitiva, in grado di attirare imprese , capitali e turismo . E' solo così che si creano a Sud le condizioni ottimali per riuscire ad attirare una quota consistente di investimenti internazionali, senza fare chiudere le imprese della Padania per la impossibilità di investire in ricerca e sviluppo, come sta invece succedendo oggi a motivo della eccessiva pressione fiscale e contributiva sulle aziende.
Pressione fiscale e contributiva che , come abbiamo visto, aumenterebbe se si seguissero le indicazione della Confindustria. Che io qui , lo ripeto, sfido pubblicamente ad organizzare dibattiti in ogni città su questo argomento . In verità io penso che il nostro progetto sia già condiviso anche dai più illuminati imprenditori meridionali. E questo é dimostrato anche da un articolo firmato dallo stesso Antonio D'Amato sul Sole - 24 ore di Sabato 5 Luglio, dove il Consigliere della Confindustria incaricato per il Mezzogiorno , riferendosi ai giovani Meridionali, scrive che : "Innanzitutto , le giovani generazioni hanno grande voglia di camminare con le proprie gambe, di crearsi il proprio futuro, hanno grande voglia di riscatto. "
Ma questo si realizzerà proprio cogliendo le opportunità della secessione consensuale che noi proponiamo : non per abbandonare il Sud , ma per dargli più responsabilità ed il vantaggio di una moneta più competitiva.
Che non genererebbe di per sé inflazione, come ha obiettato l'altra sera Michele Salvati del PDS ad un dibattito organizzato dalla Lega Nord di Pioltello, perché é vero che le materie prime importate costerebbero di più , ma le più importanti materie prime del Sud sarebbero agricoltura e turismo : e queste sono due preziose materie prime a costo zero che non sono mai state adeguatamente sfruttate, per il semplice motivo che finora la politica romana, cinica e suicida, ha preferito sfruttare il lavoro, i risparmi e le risorse finanziarie della Padania , togliendo competitività alle nostre imprese e portando la Padania e il Mezzogiorno in una situazione di drammatica recessione che a Roma sperano di combattere facendo come gli struzzi : dicono che non c’é, la ignorano, e si fanno coraggio tirando fuori documenti contabili dei quali stanno ridendo tutta Europa e tutto il mondo . Documenti sempre più ispirati ai principi della “contabilità creativa” , che é quella basata su questa filosofia : domanda “cosa fa due più due ?” Risposta “ non ti preoccupare : tu dimmi cosa ti serve che faccia, che poi ci penso io”.
Giancarlo Pagliarini