Crisi sì, ma adesso organizziamo il paese.

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Onorevole Pagliarini, il Ministro Tremonti ha dichiarato che il nostro paese ha saputo gestire la crisi finanziaria meglio di altri Stati Europei. Ne sono molto soddisfatto: è una bella novità!  Mi piacerebbe sapere quali sono i suoi commenti. Luca Certosa (Da "Di Tutto"- n°31)

In una delle ultime riunioni prima della chiusura per ferie, al Parlamento è stato discusso il DPEF, che vuol dire “Documento di programmazione economica e finanziaria” . Su vari quotidiani ho letto dichiarazioni di questo genere: “Per la prima volta negli ultimi anni la dinamica del deficit e del debito italiano è sotto la media europea. I numeri contenuti nel Dpef sono corretti e attendibili e l’andamento delle entrate e delle spese è in linea con le previsioni, ecc ecc”.

Queste parole  mi suggeriscono tre considerazioni.

Prima: ogni mese le pubbliche amministrazioni della Repubblica spendono più di quello che incassano: la differenza sono soldi che dobbiamo farci prestare da qualcuno.  Inoltre ogni mese ci sono titoli del debito pubblico che scadono e che dobbiamo rimborsare: ma il debito della Repubblica italiana aumenta ogni anno e questo significa che i rimborsi li facciamo con nuovi debiti. Insomma, i debiti in scadenza li paghiamo con soldi che ci facciamo prestare da qualcuno. Questo “qualcuno” sono i mercati finanziari. Quindi i membri del Governo e in particolare i ministri del Tesoro di turno devono sempre dire che tutto va bene, perché devono  riuscire a portare a casa (ogni mese!) i quattrini necessari per tirare avanti. Devono cercare di “tranquillizzare” i mercati finanziari per ottenere tassi di intesse non troppo alti,  in modo da pagare i nuovi debiti  il meno possibile. Queste sono le “regole del gioco”e in questo Tremonti è bravissimo.  Berlusconi è insuperabile. E anche Prodi , Dini, Amato ecc ecc non scherzavano. Io anni fa ero stato un po’ una eccezione perché pensavo ( e penso) che sarebbe meglio essere sinceri e trasparenti con noi stessi e con i nostri concittadini  e di conseguenza fare subito la necessaria riforma federale, quella vera, smettendo di far  pagare alle generazioni future i conti del nostro egoismo, delle nostre “caste”,  della nostra disorganizzazione, della assoluta mancanza di “concorrenza” tra le Regioni e tra gli enti locali,  e della nostra incapacità di anticipare e di comprendere i cambiamenti.

Seconda:è sempre importante leggere tra le righe. Nelle dichiarazioni di fine Luglio la parola magica era “dinamica”. Ricordate? “..la dinamica del deficit e del debito italiano è sotto la media europea”. Gli esempi con i numeri sono sempre i più chiari. Immaginate due stati. Uno ha un debito pubblico di 200 mentre il debito pubblico dell’altro è di 40. Alla fine dell’anno dai conti del primo risulta che il suo debito pubblico è aumentato “solo” del 2%: il deficit è stato di 4, che è il 2% di 200,   e di conseguenza  il suo debito pubblico è salito a 204 . Dai conti del secondo stato invece risulta che gli è andata molto peggio perchè il suo debito è aumentato addirittura del 6%: il triplo del primo. Il suo deficit è stato di 2,4 che è il 6% di 40,   e di conseguenza il suo debito è salito da 40 a 42,4. Nessun dubbio che un aumento dei debiti del 2% è molto meglio di un aumento del 6%. Quindi quell’anno la “dinamica” del primo stato è migliore della “dinamica” del secondo. Ma resta il fatto che  un debito di 204 è molto peggio di un debito di 42,4. Ecco, il guaio è che , dinamica o non dinamica ,  il debito pubblico accumulato dalla Repubblica italiana è di gran lunga il più alto di tutti i paesi membri dell’Unione Europea. E questo è niente, perché a quel debito bisogna aggiungere il valore attuale del debito pensionistico. Non vi dico a quanto ammonta  perché non voglio rovinarvi le vacanze. Ne parleremo un’altra volta.

Terza: l’Economist ha pubblicato una tabella intitolata “Selling of State assets” (vendite di attività degli stati) nella quale è indicato il valore delle privatizzazioni fatte dagli stati membri dell’Unione Europea dal 1985 al 2005 . Lo Stato italiano è quello che ha venduto (e incassato!)  più di tutti. Seguono la Francia,  l’Inghilterra,  Germania, Spagna e via via tutti gli altri. Malgrado queste utili, necessarie e opportune  privatizzazioni,  tutti gli anni il nostro debito pubblico è aumentato sia in valore assoluto che (ad eccezione di alcuni anni) rispetto al PIL.  La domanda che tutti ci facciamo è “ quando non avremo più niente da vendere cosa faremo”? Per ora, stando alle dichiarazioni dei padroni del vapore,  l’obiettivo è di “aiutare” il bilancio dello stato centrale vendendo anche i beni delle Regioni, dei Comuni e degli altri enti locali.  E dopo? Forse sarebbe il caso di fare con onestà il punto della situazione e poi decidersi a organizzare meglio il paese, essere meno egoisti verso i nostri figli e cambiare  la Costituzione.