Le nostre pensioni non sono dello Stato

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Da "L'Indipendente" - 23 Ottobre 2004

PRENDIAMO IL CASO MIO. La prima marchetta la versai a 16 anni (apprendista cromatore), poi il periodo delle scorribande e degli studi, 10 anni più o meno come redattore di case editrici e, dal 1985 a oggi giornalista. Lasciando perdere l’apprendista cromatore, di cui non mi rimarrà nient’altro che un callo duro sull’indice destro, fanno 32 o 33 anni. Se non rincoglionisco prima, nel mio caso lavorerò ancora vent’anni. Sono 52 anni di contributi. Saranno centinaia i milioni che lo Stato mi ha succhiato per la mia vecchiaia serena. E ho appreso proprio oggi che l’Inpgi, la cassa dei giornalisti, prevede di crollare tra 13 anni, mentre tutti danno già per certo – nonostante le ultime, future riforme – che alla fine di tutto mi verrà dato niente o una miseria. È chiaramente una truffa, un furto fatto consapevolmente dallo Stato ai danni miei e di decine di milioni di altri italiani. Mentre se mettevo su un conto corrente i miei contributi, avrei avuto da campare bene. 

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