Lettera di Pagliarini al Direttore de "LaPadania": serve concorrenza

  • Stampa

Dicemb 2005

Ciao Diretur

il tuo collega Federico Rampini ha appena pubblicato un libretto molto interessante. Titolo: “Capitalismo opaco”. Editore Laterza. Prezzo 10 Euro. Tra le altre cose cita il rapporto annuale di Mediobanca dal quale risulta che nel 2004 le grandi imprese italiane hanno fatto profitti strepitosi. Qualcosa come 28 miliardi di Euro. Un record assoluto. Uno legge questa notizia e si domanda “Ma come è possibile che i conti della Stato vadano male, che in giro si sente di tante imprese che chiudono e di tanta gente che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, e intanto le imprese di grandi e medie dimensioni fanno gli utili più alti della loro storia”.

Rampini scopre la chiave del mistero e scrive:  “I due terzi dei profitti li fanno i settori del petrolio, gas, energia elettrica, televisione, autostrade e ristorazione autostradale, telefonia fissa, Eni, Enel, Telecom, Autostrade, Autogrill, Mediaset: sono attività dove c’è poca concorrenza, o addirittura sopravvivono dei monopoli. Sono imprese-sanguisuga, che succhiano potere d’acquisto ai consumatori, sovraccaricano i costi di produzione del sistema, ci rendono meno competitivi e rappresentano una zavorra per la crescita.” In effetti utili così significativi si possono realizzare solo in presenza di sistemi protetti dalla concorrenza.

Nel suo elenco Rampini ha dimenticato le banche: anche loro nel 2004 hanno fatto utili straordinari, perché anche loro in Italia sono al riparo dalla concorrenza, con la scusa della “difesa dell’italianità”, che correttamente Guido Tabellini sul Sole 24 Ore definisce una “favola per gonzi”. Se una impresa italiana paga 100 per i classici servizi bancari, il costo sostenuto dai suoi concorrenti francesi , spagnoli e tedeschi per comperare sostanzialmente gli stessi  servizi  è 50, negli Stati Uniti 85, in Inghilterra 27,  in Olanda addirittura 15 eccetera. Ecco perché ero e resto convinto di questa equazione: aiutare le banche italiane evitando di esporle alla concorrenza internazionale significa condannare gli imprenditori a pagare per i servizi bancari come minimo il doppio dei loro concorrenti.   E questo vale anche per risparmiatori e per i normali cittadini. 

La leggenda che porterebbero “altrove” i risparmi raccolti non mi convince assolutamente perché sappiamo bene che a tutte le ore del giorno e della notte ci sono milioni di miliardi di euro che girano per il mondo alla ricerca di imprenditori validi e di sistemi - paese che non penalizzino gli investimenti: se non vengono nel nostro paese e se molti nostri imprenditori scappano all’estero la colpa non è del destino baro e crudele ma è tutta nostra: della nostra pressione fiscale, delle nostre strade, ferrovie, mafie, burocrazie, sindacati, giustizia lumaca, e ordini professionali. Delle nostre istituzioni e della nostra politica!

Dunque, dovendo scegliere tra banche che fanno cartello e grandi imprese-sanguisuga da una parte e artigiani, aziende e risparmiatori dall’altra, mi sembra che la Lega non dovrebbe avere nessun dubbio.  I nostri imprenditori devono già sopportare il peso della pressione fiscale e contributiva più alta dell’UE, il costo dell’energia supera di più del 30%  quello dei loro concorrenti europei, i servizi e le strade sono ormai da terzo mondo, e anche il costo dei servizi che ricevono dalle banche sono il doppio  di quelli che sostengono i loro concorrenti (“solo” il doppio quando va bene, perché nel caso dell’Inghilterra sono più del  triplo). Dice Guido Rossi, intervistato da Rampini: “Appena scende il livello di protezione – come avvenne alla Fiat quando furono abbattute le barriere alle importazioni di auto straniere - le nostre aziende vanno in crisi. Non so quanto resisterebbero l’Eni e l’Enel in una vera concorrenza. Naturalmente le rendite dei monopoli finanziano il bilancio dello Stato e questo restituisce il favore difendendo le barriere monopoliste.”

Qualche mese fa, a Montecitorio abbiamo votata la legge sul risparmio. Nella circostanza ho votato in dissenso dal gruppo perché ero e sono decisamente contro il mandato a vita a Fazio e ritenevo (e ritengo) corretto togliere la responsabilità della concorrenza alla banca d’Italia. Una lettera (2 Marzo 05) che nella circostanza avevo consegnato ai colleghi deputati finiva con queste parole:  “Non è un problema di “scalate”, oppure di banche italiane o di banche “straniere” (tra virgolette perché, cosa volete, io ho qualche difficoltà a considerare “stranieri” i catalani,  gli abitanti della Baviera o quelli dell’Essex) : il problema si chiama mancanza di concorrenza.  Certo, mi rendo perfettamente conto che togliere le responsabilità dell’antitrust alla Banca d’Italia e prevedere che la durata della carica del Governatore, a differenza del Papa, non sia a vita, non risolve il problema. Ma sarebbe comunque un segnale incoraggiante. Un segnale di voler almeno cominciare a cambiare qualcosa. Questa situazione si risolverà solo con più concorrenza. Spero siate d’accordo  e vi chiedo, se siete d’accordo, di ricordarlo in ogni circostanza.”

Adesso (finalmente!) sembra che la maggioranza faccia marcia indietro e torni sulle posizioni che il bravo collega onorevole Sergio Rossi era riuscito a fare passare in sesta Commissione: no al mandato a vita al Governatore e no alla responsabilità della concorrenza alla Banca d’Italia. Erano decisioni ragionevoli che uno sciagurato voto dell’aula per incomprensibili “ordini venuti dall’alto” aveva cancellato facendo approvare alla maggioranza un paio di emendamenti depositati da FI. Ma non facciamoci illusioni: prevedere il mandato a tempo per il Governatore, più collegialità per le decisioni della Banca d’Italia e la responsabiità della concorrenza all’antitrust è giusto, è necessario, ma non è assolutamente sufficiente: quello che serve al paese è una grossissima iniezione di “cultura” della concorrenza, a tutti i livelli. E non mi stancherò mai di ripetere che il “punto forte”del Federalismo (quello vero, quello senza nessun aggettivo attaccato) è che inserisce la concorrenza anche nella politica, generando responsabilità e efficienza.

Per finire, vedo un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera di Venerdì 16 Dicembre intitolato “Il Governatore via da Gennaio” che cita la Lega come “L’unico partito che aveva sempre difeso Fazio, e ancora non l’aveva mollato”. Il Corriere avrebbe potuto essere più preciso. La frase giusta doveva essere “L’unico partito che aveva sempre difeso Fazio, anche se non con la consueta compattezza…”  Per la telefonata delle ore 00.12 del 12 Luglio Fazio adesso è inquisito per il reato di insider trading. Non poteva essere diversamente. Ma, voglio ripeterlo, per me, quella telefonata non è (solo) un reato. E’ molto peggio. E’ uno sconcio! Io spero che finalmente il Parlamento si decida a dire “Dottor Fazio, grazie, può bastare così!”

Giancarlo Pagliarini