Aboliamo le Province. Anzi no.

Da anni ad ogni campagna  elettorale quasi tutti i  politici dichiarano che è necessario eliminare le Province. Ma  poi non succede mai niente. Anzi, la  Lega Nord ha dichiarato  che sono assolutamente necessarie e insostituibili. Lei come la pensa? Marco Angeli (Da "Di Tutto"- n°38) 

Ha letto “La casta” di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella? C’è un capitolo intitolato “Le province sono inutili? Aumentiamole”. Sottotitolo: “Tutti falliti i tentativi di abolirle: servono a distribuire posti”.  

Vediamo quattro cose: 1) come è la situazione. 2) alcuni motivi per abolire le Province, 3) cosa dicono i “difensori” delle Province. E infine, per risponderle 4) come la pensa il vecchio Paglia

  • Situazione. L’articolo 114 della Costituzione dice che laRepubblica è costituita da ben cinque enti: 1) Comuni, 2) Province 3) Città metropolitane, 4) Regioni  e 5) stato. Dunque per abolire le Province  è necessario cambiare la Costituzione.Nel 2005 i soldi entrati nella casse delle Province sono stati 16,1 miliardi di Euro, con l’enorme aumento del 62% negli ultimi cinque anni. Di questi 16 miliardi 4,6 sono tasse (imposte RC auto eccetera), mentre il resto sono trasferimenti dallo stato e dalle Regioni, vendite di beni delle Province e accensioni di prestiti. Il personale impiegato è passato dai 51 mila dipendenti del 2000 ai 62.800 del 2005. Le spese per il rimborso dei prestiti sono aumentate dai 350 milioni di euro del 2000 ai 1.125 milioni nel 2005: un trend drammatico!
  • Alcuni motivi per abolirle: si tratta di risparmiare un po’ di quattrini e di togliere un po’ di politici e di burocrazia dal sistema in modo da renderlo più efficiente.  Questa è una proposta ricorrente. Pensate che già Emilio Caldara, sindaco di Milano dal 1914 al 1920, diceva che “le province sono enti buoni solo per i manicomi e per le strade”. Le attuali competenze delle amministrazioni provinciali possono essere svolte dalle Regioni. In questo modo si potrebbero eliminare tutte le spese per gli emolumenti degli oltre 3.000 consiglieri provinciali eletti e le spese delle campagne elettorali. Gli immobili dove ci sono le sedi delle Province potrebbero essere vendute, oppure essere usate per altri scopi, oppure se si è in affitto si potrebbe risparmiare questa spesa. Soprattutto ci sarebbe meno burocrazia
  • Motivi per non abolirle. I difensori delle Province sono tantissimi e dicono che esse hanno funzioni amministrative, compiti di programmazione, di coordinamento e di verifica. I punti ricordati più spesso dai “difensori” sono le strade e l’edilizia scolastica negli istituti superiori, la riqualificazione di tutti i servizi di pubblica utilità, il coordinamento dei Comuni del territorio, eccetera. Ad esempio per le strade nella bergamasca i difensori chiedono “cosa succederebbe senza le Province? Rimandiamo all’ANAS la progettazione e la gestione delle strade? La A4, la Pedemontana, la Brebemi, l’Alta velocità ferroviaria sul corridoio 5 non farebbero un passo in avanti senza il ruolo di consenso e di coordinamento territoriale della Provincia”.Ricordo anche una dichiarazione di Umberto Bossi su La Stampa  del 30 novembre 08 : “le Province sono assolutamente utili  perché costituiscono l’identità e non si può vivere senza l’identità”

Io sono convinto che gli interventi nell’edilizia scolastica, nella viabilità, nello smaltimento dei rifiuti ecc ecc potrebbero essere svolti da uffici delle regioni senza nessun bisogno dell’esercito di consiglieri provinciali, di assessori e di presidenti. Però non è giusto non dare nessun peso alle dichiarazioni di Bossi e di altri difensori delle Province.

Una modesta proposta ce l’ho,  strettamente collegata al mio dna federalista. A mio giudizio  Province e  Città metropolitane dovrebbero essere tolte dalla Costituzione: tre livelli (Comuni, Regioni e stato) sono lo schema più logico. L’organizzazione della Repubblica deve essere semplice ed essere caratterizzata da poche istituzioni pubbliche  molto più forti e molto meno estese di oggi.  Dopodichè ogni Regione dovrebbe essere  libera di organizzarsi come meglio crede.

Se in  Lombardia, come dicono i miei ex colleghi della Lega,  c’è un assoluto bisogno di un ente intermedio tra i tantissimi Comuni e la Regione, nessun problema: la Lombardia si organizzi con tutte le Province che vuole e le faccia funzionare con le regole che al Pirellone ( e non a Roma) saranno ritenute le più opportune. Però la Lombardia le sue Province dovrà anche finanziarsele e quindi dovrà far pagare ai soggetti residenti la “tassa per le nostre Province”. Altre Regioni faranno come la Lombardia e anche loro si pagheranno le loro Province mettendo le mani nelle tasche dei soggetti fiscalmente residenti,  mentre altre Regioni si organizzeranno in modi diversi.

Quale è il problema? Questa è la concorrenza, e la concorrenza genera sempre efficienza.  Ma ai signori della casta le poltrone, le poltroncine, gli sgabelli e gli strapuntini interessano molto più dell’efficienza del sistema paese.