Il Cardinale e l'Europa

PUBBLICAT su LaPadania - 06/05/1997

Il  "Corriere" ha dato ampio risalto a un intervento che il Cardinale Martini ha svolto  a Sesto San Giovanni, durante un incontro organizzato dalla Gioventù Operaia Cristiana. Il titolo era questo : "Martini ai politici : troppi dibattiti su Maastricht" . L'articolo cominciava così : "Più politica del lavoro e solidarietà, meno dibattiti sulla finanza secondo  i parametri di Maastricht."

Secondo me in questo frase c'é una  contraddizione  che vale la pena evidenziare per chiarire un equivoco di fondo.  Perché siamo tutti sulla stessa barca e , per quanto riguarda la politica del lavoro , abbiamo tutti lo stesso obiettivo : quello di combattere la disoccupazione, dalla quale derivano i tanti guai della nostra area geografica , primo fra tutti la delinquenza organizzata.

 Al contrario del Cardinale Martini , io credo che sia  assolutamente  necessario parlare di Maastricht   e capire la sua importanza. Perché dobbiamo essere tutti consci che  se saremo esclusi dall'Unione Monetaria  la nostra gravissima disoccupazione di oggi aumenterà in modo esponenziale. E che , d' altra parte , in assenza di una Europa unita  ed efficiente  , per le  imprese europee sarà sempre più difficile essere presenti e competere nel mercato globale . E questo significa peggiorare in modo significativo  il problema del lavoro e della disoccupazione  in Europa , Padania e Mezzogiorno inclusi.

La commissione diocesana "giustizia e pace" della diocesi di Milano nel  libro "autonomie regionali e federalismo solidale" pubblicato nel Gennaio 1996 con prefazione dello stesso Arcivescovo Martini  riconosce che  i due grandi problemi europei sono la disoccupazione e l'indebitamento , ed identifica nell'Unione Europea lo strumento per risolverli. Senza questa unione, scrive la commissione diocesana, "non sarà possibile dare corso ai grandi mutamenti strutturali e tecnologici necessari per rilanciare l'occupazione." Ed io condivido in pieno questa conclusione.

Ma esaminiamo la situazione dell'Italia. Secondo me, quando  questa Italia "una, unita ed indivisibile"  sarà  esclusa dell'Unione Monetaria, le nostre imprese  dovranno fare i conti con tre severissimi svantaggi competitivi.

Maggior costo del denaro. Quando i nostri concorrenti Tedeschi, Francesi , Spagnoli ecc. membri dell'UM   avranno bisogno di soldi, andranno in banca e chiederanno in prestito  degli Euro . E le banche glieli daranno. Il costo sarà del 4 - 4,5 per cento. I nostri imprenditori invece andranno nelle banche italiane,  chiederanno in prestito delle lire, e le pagheranno , bene che vada , il 12-13%.

Maggior costo del lavoro. All’interno dell’UM  i sistemi pensionistici si armonizzeranno sul modello più efficiente, che é quello del sistema a capitalizzazione con la presenza di numerosi  fondi pensione, ben controllati e in concorrenza tra di loro. Lo Stato interverrà solamente quando sarà necessario  garantire il minimo vitale . In questo modo  diminuirà in modo significativo il costo del lavoro, perché l’impatto dei contributi sociali sarà molto inferiore. Questo vuole dire che alla fine del mese i dipendenti dei nostri concorrenti nell'UM si metteranno in tasca 100 Euro  e le loro ditte sosterranno un costo di 150-160 , mentre da noi per ogni 100 lire pagate le aziende dovranno sostenere  un costo di circa 215 lire. Questo é il dato di oggi , perché in futuro, tavole demografiche alla mano , queste  215 lire sono destinate ad aumentare.

Maggiori tasse sugli utili delle aziende.Infine , la pressione fiscale che graverà sulle  società dei   nostri concorrenti che  opereranno nei paesi membri dell'UE sarà sicuramente inferiore al 35% , mentre le nostre aziende continueranno a dare allo Stato italiano , come oggi,  il 65-70% dei loro utili .

Moltissime aziende se ne andranno ( cosa che peraltro sta già accadendo ) ,  mentre quelle che resteranno in Italia avranno la vita molto breve. Infatti i loro concorrenti europei  , a parità di ogni altra condizione, avranno a disposizione maggiori  flussi finanziari da investire nelle ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti, di nuovi macchinari, e di nuovi processi produttivi. Questo vuole dire che in breve arriveranno sul nostro  mercato nuovi prodotti, e dopo poco tempo le nostre aziende, una dopo l’altra, dovranno chiudere.

Dunque  fa bene  il Cardinale Martini a ricordare che al centro del dibattito della società civile ed al centro dell'azione politica ci deve essere il problema del lavoro. Ma é sicuro  che questo problema diventerà un dramma se l'azione politica continuerà ad avere le caratteristiche di questi ultimi mesi : dai prestiti d'onore ai lavori socialmente utili e giù giù fino all'ultima incredibile proposta , quella del 1° Maggio, dell' ennesima "authority per il lavoro e l'occupazione". A Palazzo Chigi non capiscono che c'é una sola soluzione, e questa soluzione si chiama mercato. Ma il mercato é per gli uomini liberi , e dunque non é ancora per questa Italia senza libertà. Per questa Italia delle logge massoniche, della mafia, dei sindacati , dei politici, delle cooperative , delle grandi industrie e dei tanti altri detentori del potere che temono il mercato , le sue regole e la conseguente corretta informazione.  Di questo passo  é agevole prevedere che tra poco saremo quasi  tutti disoccupati.

Dunque ben vengano seri dibattiti su Maastricht , perché da questi dibattiti risulta sempre che l'unica soluzione ragionevole e vantaggiosa per tutti é quella, che ho già ricordato molte volte su queste colonne,  della separazione consensuale, che salverebbe le imprese della Padania e farebbe finalmente partire la macchina produttiva del Mezzogiorno, combattendo la disoccupazione e di conseguenza  sconfiggendo  la malavita organizzata.

Se  il Cardinale Martini ed  i giovani , che sono sicuramente seri, onesti e socialmente  impegnati  della Gioventù Operaia Cristiana vogliono veramente realizzare l'obiettivo di combattere la disoccupazione , essi dovrebbero offrirsi come volontari per aiutarci  a raccogliere le firme il prossimo 25 di Maggio, giorno del referendum per l'autodeterminazione della Padania. Nei nostri "gazebo" quel giorno ci sarà  posto e lavoro per tutti i cittadini di buona volontà. Perché quel referendum accelererà il processo di autodeterminazione, e di conseguenza il processo  di separazione consensuale del paese, il cui risultato pratico ed immediato sarà proprio quello di salvaguardare l'occupazione che abbiamo in Padania e di sconfiggere la disoccupazione  nel resto d'Italia. Perché é  certo che quando il Mezzogiorno avrà più responsabilità ed una moneta più competitiva potrà finalmente attirare turismo, capitali, imprese,  aumentare le esportazioni e combattere la disoccupazione . Gli unici che non apprezzeranno questa nuova situazione saranno la mafia ed i politici del Mezzogiorno, che perderanno molto del loro potere. Ma questo é solo un motivo in più per realizzare  il nostro  progetto.

Ed é anche certo che quando l' economia si sarà messa in movimento , il Sud avrà meno bisogno di solidarietà : se il Cardinale e la Gioventù Operaia Cattolica si impegneranno assieme a noi per fare avere al Mezzogiorno  più responsabilità e una moneta più competitiva sarà dimostrato che  non é vero quello che dicono, sbagliando ,  in certi ambienti . E cioè che alcuni uomini della Chiesa assumono la irragionevole ed egoista posizione di bocciare la nostra proposta perché la Chiesa "ha bisogno che ci siano dei poveri a favore dei quali indirizzare i suoi interventi di solidarietà e le sue preghiere. Il giorno che non ci saranno più poveri, la Chiesa perderebbe potere e non saprebbe più cosa fare."  Questa é una analisi molto superficiale, ma prendendo posizione a favore del nostro progetto, nel quale tutti sanno che non vi é nemmeno l'ombra di egoismo, di razzismo o di mancanza di solidarietà , nessuno, nemmeno i meno informati ed i meno ragionevoli, sarebbe autorizzato a proporla.

Mentre quello che é certo é che se il problema della disoccupazione  continuerà ad essere gestito in questo modo, con tanta ideologia e senza alcun pragmatismo, tra pochissimi anni l'economia del paese sarà definitivamente distrutta, e tutti quelli che non emigreranno saranno poveri e disoccupati. E avranno bisogno di tanti aiuti e di tanta solidarietà : ma da chi?

Giancarlo Pagliarini