Abc del Federalismo

Il Parlamento ha appena approvato una legge delega che oltre a concedere straordinari benefici a Roma Capitale ed a statuire che il consiglio comunale di Roma si chiamerà “Assemblea Capitolina”,  dà al Governo l’incarico di modificare i rapporti finanziari dello Stato con le Regioni, i Comuni e gli altri enti locali.  Questa legge, che è stato  pubblicata sulla  Gazzetta Ufficiale n. 103 del 6 maggio 2009, di sbagliato ha una cosa sola: il nome. Infatti anche se il suo nome ufficiale  è "Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione", nei suoi 29 articoli di “federalismo” non c’è neanche l’ombra.

Il federalismo è tutta un’altra cosa, perché comporta il trasferimento sostanziale di sovranità  dallo Stato centrale verso le entità federate. Questo trasferimento deve consistere in un vero e proprio frazionamento di sovranità, attuando un’autentica divisione del potere. Devo dire che in tema di federalismo le idee non sono per niente chiare. Ogni giorno qualcuno si inventa un nuovo tipo di federalismo. In pratica “federalismo” è  diventata una parola magica da abbinare a tutto quello che si vuole, e così leggiamo e sentiamo parlare  di  federalismo solidale, competitivo, differenziato, culturale, infrastrutturale, sessuale, fiscale e chi più ne ha più ne metta. Ogni giorno c’è un “federalismo” nuovo. Vediamo in dieci punti  l’abc del federalismo.

  1. Lo Stato è al servizio dei cittadini ed è un  fornitore di servizi. Con un vero federalismo le Regioni e gli enti locali non devono aspettare in ginocchio di ricevere trasferimenti ed elemosine dallo Stato (o meglio, dalla “Federazione”) .  I soldi delle tasse, infatti, non sono dello Stato, come invece dichiarano oggi in Italia gli statalisti, sia di destra che di sinistra quando affermano che "le tasse non sono a dimensione regionale ma nazionale". Deve essere vero il contrario: lo Stato opera come fornitore di servizi ai cittadini. I proventi delle tasse sono degli enti territoriali che ne trasferiscono  una parte allo Stato per compere i suoi i servizi: esercito, presidenza della Repubblica federale, Parlamento, corte costituzionale  eccetera.
  2. Cittadini consapevoli.Con una vera riforma federale i cittadini sono più rispettati e sono più consapevoli. Quando pagano per i servizi che ricevono dallo Stato si chiedono immediatamente se questi servizi ci sono e se valgono i soldi che stanno pagando. Così capiscono se effettivamente stanno “comperando” servizi dallo Stato oppure se con quei soldi stanno invece mantenendo le “caste” dei politici, dei burocrati, di quelli che non vogliono le liberalizzazioni e dei tanti altri mantenuti dalla collettività
  3. Nessun monopolio dello Stato.Senza concorrenza i servizi che oggi lo Stato “vende” ai cittadini  (istruzione o sistema pensionistico, per esempio) non potranno che continuare a essere non sempre di buona qualità e insostenibilmente costosi. Un serio patto federale prevede  come principio generale più concorrenza nei servizi pubblici e meno Stato nei mercati concorrenziali. Naturalmente in Italia ogni regione al suo interno potrà organizzarsi come meglio crede: questo è il bello della concorrenza.
  4. La competizione.Questo è il cuore di una vera riforma federale. Con questo principio lo Stato fissa grandi principi generali,  ma tutte le altre leggi e quasi tutti i compiti operativi devono essere  responsabilità delle singole Regioni in concorrenza (questo è importante! )  tra di loro.
  5. Tasse.Con le tasse nazionali si pagano i servizi dello Stato  e si mettono risorse in un piatto comune per finanziare interventi di perequazione , ma mai l’assistenzialismo (si veda il successivo punto 9). Tutte le altre tasse devono essere  stabilite e gestite dalle Regioni in concorrenza tra di loro. Questo è il principio della concorrenza fiscale tra le Regioni. Nelle Regioni dove si decide di dare direttamente tanti servizi ai residenti  la pressione fiscale è  ovviamente superiore alla pressione delle Regioni dove gli amministratori operano in modo più oculato, ovvero decidono di dare meno servizi, oppure sanno  coinvolgere in modo più intelligente ed economico di altre regioni i privati. Ferma restando la tutela dei diritti civili e sociali di tutti i cittadini, che non devono assolutamente  essere finanziati col debito pubblico e fatti pagare alle generazioni future, come purtroppo in Italia è stato cinicamente  fatto finora. In Germania proprio pochi giorni fa, Venerdì 12 giugno,  il Parlamento, per non caricare sulle generazioni future il peso di un debito insopportabile,  ha messo il sigillo definitivo a una legge che cambia la Costituzione tedesca e mette dei paletti molto stretti alla possibilità di indebitarsi. Noi nel 2008 abbiamo pagato poco meno di 200 milioni di euro al giorno (si, avete letto bene: al giorno ! ) di interessi passivi sul debito pubblico generato da politici sia di destra che di sinistra che è poco definire “incoscienti”. E questo debito aumenta ogni anno.
  6. Classifica della pressione fiscale. Deve essere pubblicata ogni anno la classifica della “pressione fiscale” nelle Regioni.
  7. Caos. Tutto questo non è per niente "caos",  ma gara a chi amministra meglio, a chi riesce meglio a delegare, responsabilizzare e controllare. E’ gara a dove la qualità della vita è migliore, a dove si attirano più investimenti e a dove c'è più sicurezza e meno ladri a piede libero.
  8. Referendum anche per le tasse.A differenza di quanto afferma la Costituzione italiana , deve essere consentito anche il ricorso allo strumento referendario (senza quorum) su decisioni di bilancio , sia per il prelievo che per le spesa. Con effetto vincolante. Per riportare al centro delle scelte il cittadino sovrano. Non è  ammessa tassazione senza consenso. In Svizzera, per esempio, oggi aumentare l'IVA richiede una modifica della Costituzione federale, quindi una votazione popolare con la doppia maggioranza di popolo e di cantoni.  Il Consiglio federale ha fissato al 27 settembre 09  la data della votazione popolare per l’aumento dell’IVA allo scopo di  finanziare le spese  della AI (l’Assicurazione della Invalidità) . I contributi non sono sufficienti e il “buco” attualmente viene chiuso con trasferimenti dall’AVS (l’Assicurazione vecchiaia e superstiti: in pratica l’ente che paga le pensioni) .  Questa proposta era stata bocciata da un referendum nel 2004. Adesso il consiglio federale ci riprova. Decide il popolo. Questo è il federalismo, signori.
  9. Perequazione e solidarietà. La  perequazione non si deve trasformare nella tomba dell’efficienza, dell’innovazione e della libera impresa. E’ ragionevole prevedere una tassa nazionale destinata a finanziare con molta trasparenza  fondi di solidarietà che devono funzionare  con forme di collaborazione verticale, tra gli enti federati e lo Stato, e orizzontale, tra gli enti federati. I calcoli devono  essere sempre effettuati sulla base del “potere d’acquisto” ed aggiustati con le stime dell’ evasione fiscale e contributiva.
  10. Trasparenza.Questo è un punto veramente cruciale. E’ fondamentale che i cittadini siano informati, consapevoli e convinti. La trasparenza deve essere uno dei principi cardini della costituzione federale, al punto che questo è uno dei pochissimi punti per i quali non si può dire che “ogni ente federato si organizza come vuole”. La trasparenza, anche contabile, ed il suo controllo da parte di professionisti indipendenti, è un vero e proprio vincolo, un obbligo assoluto per tutti gli enti federati.  In questo avremmo tutto da imparare dagli US

 Giancarlo Pagliarini