Diario Giancarlo Pagliarini - www.giancarlopagliarini.it Elezioni cominali Milano 2011. Pagliarini candidato sindaco. http://giancarlopagliarini.it/index.phpx/diario/81-riforma-federale 2015-10-27T14:05:00+00:00 Joomla! 1.6 - Open Source Content Management Novembre 2008: nasce l'Associazione per la riforma federale 2008-11-21T00:47:36+00:00 2008-11-21T00:47:36+00:00 http://giancarlopagliarini.it/index.phpx/diario/associazione-per-la-riforma-federale Administrator staff@tresoldi.net <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: times new roman, times, serif"><img alt="" src="images/foto fondaz associaz per la rif federale.bmp" style="border-bottom: 1px solid; border-left: 1px solid; margin: 5px; width: 300px; float: left; height: 225px; border-top: 1px solid; border-right: 1px solid" /></span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif">Il 21 Novembre 2008 a Milano nello studio del notaio Brienza abbiamo costituito <strong>l&rsquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale. </strong>Questa &egrave; una libera sintesi dell&rsquo;<a href="images/allegato 2 atto costitutivo .pdf">atto costitutivo</a>.</span></p> <p style="text-align: justify"> &nbsp;</p> <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif"><strong>Premessa </strong><br /> I soci fondatori della <strong>&ldquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&rdquo;</strong> ritengono che il nostro Paese potr&agrave; uscire dalle difficolt&agrave; che lo attanagliano soltanto se far&agrave; un salto di qualit&agrave;, adottando una vera Costituzione federale.</span></p> <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif">Questa riforma, che non ha nulla a che vedere con la legge delega per il recepimento dell&rsquo;articolo 119 della Costituzione (delega utile e ben fatta, ma che malgrado il nome di &ldquo;federalismo fiscale&rdquo; non ha assolutamente nulla a che vedere con il federalismo) &egrave; necessaria e urgente perch&eacute; la Repubblica italiana &egrave; sull&rsquo;orlo del tracollo.<br /> <br /> &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Nel 1992 per poter pagare gli stipendi dei suoi dipendenti e trasferire all&rsquo;INPS le risorse necessarie per pagare le pensioni, lo Stato ha dovuto prelevare soldi dai conti correnti dei cittadini. Dal 1992 a oggi non sono state fatte le necessarie riforme, salvo qualche insufficiente aggiustamento sulle pensioni. I costi, come sempre, sono stati posti a carico dei giovani e delle generazioni future.<br /> <br /> Adesso la situazione &egrave; molto peggiore del 1992. L&rsquo;indice di povert&agrave; delle famiglie italiane continua a peggiorare e gli italiani sono sempre pi&ugrave; poveri e meno competitivi.<br /> Eppure le caratteristiche intellettuali e culturali delle persone che risiedono nei confini della Repubblica non sono significativamente diverse da quelle dei nostri concittadini europei. Cultura e intelligenza non ci condannerebbero di certo: il nostro dramma &egrave; che il paese &egrave; organizzato male ed &egrave; ormai avvitato in un sistema di &quot;irresponsabilit&agrave; istituzionalizzata&quot;.<br /> <br /> Senza una vera riforma federale la Repubblica italiana &egrave; destinata &quot;a colare a picco&quot;, <strong>preda dello squilibrio sempre pi&ugrave; grave fra rendite politiche e rendite di mercato</strong>. E a rimanere alla periferia della storia e anche del semplice progresso civile. Kenichi Ohmae nel libro del 1994 La fine dello Stato-nazione affermava: &quot;I governi nazionali tendono tuttora a considerare le differenze tra regione e regione in termini di tasso o modello di crescita come problemi destabilizzanti che occorre risolvere, anzich&eacute; come opportunit&agrave; da sfruttare. Non si preoccupano di come fare per aiutare le aree pi&ugrave; fiorenti a progredire ulteriormente, bens&igrave; pensano a come spillarne denaro per finanziare il minimo civile.<br /> <br /> Si domandano se le politiche che hanno adottato siano le pi&ugrave; adatte per controllare aggregazioni di attivit&agrave; economiche che seguono percorsi di crescita profondamente diversi. E si preoccupano di proteggere quelle attivit&agrave; contro gli effetti &quot;deformanti&quot; prodotti dalla circolazione di informazioni, capitali e competenze al di l&agrave; dei confini nazionali. In realt&agrave; non sono queste le cose di cui ci si deve preoccupare. Concentrarsi unicamente su questi aspetti significa mirare soprattutto al mantenimento del controllo centrale, anche a costo di far colare a picco l&rsquo;intero paese, anzich&eacute; adoperarsi per permettere alle singole regioni di svilupparsi e, cos&igrave; facendo, di fornire l&rsquo;energia, lo stimolo e il sostegno per coinvolgere anche le altre zone nel processo di crescita.&quot;<br /> <br /> La differenza, dunque, non &egrave; tra destra e sinistra ma tra statalisti e liberisti, <strong>tra centralisti e autentici federalisti</strong>: i danni generati negli ultimi tempi dai governi &quot;statalisti&quot; di destra e di sinistra sono sotto gli occhi di tutti.<br /> <br /> Sostituire periodicamente un governo centralista, statalista e di sinistra con la sua fotocopia centralista , statalista ma di destra &egrave; semplicemente inutile: per salvare la Repubblica italiana occorre una profonda riorganizzazione federale del paese. E&rsquo; necessaria una nuova Costituzione con la quale la Repubblica italiana diventi la Repubblica federale italiana.<br /> <br /> Ci&ograve; comporta il trasferimento sostanziale di sovranit&agrave; dallo Stato centrale verso le entit&agrave; federate. Questo trasferimento non deve avvenire su basi funzionali ma deve consistere in un vero e proprio frazionamento di sovranit&agrave;, attuando un&rsquo;autentica divisione del potere. In questi anni invece assistiamo a un mero &ldquo;decentramento&rdquo; che non divide affatto la sovranit&agrave;. Si limita ad &ldquo;alleggerirla&rdquo; in alcune sue funzioni amministrative e finanziarie., ma mantiene un&#39;unica , illogica, inefficiente e irrazionale fonte di potere centrale che rende ogni giorno meno competitivo il paese e ne prolunga l&rsquo;agonia.<br /> <br /> Il paese invece ha bisogno di competizione. Competizione istituzionale e competizione economica. Serve la competizione delle idee, da cui dipende la nascita di soluzioni (anche politiche) innovative.<br /> <br /> La Costituzione del 1948 deve essere radicalmente riscritta, senza pudori e senza alcun riguardo per i santini, le icone e i sepolcri imbiancati: non esiste nessuna parte della Costituzione che debba essere considerata &ldquo;intoccabile&rdquo; ed eterna. Come ricordava spesso <strong>Thomas Jefferson: le mani dei morti non possono tracciare il cammino dei vivi</strong>. La nostra Costituzione altro non &egrave; che il documento di compromesso di un&rsquo;area periferica del pianeta segnata dalla linea di demarcazione della Guerra Fredda e non avrebbe dovuto sopravvivere un secondo al crollo del muro di Berlino. Perch&eacute; sono cambiati lo scenario e le esigenze. Perch&eacute; &egrave; morta la cultura politica del cattolicesimo popolare e quella marxista, sul cui incontro si basa la Carta del 1948.<br /> <br /> La &ldquo;Repubblica italiana&rdquo; deve diventare la &quot;Repubblica Federale italiana&quot;; come ricordava Gianfranco Miglio, l&rsquo;essenza di una costituzione federale non sta tanto nel numero di funzioni spostate nella &ldquo;periferia&rdquo;, quanto nella capacit&agrave; delle unit&agrave; territoriali (sovrane a tutti gli effetti sul proprio territorio, con competenze irrevocabili) di &ldquo;resistere alla naturale tendenza espansiva del potere centrale&quot;. Al potere si resiste solo con il potere: le Regioni federate dovranno essere dotate dei pi&ugrave; sofisticati strumenti costituzionali per opporsi validamente alle lusinghe o alle minacce di Roma&rdquo;.<br /> <br /> Questo significa un respiro meno provinciale, una societ&agrave; pi&ugrave; aperta. Pi&ugrave; responsabilit&agrave;, pi&ugrave; efficienza, pi&ugrave; concretezza e pi&ugrave; competitivit&agrave;. Perch&eacute;, sia detto con grande franchezza,<strong>il federalismo &egrave; l&rsquo;organizzazione razionale di una societ&agrave; che ha non solo fatto la pace con l&rsquo;economia di mercato, ma ha anche adottato una logica competitiva e concorrenziale</strong>.<br /> <br /> Pi&ugrave; &quot;accountability&quot;, vuol dire pi&ugrave; trasparenza (anche contabile), il che equivale a sapere sempre &ldquo;quanto costa e chi lo paga&rdquo;. I conti chiari porteranno anche alla fine delle ideologie, le maschere attraverso le quali si formano le &quot;caste&quot; di politici e burocrati.<br /> <br /> E soprattutto meno intermediazione dello Stato e meno liti tra gli &quot;addetti ai lavori&rdquo; della politica . Il guaio &egrave; che per troppi &quot;addetti ai lavori&quot; &egrave; pi&ugrave; importante gestire il potere che servire i cittadini. Questo &egrave;, in parte, frutto del sistema, che incentiva la discussione infinita anzich&eacute; l&rsquo;assunzione di responsabilit&agrave;.<br /> <br /> I capisaldi sui quali, a giudizio dei soci fondatori della &quot;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&quot;, si dovr&agrave; costruire il contratto federale della Repubblica federale italiana sono esposti qui di seguito. Il riferimento allo &ldquo;<strong>Stato</strong>&rdquo; &egrave; utilizzato per rendere pi&ugrave; chiari i cambiamenti. Naturalmente quando l&rsquo;Italia sar&agrave; una Repubblica federale lo Stato italiano sar&agrave; sostituito dalla <strong>Federazione</strong> italiana. <strong>Giacch&eacute; uno Stato non potr&agrave; mai essere federale</strong>.<br /> <br /> <strong><u>Primo.</u> Ridurre il peso della &quot;intermediazione&quot; statale</strong>. Le Regioni e gli enti locali non dovranno aspettare in ginocchio di ricevere trasferimenti ed elemosine dallo Stato (dalla Federazione). I soldi delle tasse, infatti, non saranno pi&ugrave; dello Stato, come dichiarano oggi gli statalisti, sia di destra che di sinistra quando affermano che &quot;le tasse non sono a dimensione regionale ma nazionale&quot;. Dovr&agrave; essere vero il contrario: lo Stato (la Federazione) dovr&agrave; operare come fornitore di servizi ai cittadini. I soldi delle tasse saranno del territorio che ne trasferir&agrave; una parte allo Stato (alla Federazione) per comperarne i servizi: esercito, presidenza della Repubblica federale, Parlamento eccetera. I cittadini, a differenza di oggi, saranno pi&ugrave; rispettati e diventeranno pi&ugrave; consapevoli. Quando pagheranno per i servizi che ricevono dallo Stato (dalla Federazione) si chiederanno immediatamente se questi servizi ci sono e se valgono i soldi che stanno pagando. Cos&igrave; capiranno meglio, perch&eacute; lo toccheranno con mano, se effettivamente stanno &ldquo;comperando&rdquo; servizi dallo Stato (dalla Federazione) oppure se con quei soldi stanno invece mantenendo le &ldquo;caste&rdquo; dei politici, dei burocrati, di quelli che non vogliono le liberalizzazioni e dei tanti altri mantenuti dalla collettivit&agrave;. Inoltre l&rsquo;estensione dei servizi resi direttamente dallo Stato (dalla Federazione) sar&agrave; drasticamente ridotta, in quanto oggi il settore pubblico fornisce un&rsquo;infinit&agrave; di servizi che potrebbero essere offerti, con una qualit&agrave; superiore e a un costo inferiore, dal mercato.<br /> <br /> <strong><u>Secondo</u>. Come tutti i fornitori anche lo Stato (la Federazione) , salvo pochissime attivit&agrave;, non potr&agrave; agire in regime di monopolio.</strong> Infatti senza concorrenza i suoi servizi (istruzione o sistema pensionistico, per esempio) non potranno che continuare a essere non sempre di buona qualit&agrave; e insostenibilmente costosi. Con la riforma che proponiamo alcuni poteri, responsabilit&agrave; e risorse finanziarie non saranno pi&ugrave;, come oggi, di uno dei componenti della Repubblica (lo Stato), ma saranno di altri componenti (le Regioni e i Comuni). L&rsquo;organizzazione della Repubblica sar&agrave; modificata e resa pi&ugrave; responsabile e pi&ugrave; efficiente. Alle tante &ldquo;caste&rdquo; del Paese questa proposta non va bene perch&eacute; da sempre utilizzano lo Stato per gestire il potere. Questa proposta modifica la mappa del potere: lo toglie alle &ldquo;caste&rdquo; dei politici e dei burocrati e lo trasferisce pi&ugrave; vicino ai cittadini. La ricetta che i fondatori della &ldquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&rdquo; propongono &egrave;, in breve: pi&ugrave; concorrenza nei servizi pubblici; meno Stato nei mercati concorrenziali.<br /> <br /> <strong><u>Terzo</u>: la regola della parit&agrave;</strong>. Lo Stato (la Federazione), le Regioni e i Comuni dovranno avere identica dignit&agrave;. Sar&agrave; necessario identificare i compiti legislativi (la identificazione dei grandi principi) e i pochi compiti operativi (per esempio l&rsquo;esercito) dello Stato (della Federazione) . Tutte le altre leggi e tutti gli altri compiti operativi dovranno essere responsabilit&agrave; delle singole Regioni in concorrenza tra di loro.<br /> <br /> <strong><u>Quarto</u>. La competizione.</strong> Questo &egrave; il cuore della riforma: con questo principio si genera responsabilit&agrave; ed efficienza. Abbiamo scritto che &ldquo;tutte le altre leggi e tutti gli altri compiti operativi dovranno essere responsabilit&agrave; delle singole Regioni in concorrenza tra di loro.&rdquo; Questo riguarder&agrave; tutte le leggi di attuazione dei grandi principi presenti nella Costituzione e via via indicati dalle leggi dello Stato (della Federazione) . E riguarder&agrave; anche le tasse. Con le tasse nazionali si pagheranno i servizi dello Stato (della Federazione) e si metteranno risorse in un piatto comune per finanziare interventi finalizzati a ridurre la dipendenza di tutte le Regioni dal centro. Mai l&rsquo;assistenzialismo. Tutte le altre tasse saranno stabilite e gestite dalle Regioni in concorrenza tra di loro. Questo &egrave; il principio della concorrenza fiscale tra le Regioni. Nelle Regioni dove si decider&agrave; di dare direttamente tanti servizi ai residenti (cittadini, imprese, associazioni ecc) la pressione fiscale sar&agrave; ovviamente superiore alla pressione delle Regioni dove gli amministratori opereranno in modo pi&ugrave; oculato, oppure decideranno di dare meno servizi, oppure sapranno coinvolgere in modo pi&ugrave; intelligente ed economico di altre regioni i privati. Ferma restando la tutela dei diritti civili e sociali di tutti i cittadini, che non dovranno per&ograve; essere finanziati col debito pubblico e fatti pagare alle generazioni future, come &egrave; stato fatto finora. Dovr&agrave; essere pubblicata la classifica della &ldquo;pressione fiscale&rdquo; nelle Regioni. <strong>Non sar&agrave; &quot;caos&quot; ma sar&agrave; gara a chi amministra meglio</strong>, a chi sapr&agrave; applicare nel modo pi&ugrave; efficace il principio di sussidiariet&agrave;, a chi riuscir&agrave; meglio a delegare, responsabilizzare e controllare. <strong>Sar&agrave; gara a dove la qualit&agrave; della vita &egrave; migliore, a dove si attirano pi&ugrave; investimenti e a dove c&#39;&egrave; pi&ugrave; sicurezza e meno ladri a piede libero</strong>. Inoltre, a differenza di quanto afferma la Costituzione attuale, dovr&agrave; essere consentito anche il ricorso allo strumento referendario (senza quorum) su decisioni di bilancio (prelievo e spesa), con effetto vincolante, per riportare al centro delle scelte il cittadino sovrano.<br /> <br /> <strong><u>Quinto</u>. Responsabilit&agrave;.</strong> Quello che abbiamo descritto modificher&agrave; l&rsquo;assetto della Repubblica e canceller&agrave; finalmente il principio della &ldquo;irresponsabilit&agrave; istituzionalizzata&rdquo; che ha caratterizzato per troppi anni la nostra vita pubblica, facendoci rotolare agli ultimi posti di tutti i pi&ugrave; importanti confronti internazionali, dall&rsquo;indice di libert&agrave; economiche della Heritage Foundation alla classifica di competitivit&agrave; del World Economic Forum. Non &egrave; mai colpa di nessuno e chi sbaglia non paga mai. <strong>Ecco perch&eacute; non basta cambiare governi e membri del Parlamento: &egrave; necessaria una diversa organizzazione del paese.</strong><br /> <br /> <strong><u>Sesto</u>. Perequazione</strong>. La perequazione non si dovr&agrave; trasformare nella tomba dell&rsquo;efficienza, dell&rsquo;innovazione e della libera impresa. Ci sar&agrave; una tassa nazionale destinata a finanziare i fondi di perequazione che funzioneranno con forme di collaborazione verticale (con il centro) e orizzontale (tra le Regioni). Per la perequazione verticale dovr&agrave; essere individuato un indice per il rilevamento dei potenziali finanziari di risorse e imposte a livello regionale che consentir&agrave; di classificare le Regioni in forti e deboli. <strong>I calcoli saranno sempre effettuati sulla base del &ldquo;potere d&rsquo;acquisto&rdquo;</strong> e saranno aggiustati con le stime dell&rsquo; evasione fiscale. Le Regioni deboli riceveranno dalle Regioni forti mezzi finanziari a destinazione non vincolata, in modo da garantire la piena sovranit&agrave; regionale sulle spese e gli investimenti, realizzando cos&igrave; la perequazione orizzontale delle risorse; altrettanto far&agrave; lo Stato (la Federazione), realizzando in questo modo la perequazione verticale delle risorse. Cos&igrave; facendo saranno rispettate sia la sovranit&agrave; regionale (principio fondamentale del federalismo) che la concorrenza fiscale tra le Regioni. Infine la compensazione degli oneri da parte dello Stato (da parte della Federazione) permetter&agrave; di indennizzare gli oneri strutturali cui le Regioni (tanto quelle forti che quelle deboli) devono far fronte e su cui non possono influire (come le condizioni orografiche o particolari condizioni demografiche).<br /> <br /> <strong><u>Settimo</u>. Trasparenza.</strong> E&rsquo; un punto cruciale, un altro tratto saliente del federalismo. E&rsquo; fondamentale che i cittadini siano informati, consapevoli e convinti. La trasparenza dovr&agrave; essere uno dei principi cardini della nuova costituzione federale.<br /> <br /> Sette punti, per una profonda rivoluzione del Paese che finalmente trasformi le diversit&agrave; del nostro territorio in uno straordinario vantaggio competitivo nel mondo globalizzato: perch&eacute; questo progetto si trasformi in una scelta culturale e successivamente in una pi&ugrave; consapevole scelta politica abbiamo costituito la &ldquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&rdquo;. Poich&eacute; la riforma federale non &egrave; n&eacute; di destra, n&eacute; di sinistra, i soci fondatori hanno dichiarato che nessuno di essi, all&rsquo;atto della costituzione dell&rsquo;associazione, risulta iscritto ad alcun partito (Articolo 6 dello Statuto). E, tuttavia, come diceva spesso Gianfranco Miglio: &ldquo;<strong>farei un patto anche col diavolo pur di ottenere un assetto federale di governo&rdquo;</strong>.<br /> <br /> L&#39;associazione non ha limiti di tempo e si scioglier&agrave; quando la Repubblica italiana si trasformer&agrave; in una Repubblica Federale<br /> <br /> A livello accademico, divulgativo e politico l&rsquo;Associazione tratter&agrave; i temi delle riforme finalizzate alle realizzazione della Repubblica Federale italiana e dell&rsquo;Europa dei popoli e di conseguenza i temi, strettamente connessi, della globalizzazione, del mercato, della societ&agrave; aperta e dei diritti individuali.<br /> <br /> Si attiver&agrave; per la costituzione di comitati e gruppi di lavoro che agiranno secondo specifici settori di competenza, svolgendo anche opera di sensibilizzazione dei pubblici poteri. Istituir&agrave; borse di studio per finanziare ricerche. Potr&agrave; decidere di federarsi con altre associazioni ed anche con uno o pi&ugrave; partiti politici che condividano gli obiettivi e lo schema descritto nella premessa.<br /> <br /> Per il primo triennio, il Consiglio Direttivo ha eletto:</span></p> <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif">- ALESSANDRO VITALE, Presidente;<br /> - LUIGI MARCO BASSANI, Vice Presidente;<br /> - GIANCARLO PAGLIARINI, Segretario;<br /> - CHIARA MARIA BATTISTONI, Tesoriere</span></p> <p style="text-align: justify"> <br /> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif"><strong>Soci fondatori</strong>: Luigi Marco Bassani, Chiara Maria Battistoni, Giancarlo Pagliarini, Alessandro Vitale<br /> <strong>Soci onorari</strong>: Francesco Tabladini, Carlo Stagnaro, Carlo Lottieri&nbsp;</span></p> <p> &nbsp;</p> <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: times new roman, times, serif"><img alt="" src="images/foto fondaz associaz per la rif federale.bmp" style="border-bottom: 1px solid; border-left: 1px solid; margin: 5px; width: 300px; float: left; height: 225px; border-top: 1px solid; border-right: 1px solid" /></span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif">Il 21 Novembre 2008 a Milano nello studio del notaio Brienza abbiamo costituito <strong>l&rsquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale. </strong>Questa &egrave; una libera sintesi dell&rsquo;<a href="images/allegato 2 atto costitutivo .pdf">atto costitutivo</a>.</span></p> <p style="text-align: justify"> &nbsp;</p> <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif"><strong>Premessa </strong><br /> I soci fondatori della <strong>&ldquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&rdquo;</strong> ritengono che il nostro Paese potr&agrave; uscire dalle difficolt&agrave; che lo attanagliano soltanto se far&agrave; un salto di qualit&agrave;, adottando una vera Costituzione federale.</span></p> <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif">Questa riforma, che non ha nulla a che vedere con la legge delega per il recepimento dell&rsquo;articolo 119 della Costituzione (delega utile e ben fatta, ma che malgrado il nome di &ldquo;federalismo fiscale&rdquo; non ha assolutamente nulla a che vedere con il federalismo) &egrave; necessaria e urgente perch&eacute; la Repubblica italiana &egrave; sull&rsquo;orlo del tracollo.<br /> <br /> &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Nel 1992 per poter pagare gli stipendi dei suoi dipendenti e trasferire all&rsquo;INPS le risorse necessarie per pagare le pensioni, lo Stato ha dovuto prelevare soldi dai conti correnti dei cittadini. Dal 1992 a oggi non sono state fatte le necessarie riforme, salvo qualche insufficiente aggiustamento sulle pensioni. I costi, come sempre, sono stati posti a carico dei giovani e delle generazioni future.<br /> <br /> Adesso la situazione &egrave; molto peggiore del 1992. L&rsquo;indice di povert&agrave; delle famiglie italiane continua a peggiorare e gli italiani sono sempre pi&ugrave; poveri e meno competitivi.<br /> Eppure le caratteristiche intellettuali e culturali delle persone che risiedono nei confini della Repubblica non sono significativamente diverse da quelle dei nostri concittadini europei. Cultura e intelligenza non ci condannerebbero di certo: il nostro dramma &egrave; che il paese &egrave; organizzato male ed &egrave; ormai avvitato in un sistema di &quot;irresponsabilit&agrave; istituzionalizzata&quot;.<br /> <br /> Senza una vera riforma federale la Repubblica italiana &egrave; destinata &quot;a colare a picco&quot;, <strong>preda dello squilibrio sempre pi&ugrave; grave fra rendite politiche e rendite di mercato</strong>. E a rimanere alla periferia della storia e anche del semplice progresso civile. Kenichi Ohmae nel libro del 1994 La fine dello Stato-nazione affermava: &quot;I governi nazionali tendono tuttora a considerare le differenze tra regione e regione in termini di tasso o modello di crescita come problemi destabilizzanti che occorre risolvere, anzich&eacute; come opportunit&agrave; da sfruttare. Non si preoccupano di come fare per aiutare le aree pi&ugrave; fiorenti a progredire ulteriormente, bens&igrave; pensano a come spillarne denaro per finanziare il minimo civile.<br /> <br /> Si domandano se le politiche che hanno adottato siano le pi&ugrave; adatte per controllare aggregazioni di attivit&agrave; economiche che seguono percorsi di crescita profondamente diversi. E si preoccupano di proteggere quelle attivit&agrave; contro gli effetti &quot;deformanti&quot; prodotti dalla circolazione di informazioni, capitali e competenze al di l&agrave; dei confini nazionali. In realt&agrave; non sono queste le cose di cui ci si deve preoccupare. Concentrarsi unicamente su questi aspetti significa mirare soprattutto al mantenimento del controllo centrale, anche a costo di far colare a picco l&rsquo;intero paese, anzich&eacute; adoperarsi per permettere alle singole regioni di svilupparsi e, cos&igrave; facendo, di fornire l&rsquo;energia, lo stimolo e il sostegno per coinvolgere anche le altre zone nel processo di crescita.&quot;<br /> <br /> La differenza, dunque, non &egrave; tra destra e sinistra ma tra statalisti e liberisti, <strong>tra centralisti e autentici federalisti</strong>: i danni generati negli ultimi tempi dai governi &quot;statalisti&quot; di destra e di sinistra sono sotto gli occhi di tutti.<br /> <br /> Sostituire periodicamente un governo centralista, statalista e di sinistra con la sua fotocopia centralista , statalista ma di destra &egrave; semplicemente inutile: per salvare la Repubblica italiana occorre una profonda riorganizzazione federale del paese. E&rsquo; necessaria una nuova Costituzione con la quale la Repubblica italiana diventi la Repubblica federale italiana.<br /> <br /> Ci&ograve; comporta il trasferimento sostanziale di sovranit&agrave; dallo Stato centrale verso le entit&agrave; federate. Questo trasferimento non deve avvenire su basi funzionali ma deve consistere in un vero e proprio frazionamento di sovranit&agrave;, attuando un&rsquo;autentica divisione del potere. In questi anni invece assistiamo a un mero &ldquo;decentramento&rdquo; che non divide affatto la sovranit&agrave;. Si limita ad &ldquo;alleggerirla&rdquo; in alcune sue funzioni amministrative e finanziarie., ma mantiene un&#39;unica , illogica, inefficiente e irrazionale fonte di potere centrale che rende ogni giorno meno competitivo il paese e ne prolunga l&rsquo;agonia.<br /> <br /> Il paese invece ha bisogno di competizione. Competizione istituzionale e competizione economica. Serve la competizione delle idee, da cui dipende la nascita di soluzioni (anche politiche) innovative.<br /> <br /> La Costituzione del 1948 deve essere radicalmente riscritta, senza pudori e senza alcun riguardo per i santini, le icone e i sepolcri imbiancati: non esiste nessuna parte della Costituzione che debba essere considerata &ldquo;intoccabile&rdquo; ed eterna. Come ricordava spesso <strong>Thomas Jefferson: le mani dei morti non possono tracciare il cammino dei vivi</strong>. La nostra Costituzione altro non &egrave; che il documento di compromesso di un&rsquo;area periferica del pianeta segnata dalla linea di demarcazione della Guerra Fredda e non avrebbe dovuto sopravvivere un secondo al crollo del muro di Berlino. Perch&eacute; sono cambiati lo scenario e le esigenze. Perch&eacute; &egrave; morta la cultura politica del cattolicesimo popolare e quella marxista, sul cui incontro si basa la Carta del 1948.<br /> <br /> La &ldquo;Repubblica italiana&rdquo; deve diventare la &quot;Repubblica Federale italiana&quot;; come ricordava Gianfranco Miglio, l&rsquo;essenza di una costituzione federale non sta tanto nel numero di funzioni spostate nella &ldquo;periferia&rdquo;, quanto nella capacit&agrave; delle unit&agrave; territoriali (sovrane a tutti gli effetti sul proprio territorio, con competenze irrevocabili) di &ldquo;resistere alla naturale tendenza espansiva del potere centrale&quot;. Al potere si resiste solo con il potere: le Regioni federate dovranno essere dotate dei pi&ugrave; sofisticati strumenti costituzionali per opporsi validamente alle lusinghe o alle minacce di Roma&rdquo;.<br /> <br /> Questo significa un respiro meno provinciale, una societ&agrave; pi&ugrave; aperta. Pi&ugrave; responsabilit&agrave;, pi&ugrave; efficienza, pi&ugrave; concretezza e pi&ugrave; competitivit&agrave;. Perch&eacute;, sia detto con grande franchezza,<strong>il federalismo &egrave; l&rsquo;organizzazione razionale di una societ&agrave; che ha non solo fatto la pace con l&rsquo;economia di mercato, ma ha anche adottato una logica competitiva e concorrenziale</strong>.<br /> <br /> Pi&ugrave; &quot;accountability&quot;, vuol dire pi&ugrave; trasparenza (anche contabile), il che equivale a sapere sempre &ldquo;quanto costa e chi lo paga&rdquo;. I conti chiari porteranno anche alla fine delle ideologie, le maschere attraverso le quali si formano le &quot;caste&quot; di politici e burocrati.<br /> <br /> E soprattutto meno intermediazione dello Stato e meno liti tra gli &quot;addetti ai lavori&rdquo; della politica . Il guaio &egrave; che per troppi &quot;addetti ai lavori&quot; &egrave; pi&ugrave; importante gestire il potere che servire i cittadini. Questo &egrave;, in parte, frutto del sistema, che incentiva la discussione infinita anzich&eacute; l&rsquo;assunzione di responsabilit&agrave;.<br /> <br /> I capisaldi sui quali, a giudizio dei soci fondatori della &quot;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&quot;, si dovr&agrave; costruire il contratto federale della Repubblica federale italiana sono esposti qui di seguito. Il riferimento allo &ldquo;<strong>Stato</strong>&rdquo; &egrave; utilizzato per rendere pi&ugrave; chiari i cambiamenti. Naturalmente quando l&rsquo;Italia sar&agrave; una Repubblica federale lo Stato italiano sar&agrave; sostituito dalla <strong>Federazione</strong> italiana. <strong>Giacch&eacute; uno Stato non potr&agrave; mai essere federale</strong>.<br /> <br /> <strong><u>Primo.</u> Ridurre il peso della &quot;intermediazione&quot; statale</strong>. Le Regioni e gli enti locali non dovranno aspettare in ginocchio di ricevere trasferimenti ed elemosine dallo Stato (dalla Federazione). I soldi delle tasse, infatti, non saranno pi&ugrave; dello Stato, come dichiarano oggi gli statalisti, sia di destra che di sinistra quando affermano che &quot;le tasse non sono a dimensione regionale ma nazionale&quot;. Dovr&agrave; essere vero il contrario: lo Stato (la Federazione) dovr&agrave; operare come fornitore di servizi ai cittadini. I soldi delle tasse saranno del territorio che ne trasferir&agrave; una parte allo Stato (alla Federazione) per comperarne i servizi: esercito, presidenza della Repubblica federale, Parlamento eccetera. I cittadini, a differenza di oggi, saranno pi&ugrave; rispettati e diventeranno pi&ugrave; consapevoli. Quando pagheranno per i servizi che ricevono dallo Stato (dalla Federazione) si chiederanno immediatamente se questi servizi ci sono e se valgono i soldi che stanno pagando. Cos&igrave; capiranno meglio, perch&eacute; lo toccheranno con mano, se effettivamente stanno &ldquo;comperando&rdquo; servizi dallo Stato (dalla Federazione) oppure se con quei soldi stanno invece mantenendo le &ldquo;caste&rdquo; dei politici, dei burocrati, di quelli che non vogliono le liberalizzazioni e dei tanti altri mantenuti dalla collettivit&agrave;. Inoltre l&rsquo;estensione dei servizi resi direttamente dallo Stato (dalla Federazione) sar&agrave; drasticamente ridotta, in quanto oggi il settore pubblico fornisce un&rsquo;infinit&agrave; di servizi che potrebbero essere offerti, con una qualit&agrave; superiore e a un costo inferiore, dal mercato.<br /> <br /> <strong><u>Secondo</u>. Come tutti i fornitori anche lo Stato (la Federazione) , salvo pochissime attivit&agrave;, non potr&agrave; agire in regime di monopolio.</strong> Infatti senza concorrenza i suoi servizi (istruzione o sistema pensionistico, per esempio) non potranno che continuare a essere non sempre di buona qualit&agrave; e insostenibilmente costosi. Con la riforma che proponiamo alcuni poteri, responsabilit&agrave; e risorse finanziarie non saranno pi&ugrave;, come oggi, di uno dei componenti della Repubblica (lo Stato), ma saranno di altri componenti (le Regioni e i Comuni). L&rsquo;organizzazione della Repubblica sar&agrave; modificata e resa pi&ugrave; responsabile e pi&ugrave; efficiente. Alle tante &ldquo;caste&rdquo; del Paese questa proposta non va bene perch&eacute; da sempre utilizzano lo Stato per gestire il potere. Questa proposta modifica la mappa del potere: lo toglie alle &ldquo;caste&rdquo; dei politici e dei burocrati e lo trasferisce pi&ugrave; vicino ai cittadini. La ricetta che i fondatori della &ldquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&rdquo; propongono &egrave;, in breve: pi&ugrave; concorrenza nei servizi pubblici; meno Stato nei mercati concorrenziali.<br /> <br /> <strong><u>Terzo</u>: la regola della parit&agrave;</strong>. Lo Stato (la Federazione), le Regioni e i Comuni dovranno avere identica dignit&agrave;. Sar&agrave; necessario identificare i compiti legislativi (la identificazione dei grandi principi) e i pochi compiti operativi (per esempio l&rsquo;esercito) dello Stato (della Federazione) . Tutte le altre leggi e tutti gli altri compiti operativi dovranno essere responsabilit&agrave; delle singole Regioni in concorrenza tra di loro.<br /> <br /> <strong><u>Quarto</u>. La competizione.</strong> Questo &egrave; il cuore della riforma: con questo principio si genera responsabilit&agrave; ed efficienza. Abbiamo scritto che &ldquo;tutte le altre leggi e tutti gli altri compiti operativi dovranno essere responsabilit&agrave; delle singole Regioni in concorrenza tra di loro.&rdquo; Questo riguarder&agrave; tutte le leggi di attuazione dei grandi principi presenti nella Costituzione e via via indicati dalle leggi dello Stato (della Federazione) . E riguarder&agrave; anche le tasse. Con le tasse nazionali si pagheranno i servizi dello Stato (della Federazione) e si metteranno risorse in un piatto comune per finanziare interventi finalizzati a ridurre la dipendenza di tutte le Regioni dal centro. Mai l&rsquo;assistenzialismo. Tutte le altre tasse saranno stabilite e gestite dalle Regioni in concorrenza tra di loro. Questo &egrave; il principio della concorrenza fiscale tra le Regioni. Nelle Regioni dove si decider&agrave; di dare direttamente tanti servizi ai residenti (cittadini, imprese, associazioni ecc) la pressione fiscale sar&agrave; ovviamente superiore alla pressione delle Regioni dove gli amministratori opereranno in modo pi&ugrave; oculato, oppure decideranno di dare meno servizi, oppure sapranno coinvolgere in modo pi&ugrave; intelligente ed economico di altre regioni i privati. Ferma restando la tutela dei diritti civili e sociali di tutti i cittadini, che non dovranno per&ograve; essere finanziati col debito pubblico e fatti pagare alle generazioni future, come &egrave; stato fatto finora. Dovr&agrave; essere pubblicata la classifica della &ldquo;pressione fiscale&rdquo; nelle Regioni. <strong>Non sar&agrave; &quot;caos&quot; ma sar&agrave; gara a chi amministra meglio</strong>, a chi sapr&agrave; applicare nel modo pi&ugrave; efficace il principio di sussidiariet&agrave;, a chi riuscir&agrave; meglio a delegare, responsabilizzare e controllare. <strong>Sar&agrave; gara a dove la qualit&agrave; della vita &egrave; migliore, a dove si attirano pi&ugrave; investimenti e a dove c&#39;&egrave; pi&ugrave; sicurezza e meno ladri a piede libero</strong>. Inoltre, a differenza di quanto afferma la Costituzione attuale, dovr&agrave; essere consentito anche il ricorso allo strumento referendario (senza quorum) su decisioni di bilancio (prelievo e spesa), con effetto vincolante, per riportare al centro delle scelte il cittadino sovrano.<br /> <br /> <strong><u>Quinto</u>. Responsabilit&agrave;.</strong> Quello che abbiamo descritto modificher&agrave; l&rsquo;assetto della Repubblica e canceller&agrave; finalmente il principio della &ldquo;irresponsabilit&agrave; istituzionalizzata&rdquo; che ha caratterizzato per troppi anni la nostra vita pubblica, facendoci rotolare agli ultimi posti di tutti i pi&ugrave; importanti confronti internazionali, dall&rsquo;indice di libert&agrave; economiche della Heritage Foundation alla classifica di competitivit&agrave; del World Economic Forum. Non &egrave; mai colpa di nessuno e chi sbaglia non paga mai. <strong>Ecco perch&eacute; non basta cambiare governi e membri del Parlamento: &egrave; necessaria una diversa organizzazione del paese.</strong><br /> <br /> <strong><u>Sesto</u>. Perequazione</strong>. La perequazione non si dovr&agrave; trasformare nella tomba dell&rsquo;efficienza, dell&rsquo;innovazione e della libera impresa. Ci sar&agrave; una tassa nazionale destinata a finanziare i fondi di perequazione che funzioneranno con forme di collaborazione verticale (con il centro) e orizzontale (tra le Regioni). Per la perequazione verticale dovr&agrave; essere individuato un indice per il rilevamento dei potenziali finanziari di risorse e imposte a livello regionale che consentir&agrave; di classificare le Regioni in forti e deboli. <strong>I calcoli saranno sempre effettuati sulla base del &ldquo;potere d&rsquo;acquisto&rdquo;</strong> e saranno aggiustati con le stime dell&rsquo; evasione fiscale. Le Regioni deboli riceveranno dalle Regioni forti mezzi finanziari a destinazione non vincolata, in modo da garantire la piena sovranit&agrave; regionale sulle spese e gli investimenti, realizzando cos&igrave; la perequazione orizzontale delle risorse; altrettanto far&agrave; lo Stato (la Federazione), realizzando in questo modo la perequazione verticale delle risorse. Cos&igrave; facendo saranno rispettate sia la sovranit&agrave; regionale (principio fondamentale del federalismo) che la concorrenza fiscale tra le Regioni. Infine la compensazione degli oneri da parte dello Stato (da parte della Federazione) permetter&agrave; di indennizzare gli oneri strutturali cui le Regioni (tanto quelle forti che quelle deboli) devono far fronte e su cui non possono influire (come le condizioni orografiche o particolari condizioni demografiche).<br /> <br /> <strong><u>Settimo</u>. Trasparenza.</strong> E&rsquo; un punto cruciale, un altro tratto saliente del federalismo. E&rsquo; fondamentale che i cittadini siano informati, consapevoli e convinti. La trasparenza dovr&agrave; essere uno dei principi cardini della nuova costituzione federale.<br /> <br /> Sette punti, per una profonda rivoluzione del Paese che finalmente trasformi le diversit&agrave; del nostro territorio in uno straordinario vantaggio competitivo nel mondo globalizzato: perch&eacute; questo progetto si trasformi in una scelta culturale e successivamente in una pi&ugrave; consapevole scelta politica abbiamo costituito la &ldquo;Associazione Giancarlo Pagliarini per la riforma federale&rdquo;. Poich&eacute; la riforma federale non &egrave; n&eacute; di destra, n&eacute; di sinistra, i soci fondatori hanno dichiarato che nessuno di essi, all&rsquo;atto della costituzione dell&rsquo;associazione, risulta iscritto ad alcun partito (Articolo 6 dello Statuto). E, tuttavia, come diceva spesso Gianfranco Miglio: &ldquo;<strong>farei un patto anche col diavolo pur di ottenere un assetto federale di governo&rdquo;</strong>.<br /> <br /> L&#39;associazione non ha limiti di tempo e si scioglier&agrave; quando la Repubblica italiana si trasformer&agrave; in una Repubblica Federale<br /> <br /> A livello accademico, divulgativo e politico l&rsquo;Associazione tratter&agrave; i temi delle riforme finalizzate alle realizzazione della Repubblica Federale italiana e dell&rsquo;Europa dei popoli e di conseguenza i temi, strettamente connessi, della globalizzazione, del mercato, della societ&agrave; aperta e dei diritti individuali.<br /> <br /> Si attiver&agrave; per la costituzione di comitati e gruppi di lavoro che agiranno secondo specifici settori di competenza, svolgendo anche opera di sensibilizzazione dei pubblici poteri. Istituir&agrave; borse di studio per finanziare ricerche. Potr&agrave; decidere di federarsi con altre associazioni ed anche con uno o pi&ugrave; partiti politici che condividano gli obiettivi e lo schema descritto nella premessa.<br /> <br /> Per il primo triennio, il Consiglio Direttivo ha eletto:</span></p> <p style="text-align: justify"> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif">- ALESSANDRO VITALE, Presidente;<br /> - LUIGI MARCO BASSANI, Vice Presidente;<br /> - GIANCARLO PAGLIARINI, Segretario;<br /> - CHIARA MARIA BATTISTONI, Tesoriere</span></p> <p style="text-align: justify"> <br /> <span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif"><strong>Soci fondatori</strong>: Luigi Marco Bassani, Chiara Maria Battistoni, Giancarlo Pagliarini, Alessandro Vitale<br /> <strong>Soci onorari</strong>: Francesco Tabladini, Carlo Stagnaro, Carlo Lottieri&nbsp;</span></p> <p> &nbsp;</p>