Come gli schiavi della Amistad

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PUBBLICATO su LaPadania - 10/03/1998

E’ appena stato pubblicato  l’ultimo  Bollettino  Economico della Banca d’Italia. E’ il numero 30, ed é  datato  febbraio 1998. A pagina 41 c’é il capitolo intitolato “la finanza pubblica”. Il primo paragrafo , che riguarda i risultati del 1997,  comincia con toni trionfali : “I conti pubblici dell’Italia hanno registrato nel 1997 un netto progresso ecc. ecc.” Sempre a pagina 41 c’é un prospetto intitolato “indebitamento netto e debito delle Amministrazioni Pubbliche” .

Nel prospetto sono indicati alcuni numeri-chiave della finanza pubblica.  Il primo riguarda Maastricht e si chiama “indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni”. L’indebitamento, che non é altro che la differenza tra i soldi entrati e quelli usciti, é sceso dai 136.377 miliardi del 1995  ai 52.220 miliardi del 1997 . 52.220 miliardi rappresentano il  2,7% del PIL. Vittoria! Missione compiuta!  Il trattato di Maastricht é rispettato e l’Italia entra a vele spiegate nell’unione monetaria.

Però, a me é venuto un dubbio, e sono andato a cercare  il Bollettino Economico della Banca d’Italia del mese di Febbraio dell’anno scorso. E’ stata dura, ma l’ho trovato. E’ il numero 28. Anche l’anno scorso c’erano sia il capitolo intitolato “la finanza pubblica” sia il  prospetto contabile con le cifre più significative dei conti pubblici.

Confrontiamo i due prospetti. Quello pubblicato nel Febbraio 1997 e quello pubblicato pochi giorni fa. Guardiamo la cifra dell’indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni dell’anno  1995. Un anno fa, nel Bollettino pubblicato nel  Febbraio  1997, era di 123.458 miliardi. E’ passato  un anno, e  l’indebitamento  del 1995, per miracolo é cambiato . E’ aumentato  di 12.919 miliardi ed é salito  a  136.377.

Come é possibile? Già, tecnicamente “non é possibile”. E’  successo che per contabilizzare delle spese sostenute nel 1997 a Roma hanno fatto tre cose. 1) Hanno preso l’anno 1995. 2)  Lo hanno fatto resuscitare, dato che  ormai era chiuso, approvato, morto e sepolto. E poi, 3) i maghi della finanza romana dopo averlo fatto resuscitare  gli hanno imputato delle spese sostenute nel 1997, dicendo che erano di competenza del 1995.

Peccato che una infinità di ricavi di competenza del 1998 (pensate agli anticipi delle tasse) sono stati  contabilizzati  nel 1997. E che una infinità di spese di competenza del 1997 sono state rinviate al 1998 (pensate ai trasferimenti che la Tesoreria della Stato centrale non ha mandato  a Comuni, Province e Regioni).

Naturalmente é tutto formalmente regolare, perché l’operazione é stata fatta con la benedizione di Eurostat. Ci mancherebbe altro.

 Resta il fatto che queste spese non sono mai state contabilizzate tra le spese.  Nel  1995 non sono state contabilizzate perché sono state sostenute due anni dopo, e siccome  lo Stato italiano il bilancio lo fa “per cassa”,  nel bilancio non registra i debiti. Nel  1997 non sono state contabilizzate  perché quando le hanno sostenute  a Roma hanno detto che erano di competenza del 1995 . Facendo così é stata  aumentata  la perdita del 1995, ma “chi se ne frega” : tanto i morti non possono protestare, e i mercati finanziari il 1995 non lo guardano più. Sono interessati al 1997 e alle stime del 1998,  e “hanno bisogno” che i risultati del 1997 siano buoni.

Se queste spese fossero state contabilizzate come costi del 1997 il deficit naturalmente sarebbe superiore al massimo consentito dal trattato di Maastricht.

Ma pensa un po' cosa  si deve fare per compare, per soddisfare i mercati finanziari   e per rispettare questi benedetti parametri del trattato di Maastricht.

Ma questa é acqua passata . Mai perdere troppo  tempo per  i fatti di ieri. Quello che é stato é stato : il passato  non lo possiamo cambiare. Il futuro invece possiamo costruirlo , e dalla storia recente e lontana dobbiamo sempre  imparare per capire meglio cosa succederà domani e cosa  dobbiamo fare per vivere in un mondo con più amore, meno egoismo, meno sfruttamento e meno imbroglioni.

E allora pensiamo al futuro e andiamo a guardare un altro documento che é appena uscito dai palazzi del potere romano. E’ un documento che Ciampi ha presentato al Parlamento di Roma il 6 di Marzo, con un titolo lungo come un treno  : “relazione sulla stima del fabbisogno di cassa del settore pubblico per l’anno 1998 e situazione di cassa al 31 dicembre 1997”.

C’é il dettaglio di tutte le spese dello Stato italiano, dalla ricostruzione per i terremoti di 18 anni fa al Giubileo, passando dalle metropolitane di Napoli, Roma e Palermo ,  dal  fondo per lo sviluppo della Regione Calabria, dalle spese per Roma Capitale, dagli interventi nelle aree depresse, dagli sgravi contributivi a favore delle imprese operanti nel Mezzogiorno, dai contributi straordinari ai comuni di Palermo e Napoli, e ancora, e ancora, e ancora . 

Ne pubblicheremo presto delle parti intere, perché sono veramente istruttive, e vi assicuro che non é facile leggere queste cose senza pensare alle code sulle strade del Veneto , ai morti dell’autostrada da Torino a Savona, all’isolamento di  Cuneo,  ai pendolari di Bergamo , al caos della giustizia e della scuola italiana, ai negozi che devono chiudere,  a tante altre cose   e soprattutto alle pensioni di tanti nostri anziani. E’ difficile leggere queste cose e vivere in questa situazione  senza sentirsi come  gli schiavi della nave “Amistad”.

Ma oggi voglio commentare un’altra parte della relazione del 6 Marzo. Voglio parlare delle tasse che noi Padani dovremo mandare a Roma nel 1998. Tutti, da Prodi a Fini e d’Alema, ammettono che la pressione fiscale é eccessiva e che “piano piano” dovrà essere  ridotta, a cominciare dal 1998. Bene, nel librone del 6 Marzo,  a pagina 16, c’é una tabella con le stime delle imposte dirette ed indirette  che Roma incasserà nel 1998. La tabella é stata elaborata  con il modello di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato italiano . I dati del 1998 sono confrontati con i tre anni precedenti. A Roma prevedono che le imposte dirette ed indirette del 1998  saranno superiori a quelle del 1997 per oltre 60 mila miliardi. Una cifra mostruosa. Questo é l’effetto dell’IRAP . Sappiamo bene che  dentro a questa cifra adesso  ci sono i contributi sanitari, che fino al 1997 non erano classificati tra le entrate tributarie : ma sappiamo anche molto bene che col nuovo redditometro questi contributi saranno utilizzati per tutto fuorché per la sanità dei popoli della Padania.  Quando gli fai notare che la pressione tributaria aumenta  ti dicono “per forza lo Stato incassa più tasse : il PIL aumenta, e a parità di pressione fiscale  aumentano anche le tasse.”

Ma i numeri non imbrogliano mai.  A  Roma prevedono che nel 1998  il PIL aumenterà del 4,5% . Ma prevedono anche che nel 1998 le imposte dirette ed indirette   complessivamente aumenteranno dell’ 11% , IRAP e contributi sanitari inclusi.  Tra queste due cifre c’é una bella differenza. E’ come dire che a un impiegato gli  dai un aumento di 45 lire, e poi gli aumenti le tasse di 110 lire. Se si lamenta delle 110 lire di nuove tasse, prova a dirgli che dopotutto ha avuto un aumento di 45 lire. Se dice “ah, va bene, scusa, non ci avevo pensato” vuol dire che gli sta  bene così , e che continuerà  a votare Romapolo o Romaulivo.

Giancarlo Pagliarini