Fidenato: ogni tanto una bella Storia
Senta Pagliarini, io i suoi articoli li leggo tutti. Anzi, li ritaglio e li tengo. Lei mi interessa ma allo stesso tempo mi deprime. Per una volta nella sua “politica da mangiare” può scrivere qualcosa che ci dia la speranza di un paese migliore? Sono sicura che se ci prova qualcosa di buono lo trova anche nella politica italiana. Nadia Santucci (Da "Di Tutto"- n°45)
Cara signora, lei mi chiede una cosa difficile. Però a pensarci bene una bella storia ce l’ho. E’ la storia di un cittadino coraggioso. Provo a sintetizzarla in dieci punti.
Primo. Si chiama Giorgio Fidenato. E’ un imprenditore nato a Mereto di Tomba (Udine) e residente ad Arba (Pordenone), un bel comune che più Friulano non si può. Belle case, come le facevano una volta, e un sito internet chiaro e trasparente. Ha 48 anni, ha la testa dura, è presidente della associazione Agricoltori Federati della Provincia di Pordenone ed è fondatore, assieme all’editore di Treviglio Leonardo Facco, del Movimento Libertario. Da poco è anche diventato padre: ha adottato una bella bambina armena di 11 mesi.
Secondo. Tra i costi della sua azienda ci sono anche le fatture dell’esperto del lavoro. Infatti Fidenato deve lavorare “a gratis” per lo stato e operare come “sostituto di imposta” dei suoi sei dipendenti, versando le loro tasse e i loro contributi sociali. Questo ormai è diventato un vero e proprio lavoro e quasi ogni mese ci sono nuove “racole” e adempimenti burocratici da tenere presenti. In Italia in media i cittadini dedicano al fisco 360 ore all’anno (45 giorni) . In Svizzera le ore sono 63 (8 giorni). Fonte : Doing Business 2008. Una follia!
Terzo. In tutto il mondo i libertari sono pochi. Per forza sono pochi: non sono in ginocchio, non obbediscono, non baciano gli anelli dei padrini e non cercano di “fare carriera”. Li riconosci subito perché sono quelli che non mettono in galera i loro pensieri e dicono sempre quello che pensano. Leggono molto e in Italia poi, con un editore come Facco alle spalle, sono delle enciclopedie: i “testi sacri” li conoscono tutti e loro stessi ne scrivono di nuovi. Fidenato conosce la storia dell’imprenditrice US Vivienne Kellems che negli anni 40 aveva cercato di dimostrare che era incostituzionale che lo stato la obbligasse a lavorare gratuitamente per lui. E conosce anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: il secondo comma dell’articolo 5, mi ha ricordato l’ultima volta che l’ho sentito al telefono, dice che “nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio”. Ma lo stato italiano, con la sua legge sui “sostituti di imposta”, obbliga gli imprenditori a lavorare per lui.
Quarto. Dal primo di gennaio ’09 Fidenato ha deciso di mettere nella busta paga dei dipendenti tutto il loro stipendio lordo, ricordandogli che devono versare le loro tasse e i contributi sociali. Fidenato non evade nemmeno un centesimo di Euro.
Quinto. In questo modo i suoi dipendenti sono più consapevoli perché a) sanno quanto è il loro vero costo per la ditta e b) “toccano con mano” il costo delle Pubbliche Amministrazioni e il peso e le complicazioni della burocrazia.
Sesto. I dipendenti hanno provato a versare le tasse e i contributi, ma non è facile perché l’agenzia delle entrate da loro non vuole i soldi: li vuole incassare dal “sostituto d’imposta”. Hanno pagato tutto, fino all’ultimo centesimo, con dei libretti al portatore inviati all’Agenzia delle entrate, ma l’Agenzia li ha fatti convocare dai Carabinieri per restituirli.
Settimo. E adesso viene il bello della storia. Dopo alcuni avvisi “bonari” l’INPS ha iscritto a ruolo i contributi e il 23 Luglio 09 ha mandato la cartella esattoriale a Fidenato, che così finalmente ha potuto portare la questione in tribunale. Il suo ricorso è lungo 23 pagine, è serio, non è ideologico, e cerca di dimostrare che la figura del “sostituto di imposta “ è incostituzionale.
Ottavo. La comparsa di risposta dell’INPS per me è stata una vera sorpresa. Poteva cercare di dimostrare che Fidenato aveva torto, oppure poteva dichiarare che in teoria aveva ragione ma la Repubblica italiana e l’INPS hanno grossi problemi di bilancio. Invece confesso che le cinque pagine del documento INPS mi sono sembrate sul piano della “lesa maestà”. La ricostruzione legislativa di Fidenato è definita “una via di mezzo tra l’innovativa e la bizzarra”. Sono citati Woody Allen e il film “il dittatore dello stato libero di Bananas”, gli attentati alle Twin Towers, la bolla immobiliare e i mutui subprime. Riconosce il “marasma normativo che è ormai diventato il nostro ordinamento giuridico nel suo complesso” ma poi gli suggerisce di “istruire al proprio interno un impiegato capace di redigere buste paga e quant’altro serve per i rapporti con l’Agenzia delle Entrate e gli Enti previdenziali”. Già, ma chi lo paga? Ma questi signori hanno una vaga idea dei problemi dei piccoli imprenditori italiani???
Nono. Il 19 Novembre il tribunale del lavoro di Pordenone ha sospeso l’esecutività delle cartelle esattoriali dell’INPS ed ha rinviato la discussione al 28 gennaio. Io farò tutto il possibile per essere a Pordenone quel giorno, perché questa mi sembra una giusta battaglia di coerenza, coraggio e civiltà. Le tre “c” di un friulano per bene.
Decimo: per finire, penso che non sarebbe male se nel frattempo il Governo approvasse un decreto “Svizzero”, cioè semplice e pragmatico. Si riconosce che lo stato non può imporre ai cittadini di lavorare per lui, ma non può nemmeno proibire liberi accordi fra le parti e di conseguenza raccomanda alle aziende e ai dipendenti di concordare fra di loro il da farsi: a quelli che lo vogliono sarà dato lo stipendio lordo e poi sarà compito loro versare tasse e contributi. A quelli che non vogliono fastidi le aziende concorderanno di continuare a fare il lavoro di sostituto d’imposta. Ci sono problemi di bilancio? Basta farlo entrare a regime in 10 anni, al ritmo di due Regioni all’anno.
Fine della bella storia. Cosa ne pensa signora? Mi dia retta: appena ha in mano l’agenda del 2010 la apra sul 28 Gennaio e segni “A Pordenone per Fidenato”. La saluto.