Partiti politici o uffici di collocamento?
Ecco il testo della mozione che è stata BOCCIATA a Palazzo Marino
(Leggi il testo della mozione in formato word; Leggi in formato .pdf: pg.1 - pg.2- pg.3 - pg.4)
Il punto è quello dei “danni”che combinano i partiti politici e della assenza nel nostro paese sia di “mercato” che di “meritocrazia”.
Sul Corriere Economia del 19 Giugno 2006 si leggeva: “Intorno alle società pubbliche c’è una vera e propria rete di potere e di interessi. Gli incarichi spesso vengono conferiti o per piazzare chi è tagliato fuori dalle elezioni o chi deve essere ripagato di altri lavori o servizi resi qua e là nel tempo. Elargire cariche è anche un modo per creare consenso e per pagare indirettamente la macchina della politica”.
Gli effetti pratici sull’economia del Paese, sulla sua competitività e sulla efficienza delle sue pubbliche amministrazioni di questa “invasione” della politica e dei partiti politici sono assolutamente devastanti. Troppo spesso nelle aziende pubbliche le assunzioni, le carriere, gli investimenti, le consulenze, i fornitori e addirittura le scelte strategiche sono state e sono decise nelle segreterie di partiti politici, senza nessuna considerazione per le forze del mercato e per i problemi della concorrenza e della competitività. Un esempio dei risultati di una pluriennale interferenza della politica, tra i tantissimi a disposizione, in questi giorni è sotto gli occhi di tutti: il gruppo Alitalia
Vi chiedo di guardare il Corriere della Sera del 27 febbraio 07, che è allegato (Leggi l'articolo).
C’è scritto, testualmente: “Abbiamo convenuto – conferma la Gelmini- sul fatto che sia giusto arrotondare lo stipendio di alcuni consiglieri….”
Fin qui la cosa è bizzarra, è strana, ma come dire “sono affari loro”. Si vede che questo partito ha deciso, che so, di usare in questo modo i suoi fondi, oppure, se non ci sono i soldi, di fare una colletta tra i militanti, o di indebitarsi con una banca, insomma, questo partito decide di trovare dei soldi e di darli ad alcuni consiglieri per arrotondare il loro stipendio. Vabbè.
Ma continuiamo a leggere: “Abbiamo convenuto – conferma la Gelmini- sul fatto che sia giusto arrotondare lo stipendio di alcuni consiglieri, quelli che hanno già fatto una legislatura e che sono impegnati a tempo pieno, affidando loro alcuni incarichi in enti esterni”
Dunque il partito politico in questione (ma più o meno sono tutti uguali) non si mette a cercare i quattrini: i quattrini saltano fuori perché “il partito politico” affida alcuni incarichi in enti esterni. Ma, se leggo bene, gli incarichi non vengono assegnati perché il partito politico ha valutato che “sono le persone giuste al posto giusto”, ma per arrotondare gli stipendi.
Così l’arrotondamento dello stipendio lo pagano gli “enti esterni”… e se sono enti pubblici (lo sono quasi sempre) lo pagano i cittadini.
A chi lo pagano? A “quelli che sono impegnati a tempo pieno”… ma se sono impegnati a tempo pieno dove trovano il tempo per svolgere altri incarichi? Mah. Andiamo avanti a leggere: “Questo, conclude la Gelmini, anche per garantire qualche soddisfazione ad alcuni di loro, che potevano legittimamente aspirare a un posto di assessore e non l’hanno avuto”.
Dunque il rappresentante di un partito politico dichiara che il suo partito politico assegna degli incarichi in enti per arrotondare stipendi e per consolare consiglieri afflitti.…a Milano diciamo (o dicevamo?) “robb de matt”.
Più o meno i partiti politici mi sembrano tutti uguali. Certo che quel virgolettato del Corriere della Sera è veramente incredibile.
Sono consigliere comunale a Milano e tempo fa avevo depositato una mozione intitolata “Partiti politici o uffici di collocamento?” (Leggi il testo completo della Mozione)
Come vedete avevo citato questa “incredibile” (almeno, per me, anche se ormai ne ho viste di tutti i colori) intervista ed altre cose, e proponevo ai colleghi del Consiglio Comunale di Milano :
di diventare portavoce di un messaggio innovatore, che interpreti il desiderio delle “persone normali” (ma a volte mi chiedo se ce ne sono ancora nel nostro paese) di non sentir più parlare di nomine “in quota” a questo o a quel partito;
di statuire che ogni nomina, almeno a Milano, dovrà essere effettuata esclusivamente sulla base di criteri di meritocrazia, di indipendenza e di professionalità;
di dichiarare che a giudizio dei consiglieri del Comune di Milano i soggetti nominati dalle nostre istituzioni presso enti, aziende ed istituzioni dovranno essere selezionati esclusivamente per le loro competenze e sempre a prescindere dalle loro preferenze politiche personali;
di dichiarare che a noi interessa che lavori bene. Chi se ne frega per chi vota. Voti per chi vuole. L’importante è che lavori bene. Le sue preferenze politiche non dovrebbero avere assolutamente nulla a che fare con l’ attività professionale. E viceversa, naturalmente;
di dichiarare, infine, che “in Italia oggi non è così, e questa “invadenza della politica” è sicuramente uno dei motivi della decadenza economica del Paese, della sua continua perdita di competitività e del pessimo funzionamento della nostra burocrazia e di alcune nostre pubbliche amministrazioni.”
Il 3 Luglio 2008 la mozione è stata votata a Palazzo Marino ed è andata così:30 contrari, 15 a favore, 3 astenuti. (Leggi il verbale della seduta!)
E buonanotte alla capitale morale!
Aggiungo che la Gelmini, che tra l’altro adesso è ministro e ogni tanto parla di “ merito”, secondo me più che altro è “vittima” di una cultura diffusissima. Questa prassi è ormai consolidata nel nostro Paese ed è caratterizzata da, chiamiamole così, “radici culturali” molto profonde.
Albert Einstein ha scritto più o meno che il mondo è un disastro anche per l’inerzia dei giusti che si accorgono delle cose che non funzionano ma accettano tutto, non fanno niente e se ne stanno lì a guardare. Il nostro paese sta veramente andando a rotoli (e sarà sempre peggio: prevedo tempi durissimi) anche e soprattutto per questa inerzia. Vedete quello che ha scritto Giavazzi nell’introduzione al bel libro di Roger Abravanel “Meritocrazia” : “senza la “voce” dei cittadini non vi sarà mai la pressione sufficiente per vincere le resistenze al cambiamento.”
Giancarlo Pagliarini