La rivolta dei sussidi perduti
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Da "Il Federalismo" - 24 Maggio 2004
Pochi giorni fa il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo di Gian Antonio Stella che vale la pena commentare. In generale Stella non gode di buona fama nella Lega, ma voi sapete come la penso: le critiche quando sono giuste io le considero consulenze gratuite, e ringrazio chi me le fa perché mi aiuta a migliorare. Se sono sbagliate lo ringrazio ancora di più perché diventano un’opportunità per fare bella figura. Ma torniamo a noi. Il titolo dell’articolo di Stella è: “Lavori inesistenti, rivolta dei sussidi perduti”. Sottotitolo: “Calabria: protesta da 4 mesi per la fine dei redditi d'inserimento”. Il paese esaminato è San Giovanni in Fiore. Il sindaco, Riccardo Succurro, da Febbraio 2004 «è assediato da una folla di disperati che bloccano la statale, occupano il Comune, si incatenano alle ringhiere».
Motivo: non ci sono più soldi per finanziare una legge dell’Ulivo che prevedeva il “Reddito minimo di inserimento”. Con quella legge lo Stato pagava uno stipendio mensile a ben 1.278 dei 18.577 abitanti. Stella ci fa sapere che i compiti assegnati in cambio dello stipendio assistenziale erano così vaghi da sfondare la barriera del ridicolo. Come nel caso dei 403 addetti al “sostegno dei propri genitori”. La notizia veramente importante e incredibile è che molti dei 1.278 assistiti avevano un lavoro in giro per il mondo e lo avevano lasciato per andare in Calabria a incassare lo stipendio mensile elargito dallo Stato a chi non ha lavoro. Scrive Stella: «Da tutta Europa arrivarono, per avere il sussidio. E chi rientrò dalla Svizzera e chi dalla pianura padana. Chi si licenziò dal lavoro. Chi chiuse l’officina, chi il negozio, chi il laboratorio artigiano. Chi per fare punteggio si separò dalla moglie…». È citato un manifestante che dichiara: «Facevo il cuoco a Udine, sono tornato perché questo è il mio paese. Sono tre notti che non dormo! Ho il frigorifero vuoto! I miei figli! Che ci dò da mangiare ai miei figli?». Scrive Stella: e non chiedetegli perché mai sia tornato se aveva un lavoro. La risposta è: “Voglio vivere qui. Non voglio regali, voglio lavorare. Ma qui”. Il sindaco Succurru commenta la fine dei fondi e dei sussidi e le conseguenti manifestazioni, picchettaggi, blocchi stradali e occupazioni del Municipio dicendo «Il guaio è che per un sacco di tempo il ribellismo ha pagato. Per ben tre volte, nell’86, nel ’92 e nel ’96, rivolte di questo genere si sono chiuse coi ribelli che davano un elenco di gente da assumere e i commissari prefettizi che cedevano». E il commissario prefettizio Antonio Ruggiero, allargando le braccia sconsolato, commenta così una brutta storia che si è verificata in un altro paese della Calabria, Isola Capo Rizzuto: «È spaventoso: stanno facendo tutti campagna elettorale promettendo sussidi su sussidi. E intanto le officine chiudono e i campi vengono abbandonati e tutte le attività produttive vanno in malora». In questa storia ci sono due insegnamenti: gli Stati quando allargano i loro compiti, quando vogliono intervenire a tutti i costi, insom- ma, quando vogliono sostituirsi al libero mercato, combinano sempre danni. Peggio delle cavallette. E dietro alle quinte di Stati sempre più invadenti ci sono quei tanti politici che operano, vivono e respirano nella costante adorazione del “Dio voto”, per la cui benevolenza dimenticano buonsenso, decenza e dignità.