La questione armena e l'entrata della turchia in Europa

  • Stampa

Comunicato             

A pochi giorni dal Summit di Copenhagen la “Federazione Euro-Armena per la giustizia e la democrazia” insieme alle comunità e istituzioni armene in Europa hanno preso l’iniziativa di lanciare un appello ai dirigenti politici dell’Unione Europea affinché non cedano alle pressioni esercitate dalla Turchia e non fissino una data per l’inizio della negoziazione della sua adesione, finché non saranno chiarite e risolte alcune questioni che minacciano seriamente la “realtà” europea.

La Turchia, stato laico con alla guida un leader islamico, tenta disperatamente, utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione, e  facendosi forte del proprio ruolo politico e soprattutto militare, di ottenere il visto d'ingresso per l'Europa.

I cittadini europei-armeni rivendicano il proprio  diritto alla memoria, alla verità storica e combattono la propria battaglia culturale, religiosa ed etica, di civiltà contro la prepotenza e la negazione. In queste ultime settimane non sono stati pochi gli opinionisti che si sono interrogati  sulla stabilità di Ankara, sul futuro dell'Unione e sui rischi connessi all'ulteriore allargamento della Comunità, ma è evidente l'imbarazzo che caratterizza anche i più attenti osservatori politici, da qualunque parte si guardi.

Di tutto si è parlato, tranne che degli aspetti legati al genocidio e, più in generale, alla questione armena… anzi, della politica negazionista della Turchia si preferisce non parlare per non essere costretti ad imbarazzanti "incidenti diplomatici" o “ritorsioni” non gradite, e, pare, tutto nel rispetto di precisi "ordini di scuderia" impartiti dai suoi principali alleati.

E’ inconcepibile che l’Europa dei diritti umani, della libertà e dell’uguaglianza voglia accettare nel proprio seno, ora, senza condizioni,  malgrado lo abbia ammonito 2 anni fa con risoluzioni e dichiarazioni, un paese che ad oggi ha dimostrato di non avere nulla da condividere con gli ideali europei. A meno che l’Europa tanto sognata e desiderata non voglia ridursi, calpestando la propria storia e civiltà,  in un semplice e puro “interesse economico”!!!

(Redazione www.comunitaarmena.it)

Di seguito si riporta il Testo (con più di 120 adesioni) dell’Appello  delle  Associazioni, Organizzazioni e Istituzioni Europee Contro l’adesione della Turchia all’Unione Europea.

A cura di European Armenian Federation for Justice & Democracy

E-mail: Questo indirizzo email รจ protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Site Internet : http://www.eafjd.org

Le associazioni, le organizzazioni e le istituzioni europee delle comunità armene in Europa e le organizzazioni europee per i  Diritti Umani, sottopongono ai 15 governi membri dell’Unione Europea il seguente appello:

In prossimità dell’incontro di Copenhagen del 12-13 dicembre 2002, la Turchia ha intensificato le  pressioni  sui paesi dell’Unione al fine di forzare il Consiglio d’Europa a fissare un calendario che definisca le date della propria adesione all’Europa.

Esprimiamo la nostra forte opposizione politica ed etica, ad una tale prospettiva, per quanto riguarda le gravi mancanze, in quel paese, rispetto ai Diritti Umani ed in generale per l’insensibilità  ai valori morali ed agli ideali di pace e di giustizia propria dei paesi dell’Unione Europea.

La Turchia è uno stato genocida: anche se il genocidio degli Armeni era stato programmato e perpetrato da un precedente regime, la Turchia moderna, stato successore  nei termini del diritto internazionale, ha la responsabilità morale, legale e materiale di quello che è stato definito il primo genocidio del XX° secolo. Estranea a qualsiasi idea di pentimento, la Turchia moderna aggrava la propria posizione prolungando il genocidio attraverso:

  • Le leggi anti-armene, promulgate dall’attuale Repubblica Turca, che legittimano  ufficialmente la confisca di tutti i beni degli Armeni deportati e assassinati. Nel 2002 queste leggi sono ancora in vigore.  
  • La distruzione passata e attuale - o la turchizzazione –  del patrimonio millenario dell’Armenia Occidentale. Ad Ani, per esempio, la repubblica turca è riuscita a ricostruire  la “storia”  di questa capitale millenaria dell’Armenia storica, senza menzionare nemmeno una volta la parola armenia o armeno.
  • Il mantenimento di uno status di cittadini di secondo livello per la piccola minoranza armena attuale. Gli armeni della turchia  sono costretti ad adottare cognomi turchi per evitare discriminazioni e vessazioni  quotidiane. L’insegnamento della lingua, della religione e della storia armena è a malapena tollerato e si svolge sotto il controllo di un commissario politico turco. I luoghi di culto sono spesso bersaglio di attentati e vandalismi ed i membri della minoranza armena subiscono spesso  minacce  verbale  e fisiche.

La Turchia è uno stato negazionista: sotto  l’alta sorveglianza del suo Consiglio di sicurezza, la Turchia diffonde le proprie tesi della vergogna all’interno delle sue frontiere come all’esterno ed in particolar modo in Europa. Così chiunque parla del genocidio degli armeni oggi in turchia, rischia la prigione e si espone di fatto alla tortura. D’altronde una decisione governativa del 2002 rende ufficiale la negazione del genocidio degli armeni e ne prescrive l’insegnamento nelle scuole primarie e secondarie .

La Turchia è uno stato aggressivo ed è fattore d’instabilità nella regione: oltre al caso di Cipro, la Turchia ha messo in atto da anni un criminale e alquanto ingiustificato blocco delle frontiere nei confronti della piccola Repubblica d’Armenia, alimentando così i conflitti regionali nel Caucaso. Inoltre la Turchia non manca di lanciare ripetute minacce di “dare ancora una buona lezione” agli Armeni. Essa  non ha mai rinunciato alle sue ambizioni d’espansione pan-turaniana come è emerso da una recente rivelazione di un piano strategico per invadere l’Armenia due anni dopo l’indipendenza.

Oggi siamo fermamente contrari che l’Unione Europea  ammetta nel proprio seno un paese che continua a mettere in atto comportamenti contrari ai valori europei. Rifiutiamo l’integrazione in Europa di un paese dove le  minoranze vivono sotto la minaccia permanente di rappresaglie amministrative e fisiche,  quando denunciano le pressioni subite da parte dell’autorità, dei mass media e della maggioranza Turca . Rifiutiamo l’adesione di uno stato che si è costruito sui cadaveri del popolo armeno, per due terzi sterminato; di uno stato che senza vergogna  occulta il genocidio. Rifiutiamo questa giunta che quotidianamente si fa beffe dei Diritti Umani e del Diritto Internazionale.

Noi, cittadini dell’Unione Europea, chiediamo   che l’Unione ponga il riconoscimento del genocidio degli Armeni da parte dello stato turco come condizione per la sua adesione, nel quadro del rispetto dei valori di democrazia e dei diritti umani, conformemente  all’impegno già preso secondo il quale “ il rifiuto dell’attuale governo turco di riconoscere il genocidio commesso contro il  popolo armeno, costituisce un ostacolo insormontabile per accedere all’esame di una eventuale adesione della Turchia” (risoluzione del parlamento Europeo su una soluzione politica della questione armena –18 giugno 1987) . Protestiamo affinché l’Unione imponga alla Turchìa  di fornire delle garanzie per tutelare la sicurezza  degli eredi del genocidio.

Noi, cittadini dell’Unione Europea, chiediamo che l’Unione Europea esiga dalla Turchia l’abolizione  delle leggi anti-armene così come ha combattuto, negli ultimi decenni, per la  condanna delle leggi anti-ebraiche. E che la turchia cessi la sua politica razziale contro le minoranze ed in particolar modo contro la minoranza armena.

Noi, cittadini dell’Unione Europea, chiediamo che l’Unione Europea dichiari in modo esplicito e forte che l’eliminazione del blocco delle frontiere con la Repubblica d’Armenia  è una delle condizioni per l’adesione della Turchia all’Unione Europea secondo la convenzione di Copenhagen.                           

Riteniamo che è responsabilità politica dell’Unione Europea operare per la democratizzazione della Turchia ed esigere il verificarsi delle condizioni sopra indicate. Riteniamo inoltre che solo la soddisfazione di queste esigenze potrebbe  attestare la trasformazione della società turca in senso democratico e multiculturale.

Saremo estremamente vigili e sapremo distinguere quelli che offendono gli ideali europei da quelli che aderiscono veramente al progetto di civilizzazione dell’Unione Europea. Se l’errore commesso a Monaco nel 1938 dovesse ripetersi a Copenhagen nel 2002 i membri del Consiglio d’Europa ne saranno responsabili davanti alla storia. Noi li ricordiamo pertanto ad essere all’altezza della situazione per l’allargamento dell’Unione Europea e per quanto riguarda la Turchia a scegliere tra i vantaggi  delle circostanze ed il rischio della morte (morale) annunciata della stessa Unione.