Sono le province autonome lo strumento per cambiare

PUBBLICATO su LaPadania - 12/01/1999

Camogli è sicuramente uno dei posti più belli del mondo. Purtroppo d’estate ci sono dei turisti che rinunciano ad andarci perché non sanno dove mettere l’auto. Idee ce ne sono, ma mancano i soldi per i parcheggi e tra tutte le città della costa Ligure non c’è ancora una comoda metropolitana interrata. Non c’è perché con i soldi delle tasse pagate dai cittadini della Liguria i signori di Roma hanno preferito finanziare il Banco di Napoli, il Giubileo, la Sicilcassa, i lavori socialmente utili di Napoli e di Palermo e tante altre cose che non hanno niente a che vedere con la Liguria.

Solo per fare un esempio pensate che i 6.500 abitanti di Camogli mandano giù a Roma più di 65 miliardi di tasse ogni anno. Se i cittadini di Camogli potessero spendere per la loro città una parte maggiore dei soldi delle loro tasse, il nuovo sindaco “Pippo” Maggioni e la sua giunta, a cui faccio di cuore i migliori auguri di buon lavoro, avrebbero i quattrini per i parcheggi e per i tanti altri problemi della città e del porto.

Giovedì scorso la passeggiata a mare di Camogli era completamente deserta. Il cielo e l’aria avevano quei colori e quel sapore che trovi e respiri solo in Liguria in certe giornate magiche. I sassi della spiaggia parlavano con il loro amico mare e con le vecchie case dei pescatori, e tutti assieme raccontavano le storie vere e bellissime che fanno parte della vita di quelli che ci sono nati e che commuovono quelli che ci passano. In quel paradiso uno cammina e si sente vivo e felice. Poi si guarda intorno e si chiede: ma dov’è la gente?  Perché qui c’è il deserto mentre proprio in questo momento ci sono   pensionati e turisti di tutta Europa che sono in viaggio verso le Canarie o verso altri posti invece di venire qua? Perché proprio in questo momento ci sono tante aziende multinazionali che hanno organizzato i loro congressi e i loro viaggi premio in Finlandia o in Messico invece di venire in questo posto magico ed accogliente? A due passi da Camogli, in Costa Azzurra e in Costa Brava, in giornate come questa i bar, i porti, i ristoranti e gli alberghi sono pieni di turisti, pensionati, pittori, innamorati, inventori e poeti. Qui invece non c’è nessuno.

Due miei amici, marito e moglie che adesso vivono a Camogli e preparano ogni tipo di focaccia, mi dicono che di Sabato e di Domenica lavorano come matti, quasi non dormono, ma poi ci sono intere giornate senza lavoro. Perché nessuno fa gli investimenti necessari per far vivere il turismo tutto l’anno: nel porto, nelle infrastrutture, negli alberghi, nei tanti progetti che gli addetti ai lavori sanno individuare con fantasia e creatività. Ma questi addetti ai lavori pagano troppe tasse e per gli investimenti resta sempre di meno. Il Comune ha pochi soldi e poca autonomia verso le leggi e la burocrazia di Roma. La Provincia di Genova ha ancora meno soldi e meno autonomia, mentre la Regione Liguria se andiamo avanti con questi tagli dei trasferimenti da Roma tra un po’ non avrà altro che debiti.

E così nonostante la sua bellezza struggente Camogli per lunghi periodi dell’anno è meno competitiva di Tossa de Mar, di Mentone, e d’altre città della Costa Brava, della Costa Azzurra, delle Baleari, delle Canarie eccetera. Perché là c’è più responsabilità, e gli operatori non sono così legati a Parigi o a Madrid. Invece qui tutti i soldi vanno a Roma e tutto dipende da Roma, dai suoi politici e dalla sua burocrazia.

Per Camogli, ma anche per tutte le altre nostre città, grandi e piccole, per il nostro turismo, per le nostre industrie, per la nostra agricoltura, per le nostre scuole e per il nostro ordine pubblico servono più autonomia da Roma, più responsabilità, più coraggio e meno burocrazia.

E allora parliamo del progetto “Province autonome”.

I Bergamaschi come il solito sono operativi, sono già partiti e da quelle parti in questi giorni tutti i dirigenti e tutti i militanti dei partiti del Blocco Padano sono in strada dalla mattina alla sera a raccogliere le 50.000 firme che servono per presentare la legge d’iniziativa popolare sull’autonomia della Provincia di Bergamo. Io spero che le firme non saranno 50.000 ma dieci volte tanto! Poi c’è Vicenza: l’autonomia della Provincia è una delle priorità del nuovo presidente Manuela Dal Lago. E poi c’è Varese: dell’autonomia della Provincia di Varese si sta parlando ormai da anni e il presidente Ferrario continua a girare, ad incontrare gente e a ricordare che “più il livello d’amministrazione è vicino al cittadino, più facile è per il cittadino controllare chi lo sta amministrando.”  Questo controllo genera automaticamente meno sprechi, meno furti e più efficienza.

Fate una prova, parlate in giro del progetto “ Province autonome”, anche e soprattutto con quelli che non sono della Lega: sono sicuro che più del 90% dirà che è d’accordo. E allora ha proprio ragione il Presidente della Provincia di Varese quando dice (vedi laPadania di Mercoledì scorso) che “la gente condivide l’idea, perché il discorso è così concreto e valido che se uno ha il tempo di essere informato, aderisce subito all’iniziativa. Il problema è la difficoltà nella comunicazione.” E allora vediamo d’avere tutti più elementi per discutere di quest’argomento.

Io una modesta proposta l’avrei, ed è una legge, ancora da scrivere nei dettagli e poi da discutere nel Parlamento di Roma, che prevede tre cose. Vediamo se siete d’accordo.

  1. In tutte le 103 Province della Repubblica italiana dovrà essere obbligatorio svolgere un referendum, in modo che tutti i cittadini potranno scegliere se la loro Provincia dovrà essere una Provincia autonoma, oppure se preferiscono restare come oggi. Quel referendum si dovrà svolgere in tutte le Province, incluso Trento, Bolzano, e anche nella Valle D’Aosta, perché siamo tutti uguali e non ci devono essere cittadini di serie A e di serie B.
  2. La legge dovrà anche prevedere nei dettagli cosa significa essere una “Provincia autonoma”. E’ chiaro che il modello dovrà essere quello di Trento e Bolzano, ma, secondo me, con molta più autonomia. Le provincie dove la maggioranza dei cittadini avrà votato per il sistema di autonomia dovranno mandare a Roma il 10% delle tasse pagate dai soggetti residenti. Questa cifra dovrà essere calcolata su una base imponibile uguale per tutte le Province che hanno votato per l’autonomia, mentre sul resto ci potrà essere concorrenza fiscale. Le altre Province invece continueranno come oggi a mandare quasi tutte le tasse a Roma.
  3. Il contributo del 10% servirà per le politiche di solidarietà e per finanziare i pochi servizi generali che lo Stato darà in ogni caso anche alle Province autonome, come l’esercito, la politica estera e poco altro. La legge dovrà identificare i pochi servizi che lo Stato dovrà in ogni caso garantire anche alle Province autonome in cambio del loro contributo fiscale. A parte questo, le Province che sceglieranno l’autonomia non avranno il diritto di ricevere nessun altro servizio gratuito dallo Stato. Gli amministratori, oppure gli stessi cittadini che molto spesso saranno chiamati a decidere con lo strumento del referendum, sceglieranno se “comprare” dallo Stato italiano certi servizi, oppure se autoprodurli, oppure se comperarli da terzi. Questo è un punto importante e vi chiedo di valutarlo. Oggi, in pratica, con le tasse che paghiamo noi comperiamo dei servizi dallo Stato: sanità, pensioni, ordine pubblico, istruzione, giustizia eccetera. Ma lo Stato opera in regime di monopolio: questi servizi li dobbiamo comperare da lui, non abbiamo scelta e non c’è concorrenza. Ecco perché i servizi sono così scadenti: quando non c’è concorrenza non c’è né efficienza né creatività. Dunque la mia “modesta proposta” prevede che chi sceglie la via della Provincia autonoma dovrà, tanto per fare un esempio, farsi le sue strade. Se la Provincia vorrà potrà scegliere come fornitore l’ANAS, che è dello Stato. In questo caso tratterà il prezzo, poi gli darà dei soldi e in cambio l’ANAS farà le strade e provvederà alla loro manutenzione. Ma la Provincia potrà anche rivolgersi ad altri, oppure potrà farsi le sue strade in economia. E lo stesso vale per l’istruzione, per l’ordine pubblico, per la sanità eccetera. E potete essere sicuri che dovendo operare in regime di concorrenza lo Stato sarà molto più efficiente di oggi. Perché se non sarà efficiente “perderà clienti”, come è giusto che sia.  Cosa ne pensate?

Lasciatemi fare un banale esempio di concorrenza fiscale e di autonomia. Supponiamo che gli amministratori della Provincia “A”  a un bel momento decidono che la malavita ha superato i limiti di guardia e che è assolutamente necessario eliminare il clan degli albanesi che sfruttano la prostituzione. E’ necessario eliminare le loro violenze, le loro lotte, e certe inaccettabili scene che ormai si vedono per strada a tutte le ore. Gli amministratori di quella Provincia dopo averle provate tutte ed esserne usciti sempre sconfitti, elaborano una drastica proposta che prevede la riapertura delle case chiuse. E’ necessario che abbiano il potere di poter proporre ai loro amministrati un referendum su questa loro proposta.  Supponiamo che si faccia il referendum e che la proposta sia accettata dalla maggioranza dei cittadini della Provincia “A”. In questo caso in quella Provincia le case chiuse saranno legali, anche se naturalmente i singoli Comuni, se vorranno, potranno vietarle sul loro territorio.  In questo modo quella Provincia prenderà tre piccioni con una fava:

  1. gli albanesi non avranno più niente da guadagnare col racket della prostituzione, e così o si cercheranno un altro lavoro, oppure se ne andranno fuori dalle scatole. Andranno in Francia oppure andranno nella vicina Provincia “B” dove magari la sinistra sarà riuscita a non far passare il referendum. Questo vuole semplicemente dire che la maggioranza dei cittadini della Provincia “B”  per motivi morali si sono dichiarati contrari alle case chiuse, e sono contrari al punto che preferiscono vedere per le loro strade prostitute e morti ammazzati.  Oppure i cittadini di quella Provincia hanno in mente un altro sistema per combattere la criminalità e la prostituzione. Benissimo: tanti auguri. In questo caso quella Provincia dovrà avere l’autonomia necessaria per provare sistemi alternativi. E se questi sistemi funzioneranno saranno copiati da altre Province. Il bello di un sistema con ampie autonomie è proprio questo. Tante soluzioni, tanta creatività, e alla fine ci si misura sui risultati. La qualità della vita non potrà che migliorare.
  2. ci sarà più ordine morale nelle strade.
  3. la Provincia “A”  incasserà più soldi perché i gestori delle case chiuse e le professioniste che ci lavorano dovranno pagare tasse e contributi sociali. Questo consentirà alla Provincia di ridurre le altre tasse oppure di fare più investimenti.

 

Ho fatto apposta questo esempio-limite, che in realtà è una provocazione, perché si cominci a discutere sulle caratteristiche e sui confini del concetto di autonomia.  Ma a pensarci bene cosa c’è di strano o di scandaloso in questa proposta? Nel Nevada ci sono case chiuse che sono quotate in borsa a Wall Street. Negli altri Stati invece sono vietate. Questo significa che oggi ai cittadini del Nevada gli sta bene così. Quando alla maggioranza non gli andrà più bene, le vieteranno anche lì. Nel Texas non ci sono case chiuse: sono vietate. Però nel Texas c’è la pena di morte. Io penso che a casa sua ognuno deve essere libero di fare quello che la maggioranza sceglie democraticamente, con referendum ed ogni volta che ci sono delle elezioni

Come al solito ho semplificato, ma mi sembra che questa sia una buona base per cominciare a ragionare seriamente di autonomia. Penso ce ne sia bisogno, sia dal punto di vista pratico che da quello culturale. Sabato scorso ho parlato di questo progetto a Venezia alla riunione del Governo della Padania, ed il Consiglio dei Ministri ha deciso che in tutte le Province delle nostre Regioni dovremmo organizzare dei gruppi di lavoro perché questo progetto di legge sia sviluppato nei dettagli dalla base, dai cittadini. Vi chiedo di aiutare il Governo della Padania. Organizzate gruppi di lavoro e chiamatemi. Lavoriamo assieme. Vi chiedo di coinvolgere tutte le persone che conoscete, anche e soprattutto quelle che non votano Lega ma che ritengono che questa sia una buona idea. Lavoriamo assieme fino all’estate. A Settembre il Governo della Padania presenterà la bozza del disegno di legge finale alla stampa e lo farà avere a tutti i partiti (non solo alla Lega Nord) e a tutti i parlamentari eletti nelle nostre Regioni, perché sia depositato e discusso nel Parlamento di Roma. E ne darà una copia anche a tutti i sindaci, auspicando che se ne discuta in tutti i consigli comunali, possibilmente alla presenza dei cittadini.

Chi è interessato a questo progetto può darsi subito da fare, telefonando al Governo della Padania a Venezia (041 721063) oppure, meglio, mandando un fax (041 5205860).  Io li contatterò immediatamente per organizzare i gruppi di lavoro.

Per completare le informazioni che vi potrebbero essere utili vi chiedo di guardare l’Allegato1.

I dati li ho presi da un libro di 305 pagine che è appena stato pubblicato dal ministero del Tesoro e che è intitolato “la spesa statale regionalizzata. Anno 1996”.

Da quel libro ho preso tutti i trasferimenti che lo Stato italiano ha fatto nell’anno 1996 alle 19 Regioni e alle due Province autonome di Trento e di Bolzano. I trasferimenti sono di due tipi: quelli alle Regioni, Comuni e Province, e quelli alle imprese, alle famiglie e ad altre voci.  Ho fatto le somme ed ho diviso i totali per il numero di abitanti di ogni Regione e delle due Province autonome. I risultati li potete vedere nell’Allegato 1, e a me sembrano veramente devastanti. Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché per ogni 100 lire che questo Stato trasferisce a un cittadino della Lombardia, il cittadino della Val d’Aosta ne deve ricevere 632, quello della Provincia di Bolzano 541 e quello di Trento 526. Certo, lo Stato gli manda più soldi ma gli dà più autonomia e gli trasferisce meno servizi. Ma perché questo schema, se i cittadini lo desiderano, non può essere utilizzato anche dagli abitanti delle Province di Genova, Bergamo, Vicenza, Cuneo, Milano, Lecco, Como, Brescia eccetera. Oppure, se lo desiderano, da quelli di Siracusa o di Foggia o di altre Province del Mezzogiorno?  E qualcuno dovrebbe spiegarmi anche perché per ogni 100 lire trasferite a un cittadino del Veneto ce ne devono essere 190 in Sicilia, 168 in Molise, 165 in Calabria, 164 in Campania e via dicendo. Insomma, il nostro è un sistema ingiusto, che penalizza il desiderio di responsabilità e premia quelli che strillano, che frignano. La via del cambiamento è lunga, e il progetto “Province autonome” va sicuramente nella direzione giusta: il Governo della Padania chiede il vostro aiuto perché su questa proposta si apra nella società un dibattito veramente ampio, serio e consapevole, in modo che il progetto sia capito da tutti, che questa idea entri in tutte le case e sia discussa in tutte le famiglie.